Brafa Art Fair, l’eclettica fiera belga giunta alla 63° edizione, apre al pubblico il 27 gennaio al Tour & Taxis di Bruxelles. Anche quest’anno non mancherà la presenza italiana, tra ritorni e new entry. Ufficialmente i paladini italiani sono cinque: Chiale Fine Art; Il Quadrifoglio – Brun Fine Art; Robertaebasta; Theatrum Mundi e Tornabuoni Arte (con l’aggiunta di altri nostri connazionali che hanno aperto gallerie all’estero). Brafa, una delle più antiche fiere d’Europa, è considerata anche una delle più eclettiche, con opere che spaziano dall’archeologia classica e arte tribale fino all’arte contemporanea.
Lo stand italiano che più di tutti rispecchia questa caratteristica di eclettismo è Theatrum Mundi di Arezzo. Alla base del progetto della galleria, nata nel 2015 dall’idea di tre soci (esperti in diversi settori), vi è il desiderio di riportare al XXI secolo il concetto della Wunderkammer. Ci spiega Iacopo Briano: «Ci siamo chiesti cosa vorrebbe mettere un nobile europeo oggi nella sua collezione. E secondo noi la risposta è tutto ciò che è esotico, meraviglioso e che rappresenta la scienza in questo momento. Tutto è già stato scoperto, quindi bisogna andare al di fuori dal mondo». Ecco dunque che in stand è possibile trovare una meteorite e la tuta spaziale sovietica del cosmonauta russo Strekalov in perfette condizioni (richiesta 130 mila euro), passata in un’asta Sotheby’s nel 1993 dedicata alla “Storia spaziale russa”. Continua Briano: «Gli animali ormai li abbiamo scoperti tutti e catalogati, noi quindi portiamo i fossili». Primeggia per dimensione, un grande teschio di triceratopo (valore 230 mila euro) scoperto nel Wyoming, dove sono statti trovati un gran numero di fossili. Sottolinea l’esperto: «In galleria ad Arezzo abbiamo uno scheletro di 13 metri».
Ma Theatrum Mundi è, come si definisce la galleria stessa, un “Cabinet of curiosities”: si occupa di arte nel senso più lato possibile e mescola quindi oggetti classici come l’archeologia egiziana, fino addirittura ai costumi del cinema, i miti del tempo moderno. Una tartaruga ninja è proposta 65 mila euro. Si tratta di uno dei costumi creati da Jim Henson (che ha ideato anche i Mappet) per il film del 1990 “Tartarughe Ninja alla riscossa”. Si tratta di un pezzo unico del set del film (il solo dei quattro che si è salvato) ed è arrivato fino a oggi in ottime condizioni perché custodito nella collezione privata del produttore del film. La scelta della galleria di partecipare a questa fiera è stata fatta per via del suo mercato, storicamente molto eclettico. «I collezionisti belgi sono molto aperti alla novità – conclude Briano- Il fumetto è entrato a Brafa da un po’ di anni, è ormai riconosciuto che si possa rapportare con gli Old Master Paintings senza problemi e quindi è il pubblico di Brafa è il target che cerchiamo. C’è un po’ di provocazione, vogliamo uscire dagli schemi, ma c’è una ricerca del pezzo che ha una storia e una valenza artista».
L’altra new entry italiana della fiera è la galleria Tornabuoni Arte, che qui per la prima volta unisce l’antico al moderno. Secondo gli esperti della galleria questa è la fiera giusta per proporre questo dialogo. Lo stesso allestimento vuole suggerirlo, affiancando opere di Fontana o Burri a pezzi antichi, come le due tele di Jacques de l’Ange (che stimano intorno ai 250 mila euro). Federico Berti (esperto per l’arte antica nella sede di Firenze) spiega: «È interessante portare questo autore a Brafa perché si tratta di un pittore fiammingo, proprio di queste zone, di Anversa». Tra le altre opere in stand si segnala il tondo del Maestro di Greenville (150 mila euro) che raffigura una Madonna con Bambino e due Santi e «un pezzo che raffigura i Re Magi (180 mila euro) più problematico perché non è ancora stato possibile fare una attribuzione certa. Sicuro è solo il periodo storico (inizi Cinquecento), non vi è una collocazione geografica molto precisa. È evidente però che l’autore guardi a Pinturicchio» conclude Berti.
Per il moderno invece le due opere che rappresentano di più la galleria, la sua storia, la sua vocazione e soprattutto la promozione dell’arte italiana del dopo guerra all’estero sono due “Concetto Spaziale. Attese” di Lucio Fontana. Racconta Francesca Piccolboni (responsabile della sede parigina della galleria): «Ci sono voluti più di dieci anni per mettere insieme due opere come queste, una bianca e una rossa – i colori più ricercati nel mercato di Fontana, entrambe con un solo taglio centrale e con le stesse misure». Sono stati allestiti come pendant ma sono venduti separatamente. La richiesta per il taglio bianco è di 2,5 milioni di euro. Mentre quella per il taglio rosso intorno ai tre milioni.
