Fra neanche un mese, l’11 novembre 2017, apre finalmente il Louvre di Abu Dhabi, dopo dieci anni di gestazione, cinque più del previsto, tra crisi economica e controversie, per ritardi e rallentamenti dovuti pure al calo dei prezzi del greggio. Costo, un miliardo di euro, 400 milioni solo per poter usare il marchio, e 582 per edificare la struttura, che sorge sull’isola di Saadiyat, non lontano dal cuore finanziario della capitale degli Emirati Arabi Uniti.
Il contenitore, pensato e progettato come una città museo, è un vero e proprio capolavoro dell’architettura, concepito da una dei più celebri architetti del mondo, Jean Nouvel, vincitore fra l’altro del premio Pritzker, considerato come il Nobel di questo settore. L’edificio ha le sembianze di un’enorme cupola argentata, di 180 metri di diametro, sul tetto della quale posano figure geometriche in stile arabeggiante, composte da otto strati di acciaio disegnati e sistemati in modo tale da lasciar filtrare la luce del giorno, per proiettare in questa maniera fasci luminosi a stella, diversi a seconda dell’ora e della stagione, sia dentro che fuori dal gigantesco complesso. All’interno delle 23 gallerie permanenti, che segnano il percorso del museo, per un’estensione di 8600 metri quadrati, saranno esposte 600 opere d’arte, 300 delle quali concesse in prestito per il primo anno da 13 musei francesi.
Come hanno tenuto a sottolineare sia il presidente dell’Autorità del Turismo e della Cultura di Abu Dhabi, Mohamed Khalifa Al Mubarak, che il direttore scientifico dell’Agencie France Museum, Jaen Francois Charnier, «l’apertura del Louvre rappresenta una pietra miliare nello sviluppo della cooperazione tra gli Emirati Arabi e la Francia», dieci anni dopo la firma dell’accordo intergovernativo che ne sanciva la nascita.
Questo museo è nei fatti uno dei progetti culturali più ambiziosi del mondo. L’accordo fra i due Paesi include il prestito del nome del Museo del Louvre per 30 anni e 6 mesi, mostre temporanee per 15 anni, e la consegna per un periodo di dieci anni di opere che provengono da 13 selezionati musei francesi. Fra queste spiccano il Ritratto di Dama, noto anche come la Belle Ferronière, di Leonardo da Vinci, appartenente al Louvre, l’Autoritratto di Vincent Van Gogh del Musée d’Orsay et de l’Orangerie, la Statua di Apollo del Belvedere di Francesco Primaticcio detto il Bologna, prestata dallo Chateau de Fontainebleau, Napoleone che attraversa le Alpi di Jacques Louis David proveniente dal Castello di Versailles.
La maggior parte delle opere avrà come oggetto la storia delle grandi civiltà umane e delle religioni. «L’idea è quella di mandare un messaggio di tolleranza», ha detto Mubarak. Saranno rappresentate epoche che spaziano dalla preistoria alla contemporaneità. Una cosa molto importante, che merita di essere sottolineata, è che il Louvre di Abu Dhabisarà esente da ogni divieto di rappresentazione del nudo, nella pittura e nella scultura, sacre o meno. «Abbiamo carta bianca in tutti i campi», ha assicurato Jean Francois Charnier. «Mettendo vicino un lavoro cinese a uno islamico mostreremo i legami e le similitudini fra le varie culture. L’’obiettivo è far vedere che nella storia ci sono più collegamenti e ponti che muraglie».
Così, ad esempio, in una delle gallerie cronologiche e tematiche che riempiono il Museo, quella dedicata alle religioni universali, saranno esposti insieme un Foglio del Corano Blu (preziosissima copia del secolo X con versi sacri in filigrana su pagine di pelle di colore blu), una Bibbia gotica e testi del Buddismo. «Gli ospiti entreranno in un luogo di luce, che sarà un posto di incontro rilevatore di un numero planetario di culture che attraversano mari e secoli», ha detto Jean Nouvel. L’architettura che lui ha concepito dovrà «proteggere i suoi tesori. E’ un omaggio alla città araba, alla sua poesia». E alla storia della civiltà. Ma questo progetto molto ambizioso non si ferma solo all’abbraccio ideale fra culture e religioni oggi apparentemente così lontane. Abu Dhabi ha scelto di pensare in grande, in tutti i sensi, e in quella stessa area, dopo il Louvre, dovrebbero nascere altri due musei, Guggenheim e Zayed, assieme a ville residenziali, alberghi e negozi. Un vero e proporio quartiere museale, tra mare e sabbia. Come se Abu Dhabi sognasse di diventare la Parigi del deserto.
Certo, non tutto è sempre filato liscio fino adesso, e soprattutto in Francia le polemiche sono state molto accese, perché in tanti non erano molto d’accordo sul fatto di concedere tutti quei capolavori agli Emirati. Quello che faceva più paura era il problema della loro conservazione in un ambiente estremo dal punto di vista climatico, che supera normalmente i quaranta gradi. Non è che le polemiche siano scomparse del tutto. Anche se Mubarak ha assicurato che faranno ogni cosa per tutelare queste opere: «Tutto quello che ci hanno richiesto, l’abbiamo già realizzato». Abu Dhabi ci ha scommesso troppo. Non può perderci così.
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Nel suo delirio rimane comunque un’operazione migliore di quella di fare la guerra!