Print Friendly and PDF

La Vivian Maier russa. Esplode il caso di Masha Ivashintsova, grande fotografa scoperta dopo la morte

Masha Ivashintsova, Leningrad, USSR (1976), courtesy Masha Galleries Masha Ivashintsova, Leningrad, USSR (1976), courtesy Masha Galleries
Masha Ivashintsova, Leningrad, USSR (1976), courtesy Masha Galleries
Masha Ivashintsova, Leningrad, USSR (1976), courtesy Masha Galleries

La figlia della Ivashintsova ha casualmente scoperto diverse scatole con negativi non sviluppati rovistando nel suo attico di San Pietroburgo. Ritratti in bianco e nero e fotografia di strada, come per la Maier

In tempi di guerra fredda, era normale assistere a una sorta di forzata “perequazione” fra USA e l’allora URSS: se l’uno annunciava un nuovo traguardo per esempio nelle esplorazioni spaziali, immediatamente l’altro faceva altrettanto per proclamare la propria supremazia. E la situazione si ripeteva in materie belliche, industriali, economiche. Ora che la guerra fredda – almeno ufficialmente – non c’è più, la fattispecie però si ripete nelle arti visive, in particolare nella fotografia. Negli USA è diventata in breve una leggenda quella di Vivian Maier, una bambinaia americana che si è scoperta originalissima e importante fotografa, ma il cui lavoro è venuto alla luce dopo la sua morte, quando un corpus delle sue fotografie fu scoperto grazie alla tenacia del giovanissimo John Maloof, che ad un’asta comprò in blocco per 380 dollari il contenuto di un box zeppo degli oggetti più disparati, scoprendovi centinaia di negativi e rullini ancora da sviluppare rivelatisi poi della Maier. Da lì la glorificazione della fotografa, protagonista poi di studi e mostre in tutto il mondo.

Masha Ivashintsova, Self-Portrait, Leningrad, Dubroshkino, USSR (1989), courtesy Masha Galleries
Masha Ivashintsova, Self-Portrait, Leningrad, Dubroshkino, USSR (1989), courtesy Masha Galleries

Ora dunque la romanzesca vicenda si ripete in Russia, dove la figlia di Masha Ivashintsova rovistando nel suo attico di San Pietroburgo ha casualmente scoperto diverse scatole con negativi non sviluppati, portando alla luce la ricchissima attività della quale la fotografa non aveva messo a parte nessuno, nemmeno la sua famiglia. Grazie alle sue fotocamere Leica e Rolleiflex, negli anni ’60, ’70 e ’80 la Ivashintsova – morta nel 2000 a 58 anni – catturò circa 30mila fotografie della sua famiglia e della loro vita nella San Pietroburgo allora comunista e chiamata Leningrado. Una narrazione non troppo dissimile da quella della Maier, centrata sullo spirito dei tempi attraverso ritratti in bianco e nero e fotografia di strada. Ne vedete qui alcune immagini…

Masha Ivashintsova, Leningrad, USSR (1976), courtesy Masha Galleries
Masha Ivashintsova, Leningrad, USSR (1976), courtesy Masha Galleries

http://mashaivashintsova.com/

Commenta con Facebook

leave a reply

*