Ogni mese il MiBACT “sfida” i visitatori dei musei, dei parchi archeologici e dei luoghi della cultura italiani in una caccia al tesoro digitale. Il tema della sfida cambia di mese in mese e tocca gli argomenti più disparati: la follia, il mito, il viaggio, la danza, le mirabili visioni, per citare alcuni esempi. Armati di smartphone o di macchina fotografica, i visitatori sono invitati a immortalare le opere d’arte legate al tema scelto e a condividerle sui propri account social usando gli hashtag ufficiali e taggando i @museitaliani.
La sfida di febbraio si racchiude in una sola parola: gioco. Per passatempo, diletto, per gara o per scherzo, il gioco ha segnato, in un modo o nell’altro, la nostra esistenza fin dai tempi più remoti. Un affare serissimo, quello del gioco, che non poteva non toccare anche il mondo della cultura. Al suono di #giochidarte, i musei italiani e i suoi visitatori si sfidano questo mese nel cercare opere caratterizzate dal gioco: dai giocattoli evergreen (dadi, carte, palle) agli archetipi dei giochi più moderni.
Questa caccia digitale ci conduce per mano al Museo Archeologico Nazionale Romano – Palazzo Massimo dove scopriamo un’antenata della moderna Barbie, una bambola d’avorio rivenuta in un corredo funerario di una bambina, datata al II secolo d.C. Scopriamo nei Musei Nazionali Archeologici di Jatta, a Ruvo di Puglia, di Aquileia e di Taranto che il gioco della palla appassionava soprattutto le ragazze. Ce lo racconta, per esempio, la raffigurazione di un’anfora (pelike) a figure rosse della seconda metà del IV secolo a.C., conservata al Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Due bambini si divertono a far le bolle di sapone, siamo nel 1661 e Pieter Cornelisz van Slingeland cattura questo momento così famigliare in un’opera ospitata oggi agli Uffizi di Firenze. A Palestrina, da un corredo di una tomba infantile, vengono riportati alla luce dei dadi del IV-III secolo a.C., gioco che tanto appassionava gli antichi e che troviamo anche al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma, ritratto in un’anfora con Achille e Aiace del 525-515 a.C.
L’arte racconta l’evoluzione e l’eternità del gioco che attraversa tutte le epoche lasciando dietro di sé testimonianze divertenti. La trottola etrusca del IV-III secolo a.C. del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto e il Gioco del civettino (una specie di telefono senza fili), raffigurato da Giovanni di Ser Giovanni e custodito a Palazzo Davanzati, sono solo alcuni dei tanti esempi segnalati sui social e protagonisti delle locandine digitali condivise dai musei italiani.
Se qualche lampadina si è accesa pensando ai giochi nell’arte, non resta che accettare la sfida e andare a zonzo per i nostri meravigliosi luoghi della cultura a caccia dell’opera perfetta. Che il gioco abbia inizio!