Nanni Balestrini in mostra con Ottobre Rosso alla Fondazione Mudina di Milano.
Balestrini ricombina immagini e parole dei protagonisti di allora in nuovi composti, secondo morfologie e sensibilità inedite, rimescolando il serbatoio dell’arte e delle idee contro ogni forma di inerzia e di asfissia.
Il punto di osservazione qui non è però storico ma ideale, come ideale fu l’arte sovietica d’avanguardia nel suo apogeo dal 1907 al 1917, con la sua profonda azione di rottura e poi di stimolo a investire con nuove forme ogni area della nascente vita sociale e proporre un’estetica rivoluzionaria estesa ad ogni livello.
Questo voleva dire trascorrere senza soluzione di continuità dalla concretezza della tuta operaia e della stufa progettate da Tatlin nel 1918 al neospiritualismo suprematista di Malevič della seconda metà del 1915, e poi via via attraverso i manifesti, le locandine, le scenografie, il design, gli apparati per le feste rivoluzionarie e le fiere dell’industria.
Ecco l’esempio di una pratica dell’arte, qui e là, interdisciplinare e transnazionale, alta e bassa, che ascoltando il demone delle sue potenzialità ha mostrato sia l’indeterminatezza dei codici visivi quanto la loro infinità possibilità d’apertura, oltre la storia stessa, con la liquidazione staliniana dell’arte rivoluzionaria e i suoi recuperi successivi.Oltre la storia vale sia per l’arte d’avanguardia russa che per Nanni Balestrini, perché un demone comune li abita entrambi: la continua mobilità delle piattaforme espressive con la loro costante interazione, che poi significa messa al bando della tradizione immutabile, della difesa oltranzista del passato e delle sue eredità.
Per Balestrini il lavoro è in realtà un lavorìo, continuo e meticcio, ed è su questo terreno d’una tendenzialità plurilinguista che avviene il prodigio per cui oggi la fenice risorge.
Ottobre Rosso
Gianluca Ranzi
Fondazione Mudima | Via Tadino 26, Milano
25 ottobre – 10 novembre 2017