La mostra Giacomo Balla. Un’onda di luce allestita presso La Galleria Nazionale di Roma fino al 26 marzo 2017 è l’occasione per una rilettura dell’intero percorso artistico di uno degli artisti più “rivoluzionari” del XX secolo, protagonista dell’avanguardia storica italiana del ‘900 ma sempre con una sua forte connotazione personale. In alcuni casi addirittura in controtendenza come quando, nel 1937, decide di tornare alla figuratività. Uno degli spunti più interessanti che la retrospettiva intende approfondire.
Infatti, come spiega la curatrice della mostra, Stefania Frezzotti, “L’esposizione permette uno sguardo molto ampio sull’intera attività di Balla e credo che questo non sia sempre possibile perché vedo che molte mostre a lui dedicate si fermano al futurismo o al massimo fino agli anni venti. Balla è interessante anche dopo. Lo è sempre. Una delle caratteristiche di Balla, che secondo me viene fuori anche attraverso questa mostra, è la sua tensione continua verso la sperimentazione. Non c’è un aspetto del mondo moderno, che non sia da lui incessantemente indagato e sperimentato con esiti straordinari , ma mantenendo sempre una coerenza interna”.
Questa è la seconda retrospettiva che la Galleria Nazionale dedica all’artista. La prima, del 1971, fu l’occasione per riflettere sul suo ruolo centrale nel movimento futurista. Quella attuale parte da queste basi per svelarci, attraverso una selezione di oltre 30 dipinti ( più una decina di piccole opere e stampe), un Balla sempre coerente con i temi del suo percorso artistico , anche quando torna alla pittura figurativa.
Le opere esposte nel soppalco della Galleria Nazionale (a parte quelle già presenti nell’allestimento) provengono dalla generosa donazione delle figlie dell’artista al museo, avvenute in due riprese, nel 1984 e nel 1994 (pratiche definite rispettivamente nel 1988 e nel 1998).
Per la prima volta dunque, la Galleria espone insieme le opere provenienti da entrambe le donazioni, passando in rassegna tutte le fasi della vicenda creativa di Balla.
Ecco dunque la fase pionieristica del primo decennio del Novecento quando l’artista è tra i primi protagonisti del Divisionismo, tendenza artistica che riprendeva dal Pointillisme solo alcune basi tecniche, come la scomposizione dei colori puri e della luce, per simulare il meccanismo della visione dell’occhio umano. Con Balla però l’iride si trasforma in obiettivo: la sua tecnica divisionista si accompagna a un taglio fotografico che per mezzo della luce filtra la realtà. Una realtà che fin dal suo trasferimento a Roma, avvenuto nel 1895, rivela un’aderenza alle istanze del socialismo umanitario. Il mondo degli emarginati viene dunque indagato con spirito positivista e sperimentale , sotto l’effetto della luce naturale e artificiale. Tra il 1902 e il 1905 realizza le 4 tele del ciclo dei “viventi”. Nello stesso periodo sono rappresentati anche i temi dell’urbanizzazione e delle belle vedute romane. I suoi instancabili studi sulla registrazione ottica della realtà per mezzo della luce e l’interesse per la velocità e il dinamismo anticipano il suo approdo al Futurismo nel 1910, insieme ai suoi allievi Boccioni e Severini. Affianca alla passione artistica il rigore scientifico delle sue osservazioni empiriche, come rivelano i suoi numerosi studi preparatori.
Anche in questa fase l’artista segue un suo personale percorso dalla forte connotazione sperimentale, seppur nella cornice della più ampia poetica futurista. Ecco dunque che il dinamismo viene dapprima rappresentato attraverso la cronofotografia (moltiplicazione di immagini messe in sequenza tra loro come nell’opera La mano del violinista, 1912 , ) per poi esprimersi attraverso la fotodinamica che, per mezzo della luce, dapprima genera linee di velocità e poi indaga forme nuove, come vortici e riflessi, in linea con la convinzione futurista che esistano “equivalenti” astratti di tutti gli elementi dell’Universo. Il disgregamento dei corpi prodotto dal movimento. Un effetto che Balla ottiene con rigore scientifico. Sa che l’occhio dello spettatore entra nel quadro da sinistra verso destra. Ecco quindi che rappresentando la velocità di un qualunque oggetto nella direzione opposta, l’effetto dinamico viene amplificato. Opere di questo periodo sono ad esempio le Compenetrazioni Iridescenti 1912/1913, Linea di velocità + spazio, 1913 e le Dimostrazioni Interventiste del 1915, presenti nella mostra.
Balla è un artista a tutto tondo, convinto che l’Arte debba occuparsi di ogni aspetto della società come la moda, il teatro, l’arredamento. Disegna vestiti, costumi, scenografie. Nella mostra sono presenti due tavoli dove sono esposti studi preparatori per le arti applicate, bozzetti e altro materiale che documentano la poliedricità dell’artista.
Dopo alcune opere degli anni venti di ispirazione spiritualista, finisce definitivamente , negli anni trenta, l’esperienza futurista e ritorna alla figuratività, in controtendenza rispetto a quei giovani pittori astrattisti ai quali aveva fornito una decisiva spinta propulsiva. Un ritorno dovuto alla convinzione, maturata nell’ultima fase della sua avventura artistica, che solo il realismo può rappresentare l’arte pura. Gran parte della critica interpreta la sua scelta come un ripiegamento. Questa mostra, basandosi sulla rilettura dell’opera di Balla degli ultimi decenni, dimostra che in realtà, il pittore continua coerentemente a sperimentare intorno al nucleo fondante di tutta la sua produzione artistica : il taglio fotografico delle sue opere che ora diventa “realismo fotografico”, grazie all’uso delle luci artificiali e l’ispirazione tratta dai fotografi suoi contemporanei come Luxardo e Ghergo.
A tal riguardo due capolavori, presenti nella mostra, restituiscono un Balla tutt’altro che in crisi di creatività post-futurista : La Fila per l’agnello (1942) e Un’onda di luce (1943) , dedicato alla figlia maggiore, che è anche il nome della mostra . Un’inquadratura fotografica dai colori accesi che sembra uscita da una patinata rivista di moda e appare quasi come un preludio della successiva Pop Art italiana. Giacomo Balla (Torino 1871 -Roma 1958), un uomo tanto semplice nella vita familiare quanto furioso , moderno e complesso nella sua pittura che ancora oggi fornisce spunti di riflessione e sa sorprenderci.
Informazioni utili
Giacomo Balla
La Galleria Nazionale (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea)
Viale delle Belle Arti, 131 – Roma
orari di apertura
dal martedì alla domenica: 8.30 – 19.30
ultimo ingresso 18.45
biglietti
intero: € 10,00
ridotto: € 5,00
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