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Uno, nessuno, centomila. Il potere del trasformismo nel Malkovich di Sandro Miller alla Fondazione Stelline

sandro miller Annie Leibovitz Meryl Streep Annie Leibovitz / Meryl Streep, NYC (1981), 2014 © Sandro Miller / Courtesy Gallery FIFTHY ONE, Antwerp
Sandro Miller Annie Leibovitz Meryl Streep
Annie Leibovitz / Meryl Streep, NYC (1981), 2014 © Sandro Miller / Courtesy Gallery FIFTHY ONE, Antwerp

 

Se per gli altri non ero quel che finora avevo creduto d’essere per me, chi ero io?” (Luigi Pirandello, ‘Uno, nessuno, centomila’)

 

Arthur Sasse, Albert Einstein tira fuori la lingua, 1951
Arthur Sasse, Albert Einstein tira fuori la lingua, 1951

Ironiche. Spudorate. Iconiche. 61 opere del fotografo Sandro Miller, con protagonista una Musa d’eccellenza – l’attore statunitense John Malkovich – sono esposte alla Fondazione Stelline di Milano fino al 6 febbraio 2022. La mostra, dal titolo Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters presenta una delle serie più famose e celebrate dell’artista statunitense.

Philippe Halsman, Salvador Dalì, 1954
Philippe Halsman, Salvador Dalì, 1954

Un vero inno al nostro Io multiforme e alle varie sfaccettature di cui è provvisto l’essere umano: chi siamo per gli altri?

L’esposizione, a cura di Anne Morin e organizzata da Skira, propone 61 immagini che rendono omaggio a trentaquattro maestri della fotografia, come Albert Watson, Annie Leibovitz, Bill Brandt, Diane Arbus, Herb Ritts, Irving Penn, Pierre et Gilles, Richard Avedon e Robert Mapplethorpe, in cui John Malkovich – amico e complice di Miller – reinterpreta i celebri scatti, trasformandosi di volta in volta in personaggi iconici come Marilyn Monroe, Salvador Dalì, Mick Jagger, Muhammad Ali, Meryl Streep, John Lennon e Yoko Ono, Andy Warhol, Albert Einstein, Ernest Hemingway e tanti altri.

Man Ray, Lacrime, 1932
Man Ray, Lacrime, 1932

Ognuno di noi ha un eroe o una persona che ammira. Li lodiamo, li veneriamo e li mettiamo su un piedistallo. Può essere una figura religiosa, un attore di Hollywood, una star dello sport come Tiger Woods o Michael Jordan. Per me i grandi maestri della fotografia sono come i campioni sportivi: ho ricreato le loro fotografie in segno di rispetto, amore e ammirazione.” (Sandro Miller)

Diane Arbus, Bambino con bomba a mano giocattolo, 1962
Diane Arbus, Bambino con bomba a mano giocattolo, 1962
Pierre et Gilles, Jean Paul Gaultier, 1990
Pierre et Gilles, Jean Paul Gaultier, 1990

Gli scatti sono preceduti da una minuziosa ricerca in cui Miller e Malkovich – assistiti sapientemente da costumisti, truccatori e scenografi – analizzano con minuzia ogni dettaglio degli originali, scandagliando i lavori dei grandi fotografi per fare emergere al massimo virtù, contraddizioni e debolezze dei personaggi ritratti.

Christopher Makos, Lady Warhol in piedi, 1981
Christopher Makos, Lady Warhol in piedi, 1981
Un inusuale Hitler
Un inusuale Hitler

La collaborazione tra i due sagaci artisti, iniziata negli Anni ’90, ha permesso nel tempo a Miller di riprodurre con enorme perizia tutti i dettagli delle fotografie prese a modello: dagli elementi che compongono il set, ai particolari tagli di luce, alle sfumature di colore o bianco e nero, esaltando le doti camaleontiche di Malkovich, che in ogni posa muta non solo espressione, ma anche sesso ed età divenendo uomo o donna, anziano o bambino, sensuale o enigmatico, cupo o gioioso.

