Ha inaugurato a Torino Miró! Sogno e colore. Un viaggio nell’universo artistico di Joan Miró.
Dopo il grande successo delle mostre dedicate a Tamara de Lempicka, a Matisse e a ToulouseLautrec, a Torino la grande arte del ‘900 torna protagonista con un’esposizione dedicata a Joan Miró (Barcellona, 1893 – Palma di Maiorca, 1983).
130 opere, quasi tutti olii di grande formato, saranno esposte nelle sale espositive di Palazzo Chiablese grazie al generosissimo prestito della Fundació Pilar i Joan Miró a Maiorca, che conserva la maggior parte delle opere dell’artista catalano create nei 30 anni della sua vita sull’isola.
>> Tra i capolavori di Joan Miró in mostra troviamo: Femme au clair de lune (1966), Oiseaux (1973), Femme dans la rue (1973).
Come sottolinea la direttrice dei Musei Reali di Torino Enrica Pagella: “I Musei Reali ospitano Miró, dopo Tamara de Lempicka, Matisse e Toulouse-Lautrec. Un nuovo appuntamento con l’arte moderna e con uno degli artisti che ne hanno maggiormente segnato la storia. L’esposizione approfondisce il momento più felice della ricerca dell’artista, tra il 1956 e il 1983, anno della morte, ed evidenzia opportunamente le radici storiche e visive che l’hanno alimentata”.
Miró! Sogno e colore presenta la produzione degli ultimi trent’anni della vita di Joan Miró: un periodo legato alla “sua” isola dove, negli anni Sessanta e Settanta, l’artista si dedica a temi prediletti come donne, uccelli e paesaggi monocromi.
In mostra anche i lavori degli ultimi anni della sua produzione, quelli della pittura materica, fatti con le dita e dal colore steso con i pugni spalmand gli impasti su compensato, cartone e materiali di riciclo.
Con un linguaggio artistico universale e una poetica irripetibile, nelle opere Miró è forte il senso di appartenenza e di fusione alla sua terra, Maiorca, dove concretizzò un grande desiderio, ovvero di poter creare in un ampio spazio tutto suo, uno studio dove lavorare protetto dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli. Uno studio unico ricostruito scenograficamente all’interno degli spazi di Palazzo Chiablese con gli oggetti originali.
>> Proprio a Maiorca – dove egli stesso visse dal 1956 fino alla morte nel 1983 – la Fundació Pilar i Joan Miró custodisce una collezione donata dall’artista e da sua moglie che conta 5000 pezzi e che conserva ancora pennelli, tavolozze e attrezzi del mestiere rimasti lì dal giorno in cui è morto, come lui li aveva lasciati.
La mostra Miró! Sogno e colore, suddivisa in cinque sezioni, presenta opere realizzate durante l’ultimo ciclo creativo dell’artista, quello più dinamico e innovativo seppur meno conosciuto.
Prima sezione: Radici. Miró scelse di vivere a Maiorca, sfondo perfetto per la sua creatività e fonte d’ispirazione fino alla fine dei suoi giorni: l’isola gli offre allo stesso tempo, infatti, poesia e arte popolare; magnifici giochi di luce in un felice contrasto con i paesaggi più aridi della Catalogna; il lusso di poter vivere e lavorare in intimità immerso in una natura primordiale e nel silenzio. Il profondo legame tra Miró e la natura esercita una grande influenza sulla produzione dell’artista. Da questo scaturisce così la passione per la grandiosità delle manifestazioni artistiche delle culture primitive e per la pittura rupestre; la contemplazione dei dipinti preistorici che suggeriscono semplicità e purezza delle linee.
Seconda sezione: Principali influenze artistiche di Miró. Un artista con l’anima di un poeta che proprio nei poeti trova i suoi migliori interlocutori.
Per Miró la poesia è impulso emotivo, quel momento visionario – di primaria importanza nel suo lavoro – che collega il cuore e la mente. Parole, iscrizioni e segni diventano veicoli attraverso i quali esprimere una sorta di accattivante magia che infonde alla sua pittura significati complessi e catene d’associazioni. L’artista fa poche distinzioni tra pittura e poesia, i suoi dipinti sono testi visivi che danno vita a un nuovo tipo di linguaggio.
Al pari della poesia, l’estetica e la filosofia orientali attirano Miró che ne fa fonte d’ispirazione nella sua attività creativa.
Nel 1966, in occasione della più grande retrospettiva dedicata all’artista in Giappone, Miró si reca a Tokyo e Kyoto per la prima volta e qui è in grado di sperimentare in prima persona la cultura Zen, il potere delle poesie Hai-ku e gesti dei maestri calligrafi.
Terza sezione: Maiorca. Gli ambienti in cui creava. Nei primi anni cinquanta Joan Miró inizia a sentire il bisogno di fissare la sua residenza e di poter realizzare il suo sogno: avere un laboratorio dove poter esercitare il suo lavoro. Nel 1956 stabilisce la sua residenza permanente a Maiorca.
L’amico e famoso architetto Josep Lluís Sert progetta il laboratorio Sert che oggi ospita una moltitudine di tele non finite. Proprio in questo studio Miró realizza più di un terzo di tutta la sua produzione artistica.
Ma nel 1959 Miró si sposta in una tipica e grande casa di campagna maiorchina del Settecento, Son Boter, dove sperimenta la scultura monumentale e dipinge le opere più grandi mantenendo la riservatezza cui teneva particolarmente. Qui Miró ci trasporta in un mondo nascosto e lontano, un mondo primitivo che evoca le pitture rupestri, prive di composizione. Sono i cosiddetti “mostri”, emozionanti e commoventi nella loro semplicità formale.
Quarta sezione: La metamorfosi plastica (1956-1981). Tra il 1955 e il 1959 Miró – anche grazie al grande spazio che ha a disposizione a Son Boter – mette da parte la pittura per dedicarsi quasi esclusivamente alla ceramica, all’incisione e alla litografia. Nel 1959 riprende la pittura intensificando il grado di espressività, prova nuovi media e nuove forme di scrittura. Trasgressore, ribelle e anticonformista: un Miró che si confronta coi suoi dipinti degli anni Quaranta e Cinquanta; un Miró che ricerca nei dipinti degli anni Trenta, nell’Espressionismo astratto americano o nell’arte orientale; un Miró che, per raggiungere un nuovo obiettivo, aumenta l’espressività del gesto attraverso la grafica, schizzi, tracce, macchie, collages e chiodi.
Quinta sezione: Vocabolario di forme. Nella fase finale della sua produzione artistica, Miró riduce notevolmente i motivi iconografici per raccontarci invece di un solido universo e le sue stelle, di nude linee femminili e di figure falliche, di personaggi ibridi in opere costellate da teste, occhi e uccelli. L’artista semplifica anche i colori della sua tavolozza tornando a tonalità più austere con una preponderanza crescente del nero..
L’opera di Joan Miró ha aperto la strada a una nuova concezione della pittura basata su un linguaggio visivo, fisico e materico, e su codici pittorici innovativi che portarono un importante cambiamento nella pratica artistica contemporanea.
Titolo Miró! Sogno e colore
4/10/17 – 14/01/201
A cura di Pilar Baos Rodríguez
Palazzo Chiablese
Piazzetta Reale, Torino