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Fra trame e segni. Guido Strazza all’Accademia di San Luca

Guido Strazza, Trama [quadrangolare], 1976 (particolare) Guido Strazza, Trama [quadrangolare], 1976 (particolare)
Guido Strazza, Trama [quadrangolare], 1976 (particolare)
Guido Strazza, Trama [quadrangolare], 1976 (particolare)

L’artista ultracentenario Guido Strazza dona 471 opere all’Accademia di San Luca che lo omaggia con una mostra e una serie di iniziative e dibattiti

Ciò che può addensarsi sull’ordito di una tela e sulle superfici della carta rimane un enigma meditativo che l’arte non può ignorare. È questo il campo d’azione nel quale si è mosso dal 1984 il maestro Guido Strazza (Grosseto, 1922) che ha deciso di donare all’Accademia Nazionale di San Luca oltre 400 opere tra dipinti, acquerelli, disegni ed incisioni.

Una generosità che è stata associata ad un altro Maestro attualmente in mostra in alcuni spazi del Palazzo. Si tratta di Antonio Canova, lo scultore che devolvette all’Accademia ogni compenso papale e tutti gli introiti ricevuti in quanto Marchese dell’isola d’Ischia. Quella di Strazza, che fu presidente dell’Accademia nel biennio 2011-12, è la più grande donazione mai fatta. In suo omaggio l’istituzione sanluchese sceglie di lanciare una serie di iniziative.

Da mercoledì 14 giugno alle ore 17.30, infatti, nelle sale di Palazzo Carpegna è possibile visitare in prima assoluta il docufilm Guido Strazza (40’, 2023) di Nicoletta Nesler e Marsilia Piga, un sunto filmico sulla carriera dell’artista dagli esordi fino ad oggi. A seguire Il segno di un gesto, un dialogo tra Marco Tirelli, attuale presidente dell’Accademia, Luigi Ficacci, storico dell’arte, Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani e Guido Strazza in persona.

Quattro cicli di ricerca

A coronare l’omaggio al maestro della serialità e del ritmo, l’Accademia di San Luca inaugura la mostra Trame e Segni. Guido Strazza. Un’esposizione di sei opere di grandi dimensioni, fra tele singole e trittici. Che vanno dalle indagini con carboncino e spago dei primissimi anni Settanta fino agli esperimenti artistici degli anni Ottanta. Lavori scelti fra i più significativi sia dal punto di vista stilistico che analitico ed evolutivo, rappresentativi di quattro cicli di ricerca differenti.

 

Guido Strazza, Trama [quadrangolare], 1976
Guido Strazza, Trama [quadrangolare], 1976

La sala espositiva, mai aperta prima al pubblico, è un punto di partenza, come ha spiegato Tirelli: “Ho pensato di svuotare questo spazio per farne un luogo versatile: sarà un laboratorio, ospiterà mostre omaggio di grandissima attualità come questa, rassegne di giovani artisti. Un ambiente dove presentare anche singole installazioni”. Una sorta di project room dunque, dove attualmente è possibile ammirare i delicati focus su luci ed ombre, l’attitudine alla ripetizione come strumento di scandagliamento e sconfinamento del dipinto, in cui si respira la matrice futurista e l’influenza di una mente razionale, quella dello Strazza che prima d’essere pittore fu ingegnere.

Filosofia zen

Osservando queste opere – ha commentato il critico d’arte Claudio Strinatipenso a quegli anni in cui la pittura assorbiva gli influssi dell’oriente, della filosofia zen. Strazza invita a vedere cosa c’è dentro l’opera, in un traino alla meditazione trascendentale, laddove la mente si svuota in maniera abissale. Da questo tipo di arte, anche se l’artista non dovesse essersi ispirato a questi influssi, si ricava un concetto essenziale che è quello dell’attraversamento, pericoloso, vertiginoso e insieme mistico. Possiamo indovinare in questi dipinti la luce del sole che sorge o che tramonta: Strazza sembra cogliere quegli attimi in cui non c’è nitidezza. Personalmente vedo Guido come un maestro zen, colui che ti indica la via. Come per tutti, dall’opera si può dedurre qualcosa della persona, ma è un ragionamento che va fatto sempre con cautela. L’artista opera per l’umanità e il beneficio che egli offre è l’opera che crea, non la sua persona. Uomo e artista non possono mai del tutto sovrapporsi: se coincidessero infatti uno dei due non ci sarebbe”.

Guido Strazza, (ultimo) ricercare un centro, 1973
Guido Strazza, (ultimo) ricercare un centro, 1973

Le incisioni

Noto per aver riformulato il metodo delle incisioni Strazza è nuovamente paragonato a Canova che radunò in casa propria incisori e artisti per far riprodurre su carta tutte le proprie opere. E riconobbe per primo l’importanza dell’incisione come forma d’arte autonoma. La ricerca in merito da parte del maestro centenario lo ha assorbito per moltissimi anni. Da quando dirigeva L’istituto Nazionale per la Grafica, a due passi dall’Accademia di San Luca a quando insegnò all’Accademia di Belle Arti, di cui fu direttore.

Opere in vendita

Mentre le opere dipinte donate da Guido Strazza sono inalienabili e resteranno all’Accademia, centinaia di disegni, di acquarelli e di incisioni saranno presto messi in vendita: il ricavato permetterà di istituire nuovi seminari sui segni e sulle incisioni e borse di studio, in continuità con le linee di ricerca del maestro.

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