Ancora qualche settimana per visitare la mostra al museo MAN di Nuoro, che guida il visitatore attraverso una delle grandi avanguardie storiche del Novecento europeo.
Ventenni, liberi e scapestrati. Leggevano Nietzsche, scansavano le regole e le comodità della classe borghese da cui provenivano, e volevano fare la differenza, con la convinzione e l’entusiasmo che solo la giovane età concede. Ernst Ludwig Kirchner, Fritz Bleyl, Karl Schmidt-Rottluff ed Erich Heckel studiavano architettura al Politecnico di Dresda quando, nel 1905, decisero di costituirsi come gruppo di artisti sotto il nome di Die Brücke, letteralmente “il ponte”. Solo poi si unirono Emil Nolde, Max Pechstein e Otto Mueller.
Assieme, volevano rivoluzionare l’arte, essere avanguardia, esprimere il disgusto per la società in cui vivevano, così feroce e disumana, figlia della crescente industrializzazione e dell’urbanesimo sfrenato che interessarono la Germania tra Otto e Novecento. Discutevano abitualmente della condizione alienata dell’uomo moderno, della crisi dei valori culturali e morali, del senso dell’esistenza, e non è difficile supporre che fosse uno di questi l’argomento al centro della conversazione dipinta nel grande olio di Kirchner, che accoglie il visitatore al terzo piano del museo MAN di Nuoro, dove, sino al 5 febbraio, è allestita la mostra Soggettivo – Primordiale.
L’opera – Gruppo di artisti (Conversazione tra artisti), datata al 1912 – contiene parte dei temi e degli stilemi che il pubblico può rintracciare nei tre piani del museo sardo, lungo un accurato percorso dedicato alla storia dell’espressionismo tedesco. C’è lo spirito di gruppo della Die Brücke, condiviso poi da Der Blaue Reiter, Il cavaliere azzurro, che Vasilij Kandinskij e Franz Marc fondarono a Monaco nel 1911; la qualità incisoria del segno; il cromatismo vivido, stridente e tormentato che si fa espressione di un sentire interiore individuale; il linguaggio sgraziato e deformante che guarda all’arte primitiva.
Fatta eccezione per una sequenza di ritratti e per la serie di dieci litografie del 1922 di Max Beckmann, Berliner Reise [Viaggio a Berlino], negli spazi al terzo piano del museo il colore sulla tela non si risparmia e il disprezzo per la città e le sue brutture si traduce in vagheggiamenti di una vita autentica e genuina in una natura inviolata. Al contrario, le sale al primo piano si caratterizzano per la monocromia tipica della xilografia, la tecnica di incisione a rilievo su tavolette di legno poi inchiostrate, abbracciata dagli espressionisti tedeschi per l’immediatezza e la carica espressiva e per la possibilità di ottenere un segno sporco, tagliente, primitivo; ne sono un esempio Donne sulla spiaggia di Erich Heckel del 1919, o Nudo di donna di Kirchner del 1908.
L’esposizione prosegue al secondo piano con l’esperienza del gruppo Der Blaue Reiter e di artisti che, pur condividendo il linguaggio espressionista, non aderirono a nessun credo in particolare, come Christian Rohlfs e il tedesco-americano Lyonel Feininger. A differenza dei componenti della Die Brücke, Franz Marc e gli altri riconoscevano al colore la capacità di trasmettere una visione del mondo spirituale, profonda e non per forza angosciante, in risposta a un presente di incertezze e cambiamenti.
Con la curatela congiunta del direttore del MAN Lorenzo Giusti e di Tayfun Belgin, a capo dell’Osthaus Museum di Hagen, la mostra presenta oltre cento opere provenienti dall’istituzione intitolata al grande collezionista e mecenate tedesco Karl Ernst Osthaus, uno che ci vedeva lungo: fu il primo in Germania ad acquistare opere di Gauguin e van Gogh. Mise la firma su una collezione preziosa e unica, ospitata in passato al Leopold Museum di Vienna, all’Ernst Barlach Haus di Amburgo, ed ora al MAN di Nuoro.
INFORMAZIONI UTILI
Soggettivo – Primordiale. Un percorso nell’espressionismo tedesco attraverso le collezioni dell’Osthaus Museum di Hagen
sino al 5 febbraio 2017
Museo MAN
via S. Satta 27, 08100, Nuoro
tel. +39 0784 25 21 10
orari: 10-20, lunedì chiuso