Print Friendly and PDF

Fabio Mauri a Napoli. Retrospettiva a luce solida al MADRE

Ideologia e natura 1973 performance Galleria Duemila, Bologna © Performance: Fabio Mauri (con Elisabetta Catalano) © Foto: Elisabetta Catalano (con Fabio Mauri) Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth Ideologia e natura 1973 performance Galleria Duemila, Bologna © Performance: Fabio Mauri (con Elisabetta Catalano) © Foto: Elisabetta Catalano (con Fabio Mauri) Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth
Intellettuale - “Il Vangelo secondo Matteo” di/su Pier Paolo Pasolini 1975 (La madre di Pier Paolo Pasolini nel ruolo di Maria di Nazaret) Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna © Foto: Antonio Masotti Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth
Intellettuale – “Il Vangelo secondo Matteo”
di/su Pier Paolo Pasolini
1975
(La madre di Pier Paolo Pasolini nel ruolo
di Maria di Nazaret)
Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna
© Foto: Antonio Masotti
Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth

Museo MADRE di Napoli. Retrospettiva a luce solida. Retrospettiva dedicata a Fabio Mauri (Roma, 1926-2009), magistrale esponente delle neo-avanguardie della seconda metà del XX secolo. La pratica artistica di Mauri – incentrata sull’esposizione dei meccanismi dell’ideologia, l’esplorazione dei linguaggi della propaganda, l’analisi dell’immaginario collettivo e delle strutture delle narrazioni mediatiche, a partire da quella cinematografica – lo impone fra i più grandi e seminali artisti contemporanei a livello internazionale.

L’isola 1960 tela, tempera e acetato su legno (cm. 59x78) Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth
L’isola
1960
tela, tempera e acetato su legno
(cm. 59×78)
Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth

Le sue opere e azioni – che comprendono pittura, disegno, scultura, installazione, performance – indagano la storia europea del “secolo breve” nei suoi conflitti e nelle sue contraddizioni, e trovano nell’indagine di un soggetto specificatamente europeo, quale appunto l’ideologia, e nell’intrinseco rapporto fra dimensione storica e dimensione etica, come nella tensione e ricomposizione fra sfera personale e collettiva, il loro fulcro intellettuale ed emotivo. Distanziandosi da un’originaria affinità con le coeve ricerche della Pop Art, Mauri ha perseguito una radicale autonomia, anche rispetto agli scenari dominanti della storia dell’arte contemporanea italiana, fino a definire una ricerca unica e personale, che coincide con il tentativo di dare rappresentazione al pensiero, di svelare i meccanismi di funzionamento della percezione (come delle strategie di manipolazione o dei meccanismi di induzione propri della “società dello spettacolo”) e di far affiorare i percorsi potenziali della memoria o della sua sistematica rimozione e rimodulazione.

Senza arte 1975 de Gastyne, “Giovanna D’Arco” - Proiezione su donna Galleria Punto Blu, Reggio Calabria © Performance: Fabio Mauri © Foto: Elisabetta Catalano Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth
Senza arte
1975
de Gastyne, “Giovanna D’Arco” –
Proiezione su donna
Galleria Punto Blu, Reggio Calabria
© Performance: Fabio Mauri
© Foto: Elisabetta Catalano
Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth

Organizzata in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri, la mostra al MADRE è la più completa mai dedicata all’artista negli ultimi due decenni e comprende più di cento fra opere, azioni e documenti, in un percorso che trasforma l’intero museo in un’esperienza critica dalla struttura molteplice, in cui l’opera si confronta con il suo progetto, il pensiero si fa fisico e il white cube museale si confonde con il palcoscenico teatrale e la scatola nera della sala cinematografica. Nel suo impianto di ricerca ed espositivo la mostra incorpora e trasmette il concetto di “luce solida” che compare in alcuni titoli delle opere dell’artista, in cui, richiamandosi alle Lampadine con i raggi solidificati futuriste, Mauri conferiva consistenza fisica al raggio che congiunge il proiettore e lo schermo cinematografico, traducendo così l’idea che tutte le componenti dell’esistenza hanno una “realtà”, ovvero cause e conseguenze reali: quindi anche il pensiero, l’immaginario, l’ideologia.