È di poche settimane fa la notizia che a marzo 2018 aprirà a Firenze un nuovo museo che ospiterà la “Collezione Roberto Casamonti”, una raccolta molto varia e ampia che spazia anche nell’arte contemporanea e straniera. A Brafa infatti è esposto anche un progetto di Christo –sue opere in tantissimi stand sull’onda della sua presenza come ospite d’onore di questa edizione della fiera- per il quale la richiesta è 450 mila euro (Running Fence, Project for Sonoma and Marin Counties, California). Per Tornabuoni Arte la scelta di esporre a Brafa è arrivata per continuare a coltivare relazioni che la galleria parigina, relativamente vicina a Bruxelles, ha già sul territorio belga e soprattutto per crearne di nuove.
Tra le altre gallerie italiane si segnala Robertaebasta, che è presente a Brafa da diversi anni. Quest’anno ha portato quasi tutti pezzi provenienti dal Bel Paese, «tutti i migliori del Novecento italiano» ci racconta Roberta Tagliavini, titolare della galleria insieme a Mattia Martinelli. Fornasetti, Ico Parisi, Gio Ponti, Fontana Arte, un salotto di Federico Munari, con stime che vanno da 10 mila a 300 mila euro circa. Non solo Design. Appeso alle pareti dello stand anche un Alighiero Boetti, un lavoro a biro che costa 350 mila euro. «Tra i pezzi più rari che abbiamo portato un piccolo tavolo del 1950, una collaborazione di Fornasetti e Gio Ponti, che costa 65 mila euro» conclude la Tagliavini.
Il Quadrifoglio – Brun Fine Art ha portato una selezione di oggetti di epoche diverse, tra cui mobili veneziani e romani. Tra le sculture, un “Sansone e il Leone” di Andrea Baratta studiata da Andrea Bacchi è offerto a 500 mila euro; una “Vanitas” del sud Italia XVIII secolo in legno dorato è degna di nota per una particolarità che la contraddistingue: è un pezzo unico di legno scolpito insieme alla base, intagliata nello stesso legno.
Poi vi sono quadri moderni, come un Lucio Fontana verde (tre tagli) del 1959 che è stimato intorno al milione di euro. Tra i cinque bronzi di Sirio Tofanari, un delizioso cane seduto firmato e datato 1928 (c’è anche il marchio della fonderia) è stimato circa 50 mila euro. Non mancano anche i coralli, reliquari, capezzali realizzati a Trapani tra il il XVII e il XVIII secolo, incisi sul retro.
Da Chiale Fine Art un parafuoco in legno dorato di Giuseppe Maria Bonzanigo, scultore ed ebanista. La galleria presenta anche il documento di quando è stato ordinato -il 5 aprile del 1764- e il prezzo (400 lire). L’arazzo al centro del parafuoco è della manifattura di Beauvais. Costa 200 mila euro.
Tra le altre perle dello stand, uno stucco della bottega di Donatello. Si tratta di una Madonna con Bambino che proviene dalla collezione del Museo Bardini. Il modello è atipico, perché il bambino è appoggiato sulla cornice, raffigurato eretto e non in braccio, quasi a voler uscire dalle braccia delle Vergine. Si tratta di un soggetto poco conosciuto, che è stato studiato dal professore Giancarlo Gentilini. È presentato a 110 mila euro.
Gli italiani che compaiono ufficialmente come portatori delle insegne tricolore sono quelli citati, ma alcune gallerie che hanno sede all’estero, sono animate da nostri connazionali, come quella gestita da Dario Ghio, che è di stanza a Montecarlo. Ghio punta molto sull’oggetto un po’ strano o inusuale.
A Brafa ha portato un cofanetto reliquario regalato a Enrico V, conte di Chambord, tutto in argento e smalti, che custodisce al suo interno una reliquia di santa Radegonda; diversi micromosaici romani e un gruppo di grottesche di scuola bresciana che si rifaceva a Faustino Bocchi. Costano 40 mila euro (tutti e nove) e non sono vendibili separatamente perché, spiega Ghio, «sono deliziose e curiosissime, arrivano da un’unica collezione e sarebbe un peccato dividerle». In stand si trovano anche miniature che vanno da duemila euro in su, fino a pezzi di argenteria con prezzi che spaziano da 6 a 10 mila euro.
Un altro italiano di stanza a Londra è Carlo Repetto. Nel suo stand vi sono diversi progetti di Christo, i cui lavori, come detto, molto appeso a molte pareti di Brafa. Da Repetto Gallery si segnala “Surrounded Islands” un progetto dell’inizio degli anni Ottanta quando Christo e la moglie Jean Claude volarono a Miami per circondare le isole della baia di Biscayne, con teli fucsia. Il prezzo da Repetto Gallery per questo pezzo unico è di 160 mila euro. L’arte italiana è rappresentata da Lucio Fontana con due bocce, che – racconta Repetto- sono molto ricercate dal mercato americano per i riflessi che creano (185 mila euro).
BRAFA ART FAIR 2018
Foire des Antiquaires de Belgique
Tour & Taxis
Avenue du Port 86 C Box 2 A
1000 Brussels – Belgium
t. +32 (0)2 513 48 31 f. +32 (0)2 502 06 86
info@brafa.be
www.brafa.art