Tra sogno e colore, un linguaggio artistico universale composto da segni, simboli e scrittura. Più o meno automatica, più o meno inconscia. La mostra MIRÓ! Sogno e colore -a Palazzo Albergati di Bologna fino al 17 settembre 2017- vuole proprio raccontare (e decifrare) il codice artistico del genio catalano: una rassegna esaustiva della sua opera attraverso 130 opere tra cui 100 olii di grande formato -tutti provenienti dalla Fondazione Pilar i Joan Miró di Maiorca– raccontano la sua storia. Una parabola che si intreccia con quella variopinta e fascinosa dell’isola delle Baleari dove Miró visse dal 1956 fino alla morte nel 1983 e nella quale concretizzò il suo grande desiderio: poter creare in un ampio spazio tutto suo, uno studio dove lavorare protetto dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli.
Proprio lo studio è ricostruito scenograficamente all’interno degli spazi di Palazzo Albergati. Sogno e colore di Miró, la sua interiorità e il modo di pensare, il profondo attaccamento alle sue radici e identità, la continua ricerca di novità: queste le chiavi per comprendere capolavori come Femme au clair de lune (1966), Oiseaux (1973) e Femme dans la rue (1973) oltre a schizzi esposti a Bologna per raccontare la sperimentazione ricercata da Miró all’interno delle principali correnti artistiche del ventesimo secolo come il Dadaismo, il Surrealismo e l’Espressionismo.
Il percorso, cronologico e tematico allo stesso tempo, presenta la produzione degli ultimi trent’anni della vita di Miró: un periodo indissolubilmente legato alla “sua” isola dove, negli anni Sessanta e Settanta, si dedica a temi prediletti come donne, paesaggi e uccelli accanto a paesaggi monocromi e ai lavori -quelli degli ultimi anni- fatti con le dita, stendendo il colore con i pugni mentre si cimentava nella pittura materica, spalmando gli impasti su compensato, cartone e materiali di riciclo. Nella fase finale della sua produzione artistica, Miró riduce notevolmente i motivi iconografici per raccontarci invece di un solido universo e le sue stelle, di nude linee femminili e di figure falliche, di personaggi ibridi in opere costellate da teste, occhi e uccelli. L’artista semplifica anche i colori della sua tavolozza tornando a tonalità più austere con una preponderanza crescente del nero. Il suo vocabolario si riduce a una piccola rosa di argomenti – in cui la natura ha un ruolo primario – e le forme si semplificano in una straordinaria varietà di combinazioni. Qui si esprime la magia del cosmo, delle stelle e dei pianeti in un firmamento irraggiungibile, immaginato o desiderato. Così il tema degli uccelli è trattato come attributo di libertà, legame tra il nostro mondo e l’universo; la donna – trattata non nella sua pura fisicità – pervade il suo lavoro divenendo fonte di vita, immagine connessa al primitivo e al rituale, agli uccelli, alle stelle o al sole, ma talvolta anche come essere erotico, inquietante o violento.
Ha scritto il grande Gillo Dorfles in un suo saggio che “l’incontro di fantasia e di controllo può spiegare la base fondamentale dell’arte e della personalità di Joan Miró”. Trasgressivo, anticonformista e selvaggio, l’artista catalano per tutta la vita ha affiancato alla sua anima più contemplativa una poetica unica riconoscibile nelle opere esposte a Palazzo Albergati.
Informazioni utili
Miró! Sogno e colore
11 aprile – 17 settembre 2017
Palazzo Albergati, via Saragozza, Bologna
Orari
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti
Intero € 14,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa)
Tel. +39 051 030141