Ideologia e natura 1973 performance Galleria Duemila, Bologna © Performance: Fabio Mauri (con Elisabetta Catalano) © Foto: Elisabetta Catalano (con Fabio Mauri) Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth
Ideologia e natura
1973
performance
Galleria Duemila, Bologna
© Performance: Fabio Mauri
(con Elisabetta Catalano)
© Foto: Elisabetta Catalano
(con Fabio Mauri)
Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth

Questa riflessione, successivamente affidata agli Schermi, alle Proiezioni e alle azioni performative, diviene metafora del rapporto tra mente e mondo, tra realtà e memoria, fra Storia e storie. Trasformando, in occasione di questa mostra, il museo stesso in proiezione e messa in scena, e il concetto di retrospettiva in una proiezione architettonica che avvolge lo spettatore rendendolo parte attiva, soggetto/oggetto di questa narrazione, scandita in opere, azioni e documenti. Il percorso della mostra parte al piano terra del museo, nella sala Re_PUBBLICA MADRE trasformata in un vero e proprio Theatrum Unicum Artium (“teatro unico delle arti”), all’interno del quale sono esposte opere, installazioni e documentazioni (in cui anche la fotografia assume il rilievo e l’autorità pittorico-scultorea di una traccia essenziale) che ricostruiscono la matrice performativa e teatrale della ricerca dell’artista, con una selezione delle più importanti azioni di Mauri. Esse verranno riproposte periodicamente durante l’arco della mostra (Ideologia e Natura, 1973; Europa bombardata, 1978; L’Espressionista, 1982; Senza titolo, 1992) o presentate attraverso alcune essenziali componenti “sceniche” o opere connesse (Ebrea, 1973; Dramophone, 1976; Picnic o Il buon soldato, 1998; Fermata d’autobus, 1995) o, nelle tre sale del mezzanino, attraverso materiali documentari (Che cosa è il fascismo, 1971; Gran Serata Futurista 1909-1930, 1980; Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo, 1989).

Hanno una idea / Sie haben alle die gleiche Idee da “Manipolazione di Cultura / Manipolation der Kultur” 1975 reperti fotografici e acrilico su tela (cm. 160x100) Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth
Hanno una idea / Sie haben alle die gleiche
Idee da “Manipolazione di Cultura /
Manipolation der Kultur”
1975
reperti fotografici e acrilico su tela
(cm. 160×100)
Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth

Segue una seconda sezione complementare, al terzo piano, in cui si articolano i gruppi di opere che destrutturano e restituiscono, interpretati, i linguaggi delle narrazioni mediatiche, a partire da quella cinematografica. Trasformando il terzo piano in un vero e proprio loop architettonico, il percorso procede cronologicamente e per gruppi di opere, fino a tornare al suo punto di partenza, in cui sono esposte le opere con cui, dalla seconda metà degli anni Cinquanta, l’artista inizia ad esplorare, in un’iniziale tangenza con le estetiche pop, la dimensione della comunicazione di massa.

Integrandosi a una serie di altre opere e materiali connessi ai significati e alle dinamiche della proiezione, sono presentati i principali lavori scultorei e installativi (Cinema a luce solida, 1968; Pila a luce solida, 1968; Colonne di luce, 1968) che indagano, rendendole concrete e tangibili, le dinamiche dell’identificazione fra spettatore e affabulazione cinematografica. Segue una selezione della serie degli Schermi, nelle loro varie declinazioni.

Ricostruzione della memoria a percezione spenta 1988 stampa lambda di una foto di Elisabetta Catalano (cm. 89x109x2) © Performance: Fabio Mauri © Foto: Elisabetta Catalano Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth
Ricostruzione della memoria
a percezione spenta
1988
stampa lambda di una foto
di Elisabetta Catalano (cm. 89x109x2)
© Performance: Fabio Mauri
© Foto: Elisabetta Catalano
Courtesy Estate Fabio Mauri; Hauser & Wirth

In una sala contigua è riproposta l’installazione Luna (1968) che, come appunto gli “zerbini” o Il televisore che piange (1972) e Ricostruzione della memoria a percezione spenta (1988), sembra letteralmente introdurci prima “sullo” schermo e poi “al di là” dello schermo, “dentro” di esso, in un ambiente mentale che conferisce consistenza tridimensionale al nostro immaginario. Nella sala centrale è esposta l’opera a 36 schermi Warum ein Gedanke einen Raum verpestet? / Perché un pensiero intossica una stanza? (1972), in cui lo schermo coincide con l’estensione dell’architettura che lo ospita, insieme a un proiettore cinematografico 35mm in cui, al posto della pellicola, è inserita una tela bianca (Pittura, 1986-1996), meccanismo cinematografico che introduce dentro di sé anche la superficie di proiezione dello schermo. La sezione finale della mostra, presentata in Sala delle Colonne (primo piano), è dedicata all’integrale corpus delle maquette architettoniche che ricostruiscono le principali mostre di Mauri, presentate per la prima volta insieme in una mostra personale dell’artista.

TUTTE LE INFORMAZIONI: http://www.madrenapoli.it/mostre/fabio-mauri-retrospettiva-a-luce-solida/

Commenta con Facebook

leave a reply