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Accumulare e frammentare: i due volti del mondo nell’opera di Arman, a Milano

Arman, Sans titre, 1971 ca, fisarmonica frammentata nel plexiglas, cm 120x120x20 Arman, Sans titre, 1971 ca, fisarmonica frammentata nel plexiglas, cm 120x120x20
Arman, Sans titre, 1971 ca, fisarmonica frammentata nel plexiglas, cm 120x120x20
Arman, Sans titre, 1971 ca, fisarmonica frammentata nel plexiglas, cm 120x120x20

Dal 5 ottobre al 6 dicembre Tornabuoni Arte,nella sede milanese, presenta una monografica su Arman. L’artista del Nouveau Rèalisme è presentato in tutta la sua contraddittoria complementarietà.

La poetica di Arman è spesso contraddittoria: è stato pittore o scultore? Probabilmente la risposta, come spesso accade in questi casi, è entrambi. L’analisi della sua produzione artistica è resa complessa dalla corrente poetica alla quale si collegò: il Nouveau Rèalisme.

A fare luce e approfondimento sull’artista francese è la Tornabuoni Arte, galleria fiorentina che propone nella sua sede milanese, dal 5 ottobre al 6 dicembre, un’esposizione dedicata ad Arman. Fondamentale, come accennato, l’aderenza al Nouveau Rèalisme, movimento sviluppatosi in Francia nel decennio del 1960 e che attirò anche artisti del calibro di Yves Klein. L’idea della corrente è che qualsiasi elemento che ci circonda, i “materiali desunti dalla realtà, anche quella più banale”, sono utili – se non fondamentali – per raccontare l’uomo.

Arman, Sans titre, 2002, violini sezionati, tubetti di vernice e acrilico su tela nera, cm 102x81
Arman, Sans titre, 2002, violini sezionati, tubetti di vernice e acrilico su tela nera, cm 102×81

Lo stesso Arman, dopo un esordio da pittore classico, iniziò ad annettere nelle suo opere scarpe, orologi, monete ed altri oggetti di uso comune. Particolare per l’artista fu il ricorso ad oggetti distrutti, in particolare strumenti musicali. è questa contaminazione della tela a portare la sua produzione sull’ambiguo confine tra pittura e scultura.

Tornabuoni Arte propone quindi un’esposizione monografica, volta a seguire tutta la produzione dell’artista, dai primi anni ’50 in poi. Le opere selezionate puntano a dare un’idea a tutto tondo della poetica di Arman, il quale osservava la realtà dal suo lato industriale e urbano, mettendone in evidenza tutte le contraddizioni possibili.

Arman, Monochrome Accumulation, 1988-89, accumulazione di tubetti e colori acrilici su tela, cm 260x161.
Arman, Monochrome Accumulation, 1988-89, accumulazione di tubetti e colori acrilici su tela, cm 260×161

“Credo che nel desiderio di accumulare sia insito un bisogno di sicurezza, mentre nel distruggere e tagliare vi sia la volontà di fermare il tempo”

La mostra si muove in particolare si sviluppa sul binario creativo che Arman ha sempre percorso: da una parte le Accumulations, dall’altra le Frammentazioni.

Arman credeva fermamente nel principio di accumulazione, e le sue scatole di vetro riempite con immondizia (polvere, fili, scatole di formaggio etc.) riportano i visitatori ai problemi ambientali di tutti i giorni, in primis l’emergenza rifiuti. Con un intento irriverente e provocatorio, gli accumuli di Arman possono sembrare confusionari, ma a una visione più attenta mostrano di essere un insieme perfettamente controllato, frutto della costruzione dello sguardo.

Successivamente la sua poetica varia, annettendo oggetti che differivano tra loro solo per qualche dettaglio, o disintegrati dal loro insieme (come gli struementi musicali). Le due tendenze opposte hanno però continuato a procedere parallele e anche nella mostra vanno a riflettersi fino a diventare complementari.

Arman, Sans titre, 1998, violoncello sezionato, pennelli e acrilico su tela su tavola, cm 122x102x15.
Arman, Sans titre, 1998, violoncello sezionato, pennelli e acrilico su tela su tavola, cm 122x102x15

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