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Lacerazioni, offese, sofferenze. Sangue sparso di donne. Cruor di Renata Rampazzi a Venezia

Renata Rampazzi, Composizione, 1978, olio su tela, cm 100 x 120 Renata Rampazzi, Composizione, 1978, olio su tela, cm 100 x 120

Renata Rampazzi, Composizione, 1978, olio su tela, cm 100 x 120
Renata Rampazzi, Composizione, 1978, olio su tela, cm 100 x 120

La violenza delle donne al centro. Un argomento di urgente quotidianità. Un’installazione inedita dell’artista torinese ispirata al tema caldissimo e attuale. Renata Rampazzi, testimone del tempo in cui vive, si fa voce del gentil sesso e rielabora la tematica della violenza, del sangue, del dolore che aveva segnato la sua produzione artistica degli anni settanta/ottanta, affrontadolo attraverso una serie di nuovi lavori, realizzati con materiali e forme nuove per comunicare in maniera più diretta e coinvolgente.

Alla Fondazione Giorgio Cini, l’esposizione CRUOR (dal 6 aprile al 17 giugno 2018) appositamente pensata per la Sala Borges dell’Isola di San Giorgio Maggiore, unisce il passato al presente. Un presente in cui le tele vengono sostituite da garze che si rifanno ai bendaggi per curare le ferite, i segni delle deturpazioni e in cui i pigmenti e gli spessori di colore che ruotano attorno alle gradazioni del rosso, rimandano alle lacerazioni, offese e sofferenze delle vittime.

 Renata Rampazzi, Lacerazione, 1982, olio su tela, cm 60 x 80
Renata Rampazzi, Lacerazione, 1982, olio su tela, cm 60 x 80

Il percorso espositivo parte da alcuni quadri storici degli anni ‘70/’80 per arrivare all’installazione realizzata da Renata Rampazzi per l’occasione, in collaborazione con la scenografa Leila Fteita, in cui, come scrive nel suo testo in catalogo Claudio Strinati, riferendosi all’opera della Rampazzi, “lo spazio-installazione è pensato come una sorta di opera d’arte globale costituita dalle singole opere, come se la mostra dovesse essere vista nelle sue singole componenti ma considerata un organismo unico vivente”. Per Renata Rampazzi che pensa “l’astrazione stessa come contenuto e significato, non come ornamento e edonistica composizione” il percorso non vuole essere un semplice momento di contemplazione ma di presa di coscienza.

Un labirinto di teli e garze che dal soffitto arriveranno fino al pavimento rosso cupo avvolgendo fisicamente ed emotivamente il visitatore in modo da provocarne un coinvolgimento non solo estetico ma soprattutto emotivo e civile.

Renata Rampazzi, Lacerazioni, 1980, olio su tela, cm 60 x 160
Renata Rampazzi, Lacerazioni, 1980, olio su tela, cm 60 x 160

Accompagna la rassegna un catalogo (Edizioni Sabinae, bilingue italiano, inglese) con testi di Dacia Maraini e Claudio Strinati. Il ricavato della vendita del volume sarà interamente devoluto a BE FREE Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni.

L’esposizione, accompagnata da un catalogo con uno scritto inedito di Dacia Maraini e da un testo critico di Claudio Strinati, ruota attorno al tema della violenza nei confronti delle donne, argomento di urgente quotidianità e che riguarda tutti i paesi del mondo, da quelli economicamente più avanzati a quelli più arretrati.

Renata Rampazzi, Ferita, 1980, olio su tela, cm 110 x 100
Renata Rampazzi, Ferita, 1980, olio su tela, cm 110 x 100

“La Fondazione Giorgio Cini di Venezia – ricorda Dacia Maraini nel suo testo in catalogo – ha scelto, per raccontare queste storie di violenze contro le donne una pittrice dal braccio robusto e dalle idee che camminano veloci. Con mano crudele ma nello stesso tempo pudica e delicata, Renata Rampazzi trasforma i corpi di carne in visioni fluttuanti, di tela e nuvole, tela e sogni. I cieli sembrano stillare dall’alto un sangue simbolico, più pesante e torbido di quello reale, per rivelare lo spessore sordo e terribile delle ferite. Mentre veli lavati nel sangue calano dall’alto nel tentativo pietoso di coprire le nudità forzate, violate, disarticolate”.

Dal canto suo, Renata Rampazzi ricorda come “molte delle mie opere portavano tracce del mio turbamento di fronte a quelle manifestazioni di sopraffazione maschile. Era un grido personale, un disagio che ruotava attorno al sesso, alla metafora della ferita, che rimandava ad azioni e comportamenti ancora generalmente tenuti nascosti, taciuti. Oggi per la loro diffusione, violenza e ostentazione, sono un fenomeno sociale che reclama una generale denuncia, rivolta e rifiuto di complicità. Tutte le espressioni individuali e collettive della cultura, del potere e della vita sociale sono chiamate a una presa di posizione e a intervenire”.

Informazioni utili 

RENATA RAMPAZZI

CRUOR – sangue sparso di donne

Venezia, Fondazione Giorgio Cini (Isola di San Giorgio Maggiore)

6 aprile – 17 giugno 2018

Orari: dalle 10 alle 18; chiuso il mercoledì

Ingresso libero

Catalogo: Edizioni Sabinae

Informazioni

mostrarenatarampazzi@gmail.com

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