L’ingresso, la piazza internazionale, due sezioni d’autore (Generations e Decades), gli allestimenti più raffinati. Cinque “cose” assolutamente da non mancare quest’anno alla fiera di moderno e contemporaneo di Milano. Miart 2018, edizione numero 23, la seconda di Alessandro Rabottini, 184 gallerie di cui 75 estere, 6 sezioni, 3 giorni: dal 13 al 15 aprile. Qui -appena dati- i numeri, qua di seguito invece le immagini e le migliori “performance” espositive al padiglione 3 di Fiera Milano City.
1) PIAZZA INTERNAZIONALE, ovvero: il meraviglioso incrocio-spiazzo-spazio su cui si affacciano Gladstone, Massimo De Carlo, Lelong e Almine Rech. Un poker d’assi al quale aggiungiamo Rodolphe Janssen appena dietro le composizioni micologiche allucinogene di Carsten Holler sotto vetro. What else?
2) Le Decades -mostre monografiche o tematiche per decadi, dagli anni 10 ai 90 del Novecento- di Richard Saltoun, Apalazzo, Jocelyn Wolff, Galleria Dello Scudo, Copetti, Sperone, Gomerio e Società di Belle Arti.
3) Le Generations: uno stand, due gallerie. Un progetto, due artisti di generazioni diverse. I dialoghi di Mazzoleni/Gagosian, Bortolami/Art Bartschi & Cie, Projectsd/Monica De Cardenas + Vistamare, Konig/Thomas Dane, A Gentil Carioca/Andersen’s, Parker/Chertludde, Martini & Ronchetti/Emanuel Layr, Tega/Car Drde.
Nelle immagini l’emblematico raffronto Alberto Burri/Sterling Ruby di Mazzoleni/Gagosian.
4) Gli allestimenti. A parte qualche caduta di stile qua e là, la qualità dei progetti e la cura dell’allestimento volano su standard altissimi. Ne abbiamo selezionati 6:
– Il sessantotto di Gianni Pettena nell’intervento spaziale semiotico straniante e destabilizzante da Giovanni Bonelli. Anarchitettura e Applausi…
– Il doppio stand comunicante di C+N Canepaneri: Alberto Garutti + l’interessantissima (e giovanissima, classe 91) Danica Lundy.
– Africa, Europa, Italia, Benin. Al centro dello stand, nella parete che connette i due continenti: Paolo Masi. Lo stand di Frittelli spicca per l’elegantissimo e ricercato allestimento: le mises-en-scène interculturali ed intertestuali di Georges Adéagbo da una parte; la poesia visiva e fotografia in Italia negli anni ’70 di Tomaso Binga, Nicole Gravier, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Paola Mattioli e Libera Mazzoleni dall’altra. In mezzo, come detto: un’opera di Masi a rotazione per i 4 giorni della fiera (giovedì di inaugurazione compreso). Aspettando la retrospettiva dell’artista fiorentino al MAGA di Gallarate, “Doppio Spazio”, a cura di Lorenzo Bruni, dal 6 maggio al 16 settembre 2018.
La morale del vuoto. Straordinario lo stand di Michela Rizzo: una raffinata architettura di pesi, contrappesi e fili a piombo, orizzonti e orizzontali, diagonali e verticali, dove corrono frantumi di vetri sugli spigoli e le perpendicolari scorrono tra gli attrezzi scolpiti passivamente dal lavoro nelle cave, dalle quali sono stati raccolti. L’opera dona valenza al vuoto, eleva l’assenza e sedimenta la memoria nella materia. La firma incisa nei graniti è dello spezzino Federico De Leonardis. Inglobati nell’intervento allestitivo-architettonico i lavori di Fabio Mauri e Saverio Rampin.
– Il What to feel What not to feel di Nannucci illumina esistenzialmente il percorso di matrice concettuale -sviluppatosi tra gli anni 60 e 70- presentato in fiera dalla Galleria Fumagalli. Gli fa eco l’intreccio luminoso di linee, archi e curve che tracciano volumi nello spazio in interazione con l’architettura circostante. Declinazioni diverse di un progetto che ripercorre momenti topici delle due decadi: dall’arte performativa all’Arte Povera, passando per l’esplorazione del linguaggio e del suo rapporto con lo spazio. Una collettiva con opere di Vito Acconci, Jim Dine, Piero Gilardi, Maurizio Nannucci appunto, Dennis Oppenheim, Giulio Paolini, Keith Sonnier, Gina Pane, Anne & Patrick Poirier, Richard Wilson e Gilberto Zorio.
– Parquet e pareti grigie: Galleria Cardi. Dentro Paolini, Kounellis, Pistoletto. Al centro: Penone. Fuori: doppio Agnetti.
5) L’ingresso della fiera. Un’ideale figura trapezoidale tracciata con la penna sulla mappa cartacea della fiera che ingloba Vistamare, Clearing, Sprovieri, Lia Rumma e Raffaella Cortese. Parola alle immagini.