Ricercare se stessi nelle cose, attraverso l’intuizione di un segno. Ricercare la bellezza che è prima di tutto grazia. Ricercare l’imprendibilità della realtà, ricercare un centro, un equilibrio, una grande armonia cosmica nel caos della mutevolezza del mondo. Allontanarsi, perdersi, liberarsi. E’ in questo percorso di continua tensione emotiva il vero atto creativo di Guido Strazza (Santa Fiora, Grosseto, 1922), uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento. Non poteva dunque che intitolarsi “Ricercare” (dal 7 febbraio al 26 marzo 2017) l’antologica che la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha allestito negli spazi espositivi da poco rinnovati.
La mostra, curata da Giuseppe Appella, vanta una selezione di opere che provengono dalla collezione dell’artista e da alcune collezioni pubbliche e private: 56 dipinti, 3 sculture, 42 disegni, 31 incisioni. L’omaggio a una lunga e significativa carriera nel segno della grafica e alla generosa donazione da parte dell’artista di una selezione delle sue opere migliori per la Gnam di Roma. Un gesto nobile che la Direttrice della galleria, Cristiana Collu, ha sottolineato durante la presentazione alla stampa, soprattutto perché avvenuto “senza condizioni, totalmente al servizio delle esigenze del museo”.
Del resto, tutta la vita di questo inafferrabile artista è stata sempre nel segno dell’umiltà e tutt’altro che presenzialista nei vari cenacoli intellettuali , così come è impossibile inquadrarlo nei vari movimenti artistici del dopoguerra che hanno comunque fatto parte della sua formazione. Per questo motivo, contemplare le sue opere richiede una sorta di ‘preparazione spirituale’ preventiva: occorre liberarsi della tentazione di classificarle secondo le proprie impalcature mentali e aprirsi a quella purezza d’animo che il maestro si impone nell’atto creativo.
La sua poetica infatti, non lancia messaggi, non è mai narrativa ma sempre evocativa, priva di ogni riferimento oggettivo. Non rappresenta qualcosa, crea qualcosa, spesso completamente differente da come l’aveva progettata. L’esposizione sarà dunque un viaggio prima di tutto emozionale, percettivo, attraverso le varie fasi della complessa attività di Strazza che coincidono con altrettante esperienze di vita perché “Egli si nutre, più di qualsiasi altro, di quanto vede : assimila, addiziona, mescola, trattiene, cancella” (Lorenza Trucchi, saggio del catalogo) . Sarà proprio un’esperienza visiva a cambiargli la vita, o meglio, il suo mondo interiore e artistico.
Dopo l’incontro con Marinetti che lo introduce alle idee futuriste infatti, il ventenne Guido Strazza, abbandona la professione di ingegnere per dedicarsi esclusivamente all’arte e decide di partire verso il Perù (1948), viaggio “verso l’origine, verso il primordiale , verso se stessi , (…) sulla scia d’oro di Rimbaud e Gauguin” (M. Maiorino – saggio del catalogo). I primi tempi saranno difficili tanto che dovrà riprendere l’attività di ingegnere ma proprio la necessità di viaggiare gli permette di venire a contatto con un sistema spaziale e temporale completamente diverso da quello europeo che si era lasciato alle spalle. Spazi immensi, un’atmosfera estraniante che lo sconvolge e che non riesce più a trasmettere attraverso il linguaggio figurativo.
Inizia quindi un lungo percorso di ricerca che lo porta sempre di più, quasi inconsapevolmente, a lavorare in termini astratti. Le sue prime esposizioni a Lima (fine anni ’40 inizio anni 50’) – dove collabora con un gruppo di artisti per la ricostruzione di alcune città distrutte dal terremoto – sono un misto di suggestioni che provengono dall’arte astratta e cultura precolombiana. Un’astrazione che si rafforza quando sente la necessità di tornare nella vecchia Europa e precisamente a Venezia dove conosce e frequenta Tancredi.
Inizia un percorso che ha come nucleo la luce, non intesa come mezzo di rivelazione ma essenza, origine metafisica delle cose. Un cammino interiore e al tempo stesso metodologico al quale seguiranno altri cicli che, pur nelle differenze tematiche e stilistiche di base (ad esempio, Orizzonti Olandesi, Ricercare, Trama Quadrangolare ecc ), hanno sempre al centro il segno. Solo nei lavori di questi ultimi anni il colore si riappropria dello spazio che è “un enorme gomitolo di segni (…) archivio universale della memoria”. Un esempio emblematico è Rosso, segno Azzurro (vedi foto) dove è il segno verticale azzurro che fende l’uniformità rossa che “turba, condiziona tutta l’opera” (Tullio Gregory).
E’ all’incisione che Strazza affida il compito di avanscoperta della sua vocazione segnica, anche se non abbandonerà mai la pittura. Strettamente legata al suo percorso artistico è l’esperienza dell’insegnamento a Roma, presso la Calcografia Nazionale, dove si stabilisce dopo un proficuo soggiorno milanese. La sua attività didattica con gli allievi infatti è un reciproco arricchimento dalla forte connotazione sperimentale. Del resto, come afferma il Maestro “Non esiste un segno sbagliato, ma un segno fuori posto” .
Sarebbe troppo lungo elencare i riconoscimenti, i premi, le esposizioni in giro per il mondo di Guido Strazza durante la sua lunga carriera. Il catalogo che accompagna la mostra, edito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea contiene un’ampia biografia al riguardo.
Informazioni utili
Guido Strazza. Ricercare
http://lagallerianazionale.com/evento/guido-strazza-ricercare/
7 febbraio – 26 marzo 2017
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Viale delle Belle Arti, 131 – Roma –
Orari di apertura :
dal martedì alla domenica : 8,30 – 19,30 (ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura)
Biglietti :
biglietto intero € 10,00 – biglietto ridotto € 5,00
lagallerianazionale.com
T +39 06 3229 8221
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