“Ma tu ti sei fatto una foto con Damien?”
Mi chiedono…
“Io no” rispondo.
Ero troppo immerso in quel nuovo parco giochi a tema, nel nuovo Gardaland veneziano per potermi interessare a un selfie.
E poi nemmeno é un amico. “Hey Damien, would you be a friend of mine? We could… we could…”.
Mi sa che con lui non posso aver molte cose in comune, tutti sembrano amici nelle foto ma in realtà il più delle volte nemmeno si conoscono.
Si capisce sempre chi é quello che vuole assorbire la luce e la fama dell’altro: é quello che ride.
L’altro la voglia di sorridere la riserva per quelli con cui vale veramente la pena di forzare la lo zigomatico ed il sollevatore del labbro per mostrare i denti.
Comunque poco importa, sui social si vedono solo tante foto di persone abbracciate al loro nuovo amico Damien.
Io della mostra di Damiano (per gli amici, magari un giorno lo saremo) non ho mica molto da dire. Insomma gran bella presentazione, sculture enormi (ma se fossero state piccole?), tanti animali marini, conchiglie ed alghe attaccate qui e là. E poi quel bell’orso dalle unghie lucide che vorrei in casa mia… se Damiano fosse amico mio glie ne chiederei uno da mettere all’ingresso. Bell’oggetto… proprio ora che grazie al salone del mobile mi son immaginato una casa fantastica.
Non so come ma il mio amico Damiano si é trasformato da artista duro e provocatore (ve la ricordate la foto con la testa del cadavere?) ad un bravo ed elegante decoratore alla Jeff Koons.
Bello? Bellissimo… Esteticamente meraviglioso… ma, se devo essere sincero, a me manca qualcosa… qualcosa che vivevo nelle sue opere e che ora non trovo più…
E quando esco cerco qualcos’altro che mi riempia perché caro Damiano, mi hai lasciato un grande vuoto.