Andy Warhol, Marilyn verde, 1962
Andy Warhol, Marilyn verde, 1962
Annie Leibovitz, John Lennon e Yoko Ono, 1980
Annie Leibovitz, John Lennon e Yoko Ono, 1980
Jim Marshall, Johnny Cash mostra il dito medio, carcere di San Quentin, 1969
Jim Marshall, Johnny Cash mostra il dito medio, carcere di San Quentin, 1969

 

Non volevo fare una parodia: avevo davvero l’intenzione di rendere omaggio a quei maestri e ai loro scatti, che hanno cambiato il mio punto di vista sulla fotografia. Le loro immagini sono state una grande fonte di ispirazione per me, facendomi diventare il fotografo che sono oggi. Per farlo, avevo bisogno di un attore che mettesse in gioco tutto se stesso. Mi piacerebbe che la gente le guardasse e avvertisse la loro potenza evocativa, la forza narrativa di ogni singolo ritratto. Queste immagini sono iconiche perché richiamano un sentimento, un pensiero o un ricordo indimenticabile.” (Sandro Miller)

David Bailey, Mick Jagger, Cappuccio di pelliccia, 1964
David Bailey, Mick Jagger, Cappuccio di pelliccia, 1964
Mapplethorpe, Ken Moody & Robert Sherman, 1984
Mapplethorpe, Ken Moody & Robert Sherman, 1984
Testa e frutti by Sandro Miller, 2018
Testa e frutti by Sandro Miller, 2018
Sandro Miller
Sandro Miller

Si tratta dunque di un gioco pirandelliano di maschere e identità, ma di tipo assai serio: che cos’è l’appropriazione dell’opera e quella indebita? Dove si trova la soglia tra la finzione e la realtà? Quando e dove entra in scena l’ironia? Queste e molte altre domande sorgono ammirando le opere di Miller, in un crescendo tra lo stupore per l’impeccabile perfezione stilistica e la sinergica capacità dei due artisti nel far ridere di gusto. Una combo che fa sì che realtà e illusione si fondano, creando una mix inconfondibile e inimitabile.

 

Bert Stern, Marilyn in rose rosa, 1962
Bert Stern, Marilyn in rose rosa, 1962
Richard Avedon, apicoltore, 1981
Richard Avedon, apicoltore, 1981
Herb Ritts/ Jack Nicholson, London (1988), 2014a © Sandro Miller/ Courtesy Gallery FIFTYONE, Antwerp
Herb Ritts/ Jack Nicholson, London (1988), 2014a © Sandro Miller/ Courtesy Gallery FIFTYONE, Antwerp
Herb Ritts e il celebre Joker di Jack Nicholson
Herb Ritts e il celebre Joker di Jack Nicholson

Qual è la sua fotografia preferita o – perlomeno – quella che la rappresenta di più?

E’ molto difficile dire quale sia la mia preferita. E’ stato a sedici anni, quando iniziai a studiare e ad amare la fotografia, che presi spunto da queste immagini iconiche. Quando le vedevo in una galleria, in un libro o altrove, le mie gambe iniziavano a “sciogliersi” dall’emozione. Mi smuovevano qualcosa dentro enormemente. Sono tutte molto intime per me, ma se proprio dovessi sceglierne una, sceglierei lo scatto a Picasso del celebre Irving Penn.

Irving Penn, Pablo Picasso, Cannes (1957)
Irving Penn, Pablo Picasso, Cannes (1957)

Fu l’immagine che fece iniziare la mia carriera. La guardai e – a sedici anni – capii che la mia vita sarebbe cambiata. Mia madre stava crescendo tre figli da sola, la mia vita era un disastro: ma dal momento in cui vidi quello scatto, compresi che la mia vita aveva uno scopo. Inizia poi a fare foto professionali dai diciott’anni in avanti.

Courtesy of the Artist and Yancey Richardson Gallery Yousuf Karsh - Ernest Hemingway (1957), 2014 - Homage- Malkovich and the Masters
Courtesy of the Artist and Yancey Richardson Gallery Yousuf Karsh – Ernest Hemingway (1957), 2014 – Homage – Malkovich and the Masters

Come mai la connessione con teatro, cinema e tutto l’ambiente dell‘entertainment? Qual è stato il fil rouge che lo ha condotto a un’idea così singolare?

