L’Ora Più Buia. Al cinema dal 18 gennaio Winston Churchill e la potenza del linguaggio.
Il 2017 è stato l’anno di Dunkirk, il film di Christopher Nolan sull’Operazione Dynamo. Il 2018 si apre con L’Ora Più Buia di Joe Wright. I due film sono complementari, due facce della stessa medaglia. Nel film di Nolan assistiamo all’operazione sul campo, in quello di Wright (ri)scopriamo quello che nel frattempo stava succedendo negli uffici del potere.
L’Ora Più Buia si concentra sulle prime settimane di Winston Churchill alla guida della Gran Bretagna, agli inizi della Seconda Guerra Mondiale.
L’elezione di Churchill come Primo Ministro non è stata priva di contrasti, ai più -Re Giorgio VI compreso- appare inadatto a ricoprire quel ruolo, soprattutto in un contesto come quello europeo che è sull’orlo del baratro. Gli Alleati continuano a raccogliere sconfitte contro le truppe Naziste, l’intero esercito britannico è arenato in Francia, gli Stati Uniti ancora non hanno intenzione di muovere un dito.
Churchill a seguito di una crisi di governo riceve quindi con grande urgenza -nello scetticismo generale- la guida del governo il 10 maggio 1940.
Mentre la minaccia di un’invasione del Regno Unito da parte delle forze di Hitler si fa sempre più reale e 300.000 soldati della Regina sono bloccati a Dunkirk, Churchill si trova a combattere contro i membri del proprio partito, dell’opposizione e con Re Giorgio VI per la salvezza del Paese e, non di meno, della propria reputazione.
La situazione è drammatica: il governo preme per negoziare una pace con la Germania (come suggerito dal Conte di Halifax e l’uscente Primo Ministro Neville Chamberlain), ma Churchill è inflessibile: nessun negoziato con i nazisti. A vestire i panni di Winston Churchill è Gary Oldman, fresco di Golden Globe per la sua interpretazione e sempre più vicino all’Oscar. L’attore inglese (Dracula di Bram Stoker, La Talpa, Child 44) fornisce un’interpretazione di straordinaria sensibilità, trucco e parrucco lo rendono esteticamente simile a Churchill ma gestualità e voce lo trasformano in un grande personaggio: a volte sgradevole, inopportuno, eccentrico, ma anche insicuro, tormentato, inaspettatamente delicato.
Kristin Scott Thomas (Only God Forgives, Nella Casa, Arsenio Lupin) interpreta Clemmie, la moglie di Churchill: sua confidente, compagna e coscienza critica. Classe e stile, intelligenza e sagacia; aggettivi che in maniera perfetta descrivono entrambe le donne. Non poteva esserci quindi scelta più azzeccata.
Lily James (Baby Driver, Pride and Prejudice and Zombies) è invece Elizabeth Layton. la segretaria personale di Churchill. A lei è affidato il ruolo di sguardo del pubblico: è lei che si trova catapultata di punto in bianco nel mondo di Churchill e che deve imparare a conoscerne le bizze, le debolezze e i punti forti. È spaventata, ma testarda. L’Ora Più Buia è un film magistrale e restituisce sul grande schermo la complessità di un personaggio che ha fatto, letteralmente, la storia. Il film è un’esaltazione del potere della parola. “Le parole possono, e devono, cambiare il mondo. Esattamente come è successo con Winston Churchill nel 1940” ha dichiarato Anthony McCarten, produttore e sceneggiatore del film – nominato per il Premio Oscar© per La Teoria del Tutto – The Theory of Everything.
Winston Churchill iniziò la propria carriera come giornalista. La scrittura è stato il suo primo grande talento, quello in cui è riuscito sempre meglio. Era uno scrittore prima di qualsiasi altra cosa e le sue parole sono diventate un patrimonio per tutti.
Il film difatti ruota attorno a tre discorsi scritti e pronunciati da Churchill in quelle tragiche e complicatissime settimane tra il maggio e il giugno del 1940.
Churchill ha risollevato un Paese dal baratro e l’ha fatto parlando al suo popolo.
Joe Wright (Espiazione, Anna Karenina) si conferma con L’ora Più Buia un regista dal talento eccezionale, non sempre apprezzato come meriterebbe (Hanna ingiustamente sottovalutato; giustamente stroncato Pan che nonostante tutto resta un film incomprensibilmente magnetico).
Dirige con una classe e una forza senza eguali, dando vita a una vicenda tanto scura quanto romantica -anche nelle invenzioni narrative; quella della metropolitana ad esempio, tanto surreale quanto funzionale- mettendo al centro degli eventi la potenza del linguaggio.