Sembra sempre più probabile che i cosiddetti “Picasso della collezione Le Guennec” siano stati rubati. Le opere sono 271. Lunedì 7 novembre 2016 Pierre Le Guennec ha dichiarato alla corte d’appello francese di aver mentito su come è venuto in possesso delle centinaia di opere su carta di Picasso. L’elettricista in pensione, assunto da Picasso nel 1970, inizialmente ha sostenuto che la moglie di Picasso – allora Jacqueline – gli avesse regalato una scatola piena di opere del marito nel 1971 o 1972.
Le Guennec ora afferma invece che dopo la morte dell’artista, nel 1973, Jacqueline gli ha lasciato due sacchi pieni di disegni di Picasso e un’opera come ringraziamento per il lavoro svolto. Questa nuova versione segna l’ultimo sviluppo di una lunga disputa circa la provenienza di questa opere, una battaglia legale definita quasi ”surreale”.
La scoperta
Tutto è iniziato nel settembre 2010, quando Le Guennec e sua moglie sono arrivati agli uffici parigini dell’amministrazione di Picasso, con una valigia piena di 175 opere tra cui schizzi, disegni, dipinti e litografie. Inizialmente si credeva che queste opere fossero false, successivamente si scoprì che le opere portavano un sistema di numerazione noto solo all’artista. Tra queste opere c’erano anche diversi college cubisti ritenuti rari e dati per dispersi quando si era allagato lo studio di Picasso.
Il figlio di Picasso, Claude, ha contattato l’avvocato di famiglia che sporto denuncia. Tre settimane più tardi la polizia ha fatto irruzione nella casa della coppia confiscando ulteriori opere tra cui 180 singoli pezzi e 91 disegni contenuti in un notebook. Il valore della ”collezione Le Guennec” è stimato ufficiosamente 60 milioni di euro.
Il caso
Alla fine i pubblici ministeri hanno accusato la coppia di aver rubato i beni e nel febbraio 2015 Le Guennec è andato sotto processo. L’elettricista sostiene che Picasso, avendo aveva una assoluta fiducia in lui, probabilmente perchè lo riteneva discreto.
Gli eredi di Picasso hanno espresso seri dubbi sul racconto e sulle parole dell’elettricista, e pur essendo l’artista incline a doni e regali, li firmava sempre con una dedica per dar loro la possibilità di essere poi venduti. La figlia dell’artista, Maya Picasso, afferma ”Mio padre ha dato via, ma mai una tale quantità incredibile”.
A complicare la situazione è la scoperta che Le Guennec è collegato all’autista di Picasso, Maurice Bresnu per legami familiari e per tentativi di vedere delle opere di Picasso in aste poi annullate.
La corte non ha potuto con certezza, in base alle prove fornite, decretare chi effettivamente ha rubato quelle 271 opere, tuttavia nel marzo 2015 la coppia è stata accusata di possedere beni rubati.
La nuova storia
E’ proprio lunedì che Le Guennec racconta la sua nuova versione in cui pare che la moglie di Picasso, stava cercando di evitare Claude Picasso (con cui l’elettricista sosteneva che lei aveva problemi) dall’inventariare certe opere dell’artista per la successione e per questo li aveva messi in sacchi della spazzatura e lasciati poi a casa dell’elettricista.
Questa versione, considerata ”assurda” per una serie di motivi, non ha convinto la corte che ha definito questo un ”racconto stravagante”.
Il giudice dovrebbe dare il suo verdetto il 16 dicembre e in caso la pena corrisponderebbe a 5 anni di carcere e una multa da 375.000 euro o metà del valore dei pezzi.
Questo caso tocca questione più grandi circa l’autenticazione dei lavori di Picasso, mettendo alla luce la mancanza di un effettivo catalogo ragionato e definitivo, una vera e propria assurdità, quella di non avere oggi un team di esperti disposti a fare questa ricerca per uno degli artisti più grandi del mondo.
Di seguito alcune delle 271 opere di Picasso