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Gli Anni ’70 dell’arte raccontati da Giancarlo Bassotti, curatore de La Densità del vuoto a Jesi

Anni Settanta in mostra a Jesi Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi

La densità del vuoto. Gli anni ’70 dell’Arte, riempe gli spazi di Palazzo Bisaccioni di Jesi. Quel fatidico e favoloso decennio che ha cambiato radicalmente il modo di concepire l’arte in Italia (e non solo) viene illustrato dall’esposizione marchigiana. La mostra -organizzata in collaborazione con la Galleria d’Arte Gino Monti di Ancona- fornisce uno spaccato di quelli che sono stati gli anni Settanta nel mondo dell’arte, analizzando il fenomeno dell’arte concettuale attraverso gli artisti che ne hanno fatto parte con la volontà di rendere lo straordinario fermento di ricerca che ha percorso quegli anni. Una mostra corale che racconta le sfaccettature, le similitudini e le differenze di molti degli artisti che lavorarono a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, con l’obiettivo di ricostruire l’intenso scenario artistico e culturale che animò quel periodo, tra figure di spicco, outsider, personalità più isolate ma non per questo meno innovative, le loro relazioni intellettuali e di amicizia, che portarono la scena artistica italiana, per la prima volta dopo molto decenni, a conquistare la ribalta internazionale. Abbiamo chiesto a Giancarlo Bassotti, curatore della mostra, un paio di delucidazioni sugli “anni” in mostra (i Settanta ovviamente) e sul progetto della mostra.

L’esposizione tratta dei “favolosi” anni Settanta dell’arte. Cosa rappresentano nel panorama artistico nazionale questi anni?

Gli anni Settanta dell’arte, seppur contestuali ai terribili anni di piombo, hanno rappresentato, non solo in Italia, uno dei più vivaci periodi di sperimentazione artistica, in cui le idee espresse nell’opera sono più importanti della sua valenza estetica. La mostra ne vuole rappresentare uno spaccato, visto da un punto di vista non insolito ma poco consueto, ossia quello del collezionismo privato. Infatti le opere esposte in mostra provengono da collezioni private per lo più marchigiane, a testimoniare la presenza di un fermento culturale anche in questa regione“popolata”, oggi come allora, da vari artisti – che possiamo inserire nell’ampio cappello dell’arte concettuale – che nella Marche sono nati o hanno vissuto e lavorato e in alcuni casi continuano ancora a farlo: da Gino De Dominicis a Eliseo Mattiacci, passando per  Ubaldo Bartolini e Claudio Cintoli, fino ad arrivare a Pierpaolo Calzolari che tutt’ora opera tra Fossombrone e Lisbona.

Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi

Il progetto scientifico della mostra.

La selezione di opere, seppur contenuta nel numero – in mostra ce ne sono 45– è stata capillare nella ampiezza di orizzonti che offre, documentando i protagonisti italiani e in parte internazionali di questi anni:l’artista statunitense Joseph Kosuth, che coniò la definizione di arte concettuale. Sol Lewitt, Bois, Buren, e in Italia Alighiero Boetti eGino De Dominicis, gli esponenti dell’Arte Povera da Kounellis a Pistoletto a Zorio, e ancora Ontani, Rotella, Pisani.

Il filone dei Settanta su cui si focalizza la mostra e il perché -per esempio- non è contemplata la ricerca Analitica.

L’arte Analitica, non meno importante, forse perché legata strettamente ad una riflessione ed una pratica esclusiva sulla pittura è stata tralasciata in questo contesto, anche perché non poteva essere rappresentata solo con quattro o cinque opere, ma merita sicuramente una iniziativa dedicata.

Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi

Cosa si intende e come si inquadra il concetto di “Densità del vuoto”, titolo della mostra.

L’arte del secondo dopoguerra ha saputo raccontare il vuoto, analizzandolo, costruendolo e decostruendolo, studiandolo sotto vari punti di vista e sembianze e infine riconoscendogli una valenza intrinseca nel processo creativo di ogni opere e quindi nel suo profondo significato.

Il concetto di ‘densità del vuoto’ ovviamente vuole assumere una valenza ossimorica, un effetto di paradosso, nel tentativo di spiegare l’arte di quegli anni molto densa e ricca di contenuti, ma allo stesso tempo svuotata consapevolmente dei suoi significati tradizionali e degli strumenti classici della pittura e della scultura che vengono abbandonati: basti pensare ai tubi in acciaio inox di Eliseo Mattiacci, al minimalismo complesso di Sol Lewitt, alla teca neoclassica di Enrico Castellani che in un certo senso lo immortala come un fantasma, allo spazio di Paolini da cui prende le distanze.

Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi

L’immagine di copertina è il “Pennello” del marchigiano Ubaldo Bartolini del 1972. La scelta di questa icona e il significato dell’opera.

La scelta come immagine simbolo della mostra del ‘Pennello’ di Ubaldo Bartolini è dovuta proprio al discorso relativo all’abbandono degli stilemi dell’arte cosiddetta tradizionale. Bartolini infatti dipinge sopra le setole di un pennello – lo strumento per eccellenza usato per dipingere – e ritrae un paesaggio, soggetto molto amato dai pittori. Il suo “acrilico su setola” diventa una metonimia, a significare la parte per il tutto: il pennello contiene già l’immagine che andrà a formare, è allo stesso tempo strumento e idea, è il concetto che rappresenta la pittura e non il dipinto o il manufatto in sé per sé. Bartolini porta avanti una riflessione sulle modalità attraverso cui intende la pittura e più in generale l’arte, emblematica per tutto il percorso espositivo.

L’importante presenza di artisti marchigiani nel percorso espositivo ribadisce la principale mission della Fondazione, quella della valorizzazione del territorio…

La stessa scelta dell’opera di Bartolini come immagine della mostra, è significativa e esplicativa rispetto agli obiettivi della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi che sin dalla sua fondazione ha come mission quella di valorizzare le eccellenze del territorio, attraverso l’arte e non solo. La mostra ‘La densità del vuoto. Gli anni ’70 dell’arte’ fa parte di un progetto pluriennale che la Fondazione porta avanti dal 2015 dedicata proprio ad artisti e correnti che ebbero degli sviluppi e dei rappresentanti significativi nelle Marche. A cominciare dalla mostra dedicata ad Osvaldo Licini, quella relativa alla Scuola Romana, per finire all’inizio del 2017 con la mostra ‘Futurismi’ che ha indagato gli sviluppi che il futurismo ha avuto nelle Marche a partire dal 1922.

Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi

La scelta delle opere in mostra vanno oltre gli anni Settanta arrivando fino all’ultimo decennio. Ha ancora senso protrarre la ricerca dei Settanta negli anni Duemila?

L’Arte concettuale ha preparato la strada alla maggior parte dei movimenti che l’hanno succeduta, come la Land Art, l’Arte Povera, la Body Art, la Narrative Arte che, sia pure con le loro differenze specifiche, sono caratterizzate da una inequivocabile comune denominatore e possono essere tutte considerate figlie dell’arte concettuale. Molti artisti che hanno lavorato in quegli anni sono tuttora attivi e quindi ci è sembrato giusto dare uno spaccato anche più attuale della loro produzione.

Tutte le informazioni: http://www.fondazionecrj.it/la-densita-del-vuoto-gli-anni-70-dellarte/

Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi
Anni Settanta in mostra a Jesi
La campagna attorno a Jesi (Foto Luca Zuccala)
La campagna attorno a Jesi (Foto Luca Zuccala)

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