L’altro Rinascimento di fra’ Filippo Lippi in mostra a Roma. Il giovane Lippi e la Madonna di Tarquinia.
Fu il professor Pietro Toesca, trascurato protagonista della cultura artistica del novecento, a riconoscere – nel fortunato corso di un viaggio di studio che lo condusse, cent’anni fa, fino a Tarquinia, nel viterbese – una tavola di Filippo Lippi (Firenze, 1406 – Spoleto, 1469) occultata dalla penombra anonima dell’antica chiesa di Santa Maria di Valverde.
Il dipinto, datato 1437 – opera giovanile, quindi, dell’irrequieto pittore carmelitano, commissionata, con buona probabilità, dal potente cardinale Giovanni Vitelleschi, mecenate e condottiero – è entrato a far parte della rinomata collezione di Palazzo Barberini dove si celebra oggi, con una mostra preziosa, l’anniversario di questo fortuito o provvidenziale avvenimento.
Per l’occasione la Madonna di Tarquinia è accompagnata da una sparuta ma illuminante selezione di opere affini per sensibilità e ispirazione: tra queste, un nucleo di tavole del giovane Lippi accostate ad un San Paolo di Masaccio e a un capriccioso bronzo di Donatello raffigurante uno Spiritello ceroforo.
Protagonisti e fautori, questi ultimi, assieme a Brunelleschi, della dirompente avanguardia rinascimentale fiorentina a cui il carmelitano aderì apportando il proprio eccentrico contributo estetico che l’umanista Cristoforo Landino commentò come gratioso et ornato et artificioso sopra modo. Un giudizio che trova evidente riscontro anche in questa Madonna di Tarquinia, a cui ci accostiamo, naturalmente, con la dovuta deferenza. Incastonata, quasi costretta, in una carpenteria di stile tardo-gotico, la tavola presenta una Madonna – che rimanda in parte al Masaccio del polittico di Pisa – assisa su un trono di marmi mischi illusivamente proteso.
Tra le braccia, un Bambino mercuriale esemplato, sembrerebbe, su di un bronzeo putto donatelliano. La scena sacra è attualizzata in un’ambientazione domestica, tipica soluzione estetica attinta verosimilmente dalla coeva corrente fiamminga.
La luce gioca sulla scena chiaroscurando – con brusco viraggio – il panneggio della Vergine a conferirgli l’illusione masaccesca della fisicità ed evidenziando, con terso nitore, fin nel dettaglio, le linee ed i contorni della rappresentazione. Mentre lo spazio, ellitticamente frammentato da una complessa ambientazione architettonica, rimanda ad un’organizzazione prospettica che si distanzia dalla razionalità brunelleschiana per essere eversivamente conquistata nella dimensione sognante dell’immaginazione.
Altro Rinascimento. Il giovane Filippo Lippi e la Madonna di Tarquinia
a cura di Enrico Parlato
17 novembre > 18 febbraio 2018
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane 13, Roma