Sgarbi a Palermo ha imposto la sua volontà facendo pesare il ruolo di assessore regionale a cui dopo pochissimo avrebbe rinunciato, con l’accordo – o la connivenza? – della direzione del museo
Qualcuno avrà sentito qualcosa della polemica che ha travolto Palazzo Riso a Palermo, visto che soprattutto con i veloci canali dei social se ne è già discusso molto. Un nuovo intervento prepotente e scomposto di Vittorio Sgarbi, che ha voluto intervenire con le sue scelte su una mostra alla vigilia dell’inaugurazione, stravolgendone il concept e affiancandole un’altra mostra in un improvvisato e inopinato “dialogo”. Il tutto facendo pesare il suo ruolo di assessore regionale a cui dopo pochissimo avrebbe rumorosamente rinunciato, e con l’accordo – o la connivenza? – della direzione del museo. Per chi non ha ancora chiaro come sono andate le cose, ecco come le raccontano gli artisti coinvolti nella mostra La scuola di Palermo – Alessandro Bazan, Francesco De Grandi e Fulvio Di Piazza, assieme al compianto Andrea di Marco – ed i curatori Alessandro Pinto e Sergio Troisi. Ed un ulteriore commento personale di Francesco De Grandi…
A proposito della mostra in corso a Palazzo Riso dedicata alla Scuola di Palermo ci preme chiarire quanto segue:
1) nella convenzione con il Museo Riso a proposito della mostra su La Scuola di Palermo è indicato esplicitamente che la Sala Kounellis è esclusa dal percorso anche per la clausola stipulata con l’artista al momento della acquisizione dell’opera.
2) seguendo queste indicazioni, progettiamo l’allestimento in modo da collocare, nella sala adiacente alla sala Kounellis, opere che si relazionano con rispetto al vuoto e al silenzio dell’opera di Kounellis.
3) il giorno della preview, incorrendo in un equivoco grottesco, Sgarbi scambia le opere collocate nella sala per terra pronte per essere imballate in quanto non comprese nel percorso, per dipinti in qualche modo in mostra. Le ricolloca adagiandole alle pareti e chiede che rimangano così, a dispetto del percorso ideato dai curatori insieme agli artisti e di ogni elementare norma di sicurezza.
4) il giorno della inaugurazione, a cui non è presente, avendo saputo che questa sua indicazione non era stata rispettata, minaccia, come riportato in virgolettato dalla stampa, di chiudere l’esposizione, non si comprende in quale ruolo, se le sue indicazioni non saranno seguite.
5) al nostro diniego in nome della nostra autonomia e della volontà dello stesso Kounellis, Sgarbi predispone in poche ore l’allestimento di un’altra mostra, scavalcando totalmente la direzione e, fatto ancora più grave, sovrapponendo al suo ruolo di amministratore della cosa pubblica i suoi interessi privati di curatore, disponendo del museo come cosa sua.
6) inserisce all’interno della sala al primo piano dedicata alla Scuola di Palermo un grande pannello con un suo testo sulle due mostre, ancora una volta forzando con protervia il disegno dei curatori e degli artisti, neppure avvertiti dalla direzione di tale intromissione indebita.
Questi i fatti.
Alessandro Bazan
Francesco De Grandi
Fulvio Di Piazza
Alessandro Pinto
Sergio Troisi
Questa è la riflessione rilasciata personalmente ad ArtsLife da Francesco De Grandi…
Inoltre aggiungo, a titolo personale, che la mostra è totalmente finanziata – compreso il catalogo – da Francesco Galvagno Elenk’art, collezionista della scuola da più di dieci anni; la mostra è in progetto e in discussione da più di un anno, il museo ci ha consegnato i locali per l’allestimento che comprendeva anche la costruzione di alcuni pannelli e le normali mansioni di riimbiancatura ecc. pochissimi giorni prima della conferenza stampa, quindi si può immaginare in quale atmosfera le richieste del Professor Sgarbi sono arrivate, cioè dopo tre giorni e tre notti di lavoro intensissimo e sfiancante. Abbiamo inoltre comunicato che saremmo stati disponibili ad esporre i lavori in quella sala a patto che a spese del museo la stessa fosse stata disallestita dagli armadi di Kounellis e fornita di adeguata illuminazione per l’esposizione corretta dei dipinti, quattro tele di tre metri per due. Non c’è nessuna mitologia o sottomissione nei confronti di Kounellis, né paura di confrontarci, ma quella sala è concepita come un opera unica che comprende, oltre agli armadi e al soffitto, anche il vuoto sottostante, e quindi per noi era assolutamente ridicolo sovrapporci ad un’altra opera: sarebbe come appendere un quadro sul braccio di una scultura in marmo!!! Inoltre l’illuminazione di quella sala è concepita per illuminare degli armadi e non dei dipinti, e gli stessi armadi avrebbero invaso il cono visivo dell’osservatore sporcando ogni corretta visione delle opere. Ovviamente la nostra richiesta era onerosa per le risorse del museo, e quindi invece di desistere serenamente da una guerra personale contro l’arte contemporanea e i suoi maggiori esponenti usando chiunque fosse utile a farla, in questo caso noi, l’Onorevole ha chiamato al volo un suo Artista contro cui personalmente non nutro nessun astio, né voglio entrare nel merito artistico del suo lavoro, tranne che sottolineare la mia autonomia di poter scegliere in che contesto voglio esporre le mie opere e con chi e cosa farle dialogare, potendo scegliere prima e non in corso d’opera. Come dicevo, chiamato questo artista Sgarbi ha allestito sopra l’opera di un altro artista (Kounellis) una mostra. Forzando, anche rispetto alla nostra esposizione, un dialogo con L’artista Robusti mai concordato o proposto. Un dialogo, a mio avviso, prevede l’interazione di due persone d’accordo e disponibili al dialogare. In questo caso c’è un monologo, il monologo di una persona che utilizza gli artisti per le sue personali istanze: per la precisione, più che un monologo in questo caso siamo di fronte ad un Turpiloquio. Inoltre ha inserito vicino al nostro colophon all’ingresso della mostra – che è coordinato graficamente ai pannelli esplicativi, al catalogo, ai totem e ai banner della mostra – un invadente e gigante pannello nero con la Sua presentazione della mostra, in cui inserisce la seconda mostra e stabilisce dialoghi inesistenti tra gli artisti, tutto questo senza nessun avvertimento o coordinamento, sostenuto anche dalla direzione del museo che si dichiara entusiasta dell’iniziativa, abbandonandoci a noi stessi.