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L’Insulto: riconciliarsi con la storia, riconciliarsi con se stessi

L'insulto ZIAD DOUEIRI

L'insulto ZIAD DOUEIRI

L’Insulto, al cinema dal 6 dicembre. Uno dei film più importanti del 2017.

Presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Coppa Volpi a Kamel El Basha per la migliore interpretazione maschile e candidato per il Libano agli Oscar 2018 come Miglior Film Straniero: L’Insulto entra di diritto nella lista dei film più importanti del 2017.

L’Insulto è la storia di un litigio nato da un banale incidente, che porta in tribunale Toni e Yasser. La semplice questione privata tra i due si trasforma in un conflitto di proporzioni incredibili, diventando poco a poco un caso nazionale, un regolamento di conti tra culture e religioni diverse con colpi di scena inaspettati. Toni, infatti, è un libanese cristiano e Yasser un palestinese. Al processo, oltre agli avvocati e ai familiari, si schierano due fazioni opposte di un paese che riscopre in quell’occasione ferite mai curate e rivelazioni scioccanti, facendo riaffiorare così un passato che è sempre presente.

Potrebbe sembrare un film su un fatto grottesco, ma quanto avvenuto subito dopo la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ci fa invece capire l’estrema attualità dei meccanismi messi in scena. Il regista difatti,  di ritorno dalla Mostra di Venezia, è stato fermato a Beirut. Le autorità libanesi lo avevano accusato collaborazionismo col nemico israeliano. The Attack, suo film del 2012, girato in Israele, è tutt’ora al bando il Libano e in molti paesi arabi.L'insulto ZIAD DOUEIRI L’Insulto è un film che riesce a indagare meccanismi complessi – e dolorosi – senza mai cadere nel retorico. Non cede mai il passo alla pedanteria o alla noia, riesce anzi a mantenere costante una tensione vivida e palpabile, inserendo anche, in maniera tanto ardita quanto intelligente, delle sfumature ironiche.

Quella tra Toni e Yasser è una resa dei conti che gradualmente accresce l’attenzione nazionale: le rivolte scoppiano per le strade, gli esperti discutono in televisione, ma la vicenda è un MacGuffin per un’analisi lucida e feroce sulle cause che stanno attorno alla nascita di un conflitto – privato o politico che esso sia. E spesso la causa è -semplicemente- un altro conflitto, precedente o parallelo. La guerra civile in Libano è finita, ufficialmente, nel 1990, ma una vera riconciliazione non c’è mai stata, le ferite non si sono mai rimarginate e la storia è piena zeppa di episodi appartenenti a una zona grigia, ancora oggi privi di chiarezza.

Il film è un’affascinante parabola che esplora la tensione tra le comunità arabe del Libano e le ramificazioni interculturali implicite in quella che può sembrare, a un primo sguardo, una faida ridicola. Il regista restituisce attraverso uno sguardo tanto sobrio quanto attento uno specchio degli effetti che un trauma storico, anche se dimenticato -rimosso, cancellato- ha sulla moderna società libanese. Riconciliarsi con la storia, per i protagonisti, vuol dire anche riconciliarsi con se stessi. L’Insulto è un film magistrale.

L’Insulto: guarda il trailer italiano

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