Aprirà i battenti a marzo, la mostra multimediale dedicata ad Alberto Sordi presso la villa – museo dell’attore e racconterà l’artista e l’uomo.
Ogni anno, negli anniversari della nascita e della morte di Alberto Sordi, il Gruppo Storico Romano – quello delle splendide rievocazioni durante il Natale di Roma per intenderci – lo commemora con un picchetto d’onore presso il Cimitero Monumentale del Verano.
A marzo però, un anniversario speciale, coinvolgerà tutta Roma, o meglio, tutta la nazione. Il 2020 infatti, coincide con l’anniversario della sua nascita avvenuta il 15 giugno del 1920.a via San Cosimato 7, nello storico quartiere di Trastevere.
Cosa si scrive in questi casi? “Uno degli attori più importanti e amati del nostro paese”, “l’ambasciatore della romanità nel mondo”. Ogni frase rischia di lasciar fuori qualcosa di ‘Albertone’, come lo chiama affettuosamente il suo pubblico.
Non possiamo cavarcela nemmeno con la classica definizione di artista ‘a tutto tondo’. L’attore infatti, è stato anche doppiatore, regista, produttore, sceneggiatore, editorialista per il Messaggero, cantante, compositore, filantropo.
C’è qualcosa che va oltre tutto questo e che lo rende unico in quell’epoca che ha saputo restituire nelle sue variopinte sfaccettature. Dal ‘vitellone’ al ‘Un borghese piccolo piccolo’, tanto per citare due estremi. Con il tono scanzonato di uno stornello romano e la delicatezza di una poesia. Ingenuo e disincantato al tempo stesso.
Eppure per le nuove generazioni rischia di ridursi tutto nell’iconica scena del ‘Maccherone tu me provochi? E io me te magno!” mentre nessuno come lui ha saputo raccontare le intricate vicende del nostro paese, dal fascismo al nuovo millennio.
La guerra, la ricostruzione, il boom economico, il rampantismo degli anni ottanta e cosi via. Tanti personaggi, tante maschere che, senza remore, hanno rappresentato le contraddizioni di un popolo. Anche quelle più scomode e per questo, all’inizio della carriera, una parte della critica ha preferito non capire quanto fosse avanti, proprio come Totò.
La mia comicità non è mai stata astratta, gratuita. L’ho sempre ricalcata sulla realtà del momento
aveva affermato durante un’intervista.
Il pubblico invece, lo ha sempre amato incondizionatamente. In particolare la sua Roma, che considerava la città più bella del mondo, ‘un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi”.
Proprio come faranno i suoi ammiratori nella grande mostra dedicata al centenario della nascita dell’attore, allestita in vari locali della sua splendida villa nei pressi delle Terme di Caracalla. Possiamo già vederli, camminare in punta di piedi in quella casa che racconta anche la sfera privata dell’artista. Magari davanti la sua macchina da scrivere, i copioni annotati, il pianoforte che suonava nei momenti di relax.
Il progetto espositivo infatti, mira a raccontare proprio la poliedricità dell’artista, in tutte le sue sfaccettature, umane e professionali.
Per ora si sa poco della mostra organizzata dalla Fondazione Museo Alberto Sordi che aprirà i battenti a marzo. Dalle poche notizie finora trapelate, i locali della villa museo (normalmente aperta solo su prenotazione di piccoli gruppi) ospiteranno prevalentemente una mostra multimediale. Un padiglione esterno alla residenza invece, sarà adibito a sala cinematografica per la proiezione dei suoi film.
Un’esposizione che mira a restituire la visione a 360 gradi dell’artista e dell’uomo. L’occasione per sfatare anche una serie di odiose leggende metropolitane che oggi definiremmo fake . Come quella sulla sua presunta avarizia ( in realtà faceva tanta beneficenza) o la mancanza di una compagna (ha avuto storie con donne anche famose ma non amava sbandierarlo). Soprattutto, il doveroso testamento alle nuove generazioni, di un patrimonio da conoscere e amare. Perché le mille maschere di Alberto Sordi, siamo ancora oggi, tutti noi.