L’Avenir, il nuovo film della regista francese Mia Hansen-Løve, dal 20 aprile al cinema.
L’Avenir (Le Cose che Verranno) è un quadro della società contemporanea, ma in particolare è il ritratto di colei che veste i panni dell’eroina moderna: la protagonista Nathalie – da copione, ma ugualmente per presenza scenica– interpretata dalla magnifica Isabelle Huppert (Elle, La pianista).
Nathalie è una donna di 55 anni, una professoressa di filosofia di liceo, che si divide tra il lavoro e gli affari familiari. Due figli da crescere e una madre fragile da accudire con quotidiana attenzione. È sposata da 25 anni con Heinz, un marito complice che condivide nella vita privata e in quella professionale la passione della moglie per la filosofia. E poi c’è Fabien, un ex allievo che ha continuato gli studi filosofici stimolato dagli insegnamenti di Nathalie, con cui intrattiene un forte legame.
La vita di Nathalie procede senza grandi sconvolgimenti. La professoressa parigina vive in maniera pragmatica un contesto di apparente serenità, lasciando l’indole e le idee rivoluzionarie ai più giovani. Ma, un giorno, il mondo perfetto della donna “tutta d’un pezzo” va in pezzi.
La madre, presenza costante e assillante, muore facendo sentire inevitabilmente un’enorme assenza. I figli, ormai grandi e indipendenti, abbandonano il nido familiare per intraprendere le loro strade. E, Heinz, il marito decide di lasciare la moglie per una donna più giovane.
È la maturità di Nathalie a permetterle di reagire. Tanto che, in un primo momento, valuta positivamente la nuova libertà che improvvisamente l’ha colta.
Una libertà che definisce «straordinaria» e «totalmente inaspettata», ma che ben presto svela la sua fedele compagna di sempre: la solitudine. Un turbinio di sentimenti contrastanti sembrano sopraffare la donna forte che nulla scalfisce.
Ma soprattutto sono l’assenza e la mancanza dei punti di riferimento, quelli di una vita, a far vacillare la protagonista che a tratti mostra la sua fragilità, sebbene a parole dica tutt’altro. Nathalie oscilla tra il cedere dinnanzi alle difficoltà della vita e la volontà di reagire senza perdere neppure un istante. Sottesa allo spaccato di vita portato in scena è la tensione che c’è tra destino che trascina e libertà che rende autonomi.
«Il cinema è la possibilità di catturare l’esistenza attraverso una presenza. I film sono, per me, dei ritratti in movimento, e solo il cinema può realizzare questo». (Mia Hansen-Løve)
Mai mettersi in dubbio è il motto di Nathalie. Ma il suo mondo è ormai stravolto. La consapevolezza non si fa attendere e arriva quando fa visita al giovane Fabien, che ha deciso di vivere nello spirito anarcoide, tanto da trasferirsi dalla borghese Parigi nella sperduta campagna francese. Il confronto con un’altra generazione porta la donna a fare i conti con la realtà, a “tirare le somme” e accettare quella vita che ormai è diversa.
>> L’Avenir (Le Cose che Verranno) è un film che porta in scena la differenza generazionale che si palesa nel confronto tra il carattere ribelle e l’indole indomabile dei giovani e la sopraggiunta pacatezza e tranquillità di chi, dopo aver raggiunto un’età più matura e una certa stabilità, ha deciso di “combattere” con altri mezzi in una classe di liceo.
«La forza e il coraggio che i nostri interrogativi, per quanto angoscianti, possono darci, sono il cuore del film». (Mia Hansen-Løve)
Anno dopo anno, Nathalie si dedica a tempo pieno alla filosofia. Tra un libro e l’altro emergono il dolore e il senso di impotenza di fronte all’accadere degli eventi.
Nell’ultima scena del film, Nathalie, ancora una volta accanto a una generazione diversa, ammette canticchiando: «Il mio cuore piange…».
Passato e futuro si intrecciano nella mente della donna. Affronta il futuro consapevole della sua forza, di quella corazza che nulla sfregia, mentre con l’espressione tradisce la preoccupazione che accompagna il dover iniziare un nuovo percorso, questa volta da sola: il reinventarsi una vita.
Nathalie è la donna pragmatica per eccellenza, che, come tutte le donne troppo pragmatiche, vacilla di fronte agli ostacoli che la vita le pone.
>>Il film di Mia Hansen-Løve ha vinto l’Orso d’argento per la miglior regia al Festival internazionale del Cinema di Berlino.