I film per me sono la vita. Il cinema è vita che scorre. Si impara così tanto da ciò che si vede nei film. Io ho questa forte affetto verso le persone, un affetto che è quasi viscerale. Mi piacciono le storie della gente, comprendere le loro gioie o i loro fallimenti. Ho sempre cercato di entrare in empatia con le persone. Forse perché mia madre ha avuto una vita veramente dura, quindi il mio cuore sin da giovane ha capito cosa significasse provare un dolore forte. Il cinema è una piattaforma colma di sentimenti. Voglio trasmettere le stesse sensazioni del cinema con le mie foto: amo che la gente si senta in forte connessione con le immagini che produco, perché tutti devono sentirsi capiti [ndr: calca sul to feel], come se li conoscessi davvero. Voglio davvero continuare il mio lavoro attraverso le storie altrui.

Quindi lo scopo più importante è trasmettere empatia con i suoi scatti?

Non solo empatia, ciò che voglio sono le emozioni. Quando mi rendo conto di riuscire a far provare emozioni, sono sicuro di essere sulla strada giusta: nel momento in cui riesco quasi a toccare i sentimenti altrui e a far stare meglio le persone, rallegrando le loro giornate, so di aver concluso il mio lavoro.

 

 

Albert Watson/ Alfred Hitch cock with Goose (1973), 2014 © Sandro Miller/ Courtesy Gallery FIFTYONE, Antwerp
Albert Watson/ Alfred Hitchcock with Goose (1973), 2014 © Sandro Miller/ Courtesy Gallery FIFTYONE, Antwerp
Diane Arbus/ Identical Twins, Roselle, NewJersey (1967), 2014 © Sandro Miller/ Courtesy Gallery FIFTYONE, Antwerp
Diane Arbus/ Identical Twins, Roselle, NewJersey (1967), 2014 © Sandro Miller/ Courtesy Gallery FIFTYONE, Antwerp

 

Courtesy of the Artist and Yancey Richardson Gallery William Klein - Smoke and Veil, Paris (Vogue) (1958), 2014 - Homage- Malkovich and the Masters
Courtesy of the Artist and Yancey Richardson Gallery William Klein – Smoke and Veil, Paris (Vogue) (1958), 2014 – Homage- Malkovich and the Masters

Le due ore di visita sono volate: è tempo di guardarsi intorno un’ultima volta. La finzione supera la realtà (o forse la migliora?) e per un momento non si sa più chi o cosa vi sia davvero rappresentato. E’ tutto assurdo, ma perfetto. E, dunque, che la magia abbia inizio.

Courtesy of the Artist and Yancey Richardson Gallery Andy Warhol - Self Portrait (Fright Wig) (1986), 2014- Homage- Malkovich and the Masters
Courtesy of the Artist and Yancey Richardson Gallery Andy Warhol – Self Portrait (Fright Wig) (1986), 2014- Homage- Malkovich and the Masters

 

 

Che avevano da vedere i miei pensieri con quei capelli, di quel colore, i quali avrebbero potuto non esserci più o essere bianchi o neri o biondi; e con quegli occhi lì verdastri, che avrebbero potuto anche essere neri o azzurri; e con quel naso che avrebbe potuto essere diritto o camuso? Potevo benissimo sentire anche una profonda antipatia per quel corpo lì; e la sentivo.” (Luigi Pirandello, ‘Uno, nessuno, centomila’)

 

SANDRO MILLER. MALKOVICH, MALKOVICH, MALKOVICH.

Homage to Photographic Masters

Milano, Fondazione Stelline 

Aperta fino al 6 febbraio 2022

A cura di Anne Morin

Orari: dal martedì alla domenica, 10.00 – 20.00

(la biglietteria chiude mezz’ora prima)

Biglietti:

Intero: €10,00

Ridotto: € 8,00

Ridotto speciale: €6,00

Ridotto scuole: €5,00

malkovichmilano.it

Fondazione Stelline

Corso Magenta 61, 20123, Milano

tel. +39.02.45462.411

mostre@stelline.it

www.stelline.it

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