La notte nei vicoli fetidi della Roma seicentesca brulicante di birri, artisti e prostitute. La notte nei cieli notturni dipinti di Agostino Tassi, emblema del suo animo buio e malvagio. La notte tu mi fai impazzire, la canzone di Salvatore Adamo che è il titolo dell’ultimo libro di Pietrangelo Buttafuoco che descrive in 99 pagine le “gesta erotiche” -come recita il sottotitolo- del pittore quadraturista e paesaggista passato alla storia come “lo stupratore di Artemisia Gentileschi”.
“Mi era stato commissionato da Skira, la più importante casa editrice di cataloghi d’arte, un lavoro su Artemisia Gentileschi, ho subito accettato il lavoro ma studiandone le fonti, la documentazione e l’immensa bibliografia ho ricavato un grande perché. Perché invece che lei, di cui si sa tutto, e su cui giustamente si celebra la grandezza, non raccontare l’uomo che la violò? Tassi, infatti, resta nella storia come lo stupratore di Artemisia…” ha dichiarato lo scrittore e giornalista in una recente intervista. Il romanzo va dunque inserito nell’ambito della grande mostra Artemisia Gentileschi e il suo tempo tanto che la sua presentazione è avvenuta proprio in una delle suggestive sale di Palazzo Braschi che ospitano l’esposizione, alla presenza dell’autore, del critico d’arte Vittorio Sgarbi e di Roberto d’Agostino. Secondo Sgarbi, malgrado la vita di Tassi fosse indegna, la sua opera è “assai meritevole”, mentre per Francesca Baldassarre, una delle curatrici della mostra su Artemisia, il Tassi “era un pittore modesto che non ha avuto grande importanza”. Buttafuoco lo definisce invece un “artigiano” -insieme al padre di Artemisia, Orazio Gentileschi- delle meraviglie della Roma barocca. La biografia dell’artista in realtà ci restituisce la figura di uno specialista in vedute, burrasche di mare, architetture dipinte e di quei cieli notturni che sembrano vivi e non dipinti. Debiti reciproci con la pittura nordica nello sviluppo della pittura di paesaggio europea tanto che il più grande paesaggista del Seicento, Claude Lorrain, sarà allievo nella sua bottega. Amato e protetto dai potenti del tempo Agostino Tassi, proprio perché nella Roma del Seicento, iperbole del barocco, non aveva rivali nelle sue specialità. Nel 2008 Palazzo Venezia a Roma gli ha anche dedicato la prima mostra in assoluto ma nell’immaginario collettivo lui rimane e rimarrà sempre colui che abusò della giovane Artemisia Gentileschi.
Era dunque conscio lo scrittore di muoversi in un terreno minato ma ha affrontato la sfida a viso aperto, senza compromessi e con una resa cruda e realistica della vita furiosa di Agostino Tassi. Non c’è una presa di posizione del narratore che si limita ad accendere una torcia per calarci nella buia notte della dissoluta esistenza del pittore e nei sotterranei di quella città nascosta che fa da contraltare alla magnificenza della Roma papalina e Barocca. “La città di Dio nelle mani dei senza Dio” .
Il percorso narrativo è sorprendente. La prosa, preziosa e colta come quella di un narratore seicentesco, volutamente contrasta con il lessico talvolta sconcio che descrive le frequenti sortite del pittore nei lupanari di Livorno e poi di Roma, durante i numerosi amplessi che di erotico hanno più che altro il sottotitolo provocatorio del libro con l’evidente fine di sdrammatizzare il tutto.
Agostino Tassi ha in testa solo il vizio. C’è in questo personaggio, detto lo Smargiasso, “l’istinto irsuto del cinghiale che fa di ogni amplesso un devastante assalto porcino“. Frequenta soprattutto prostitute e una la sposerà dopo aver perso una scommessa, finendo poi con l’innamorarsene. Le vede tutte disponibili ai suoi assalti, lo Smargiasso. Lo pensa anche di Artemisia, figlia del suo amico e collega, Orazio Gentileschi. La bella “colorara” che aiuta il padre nella bottega è oggetto di ogni genere di maldicenze a Roma. Su quei fianchi alti e quei seni generosi fantastica tutta la città e la giovane viene presto soprannominata o meglio marchiata come “la scrofa”. Tassi si troverà invece a violare una fanciulla illibata “rosea di velluto e fresca come l’acqua della rocca “.
Gli altri personaggi non hanno un grande spessore, sono appena accennati e funzionali più che altro al susseguirsi frenetico degli eventi durante i quali lo smargiasso compie ogni sorta di nefandezze per arrivare poi al processo per la violenza contro Artemisia. Sullo sfondo la magnificenza della Roma barocca, del trionfalismo della Chiesa ma al tempo stesso delle grandi committenze dove Cosimo Quorli, furiere del Vaticano per gli arredi e le suppellettili, protettore degli artisti, lucra sulle commissioni e gli acquisti. Un teatro della vita e delle sue contraddizioni questo racconto, dove ogni capitolo è introdotto da un detto popolare come se alzasse il sipario del palcoscenico. Ricostruisce questa storia di violenze, inganni, potere e sangue , senza paura di essere strumentalizzato perché in realtà, la figura di Agostino Tassi viene completamente demolita a suon di atti processuali, anche se non mancherà un tardivo atto di pietà del pittore , ormai vecchio, verso una prostituta che aveva sfigurato anni prima. Artemisia infatti, è solo uno dei numerosi crimini compiuti dal Tassi anche se è quello che lo marchierà a vita. E anche oltre.
Tra le sorprese del romanzo, una breve apparizione del Caravaggio e la rivelazione del motivo della scelta della canzone di Adamo come titolo del libro. Lasciamo al lettore ogni dettaglio.
E Artemisia Lomi Gentileschi? Riposa nella gloria degli spiriti massimi.
Informazioni utili
Autore: Pietrangelo Buttafuoco
Editore Skira, 2016