Alla Triennale di Milano va in scena una spettacolare narrazione sulle migrazioni nella nostra contemporaneità, grazie a “La terra Inquieta”. La mostra –frutto del sodalizio creativo fra la Fondazione Nicola Trussardi e l’istituzione ospitante- porta alla luce contraddizioni e ipocrisie, speranze e sogni di un mondo globalmente frastagliato.
Conflitti e speranze di un continente in movimento
Una farfalla dalle dimensioni surreali si staglia con orgoglio prima di partire alla volta di terre lontane…ma qualche metro più in la gli oggetti personali sopravvissuti alle acque di Lampedusa inscenano una processione funebre per le vittime del mare.
Come suggerisce il titolo –un omaggio letterario alla raccolta di poesie dello scrittore ed etnografo Édouard Glissant- “La terra inquieta” pone la lente d’ingrandimento su uno degli aspetti più urgenti e controversi del nostro tempo: la convivenza fra le culture, in senso lato. Alla Triennale di Milano va in scena un viaggio a tinte forte, attraverso un mondo ferito dai conflitti sull’identità dei popoli e martoriato dagli scontri sui fenomeni migratori, ma anche desideroso di costruire una civiltà umanamente degna e politicamente democratica.
Il percorso espositivo. Un’antologia del nostro tempo
Grazie alla regia curatoriale di Massimiliano Gioni, i lavori di 65 talenti internazionali si dislocano su due piani del Palazzo dell’Arte, per una narrazione policentrica e polifonica su un presente in continua trasformazione. Queste opere dal potente impatto emotivo portano in scena sentimenti contrastanti: individualità e socialità, perdita e speranza, senso di isolamento e desiderio di appartenenza. Un proliferare di dipinti, sculture e installazioni, ma anche di fotografie, testimonianze-video e memorabilia da vita a un reportage in cui la cruda verità si mescola al lirismo sinestetico e gli scenari apocalittici dialogano con il sogno di un’isola non trovata. Così, se da una parte l’artista algerino Adel Abdessemed colloca al centro della sala un barcone ricolmo di sacchi neri e il talento turco Banu Cennetoglu riporta l’elenco dei nomi dei migranti che hanno perduto la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa; dall’altra parte c’è chi confida nella prospettiva di un cambiamento, come testimoniano l’appello al vaticano per concedere la cittadinanza agli apolidi firmato dall’attivista cubana Tania Bruguera o l’audace tributo a “Il quarto stato” di Pelizza da Volpedo realizzato dal pittore cinese LiuXiadong.
Mare Nostrum. Mappe e itinerari di viaggio
Sala dopo sala si scoprono i viaggi per mare (talvolta andati a buon fine, ma troppo spesso conclusasi tragicamente) di un continente nomade, alla perenne ricerca di una patria perduta e talvolta mai conosciuta. Così, il tema delle rotte assume una cadenza costante, attraverso modellini di barche a vela e grandi scialuppe di fortuna, suggestivi itinerari tracciati a biro e sofisticati sistemi topografici. In questo pellegrinaggio è impossibile non perdersi nelle terre emerse dell’enorme mappa di Alighiero Boetti e nelle luci al neon della scritta “Mare Nostrum” firmata Runo Lagomarsino
L’arte del futuro. Verso il cambiamento
Al termine del percorso espositivo colpisce come nel presente più recente molti artisti si siano appellati al proprio senso di responsabilità sociale, facendosi “reporter” di una realtà che, per essere cambiata, necessita anzitutto di essere conosciuta nella sua veridicità. Che dire, forse l’arte può davvero contribuire alla costruzione di un mondo migliore.
Informazioni utili
La terra inquieta
Una mostra ideata e curata da Massimiliano Gioni/ Promossa da Fondazione Nicola Trussardi e Fondazione Triennale di Milano/ Direzione Artistica Settore Arti Visive Triennale Edoardo Bonaspetti
La triennale di Milano
Viale Alemagna 6, 20121 Milano
Fino al 20 agosto 2017
http://www.triennale.org/mostra/la-terra-inquieta/
