Dal 15 aprile al 15 luglio il Museo d’Arte Mendrisio dedica una mostra personale a Franca Ghitti. Le sculture in legno e ferro sono al centro di un’antologica senza precedenti in Svizzera.
Franca Ghitti scultrice è la prima retrospettiva svizzera dedicata all’artista della Valle Camonica. Con la cura di Barbara Paltenghi Malacrida in collaborazione con Elena Pontiggia, il Museo d’Arte di Mendrisio presenta dal 15 aprile al 15 luglio una selezione accurata delle opere di Franca Ghitti (1932-2012) mirata a ricostruirne il percorso creativo.
Immersi nel silenzio maestoso di un bosco addormentato, la pioggia inizia a cadere lentamente ma costante. Si deposita leggera sulla terra e ne accarezza gli squilibri, le interruzioni arboree, le foglie che appesantisce fino a farle crollare. La pioggia risveglia i suoni del bosco e ne attiva il riverbero lontano. Attraverso il legno umido l’eco viaggia e si carica di un profumo ancestrale, innesca un processo mnemonico che ci riporta ad un tempo mai vissuto. Forse seguendo le Mappe, piccole sculture lignee della Ghitti, possiamo giungere anche noi a quel territorio inpalpabile situato tra il ricordo e l’immaginazione. Perché le Mappe non ci parlano di una via percorribile, ma di peregrinazioni fantastiche lungo una realtà dissolta o forse mai esistita. È sottile il confine in cui le figure che affollano la nostra mente scivolano in un territorio sospeso in grado di parlarci di qualcosa che nemmeno noi comprendiamo. Franca Ghitti ha provato a decifrare questi segnali e tradurli in un linguaggio misterioso ed elaborato, il cui fascino criptico non manca di trasmettere il suo messaggio.
L’artista ha ripescato sistematicamente scarti di legno e ferro, oggetti a metà che presto avrebbero perso anche quel residuo di vita. Sono ricordi spezzati ed inutili che qualche processo produttivo ha giudicato superflui. Assistiamo dunque ad un processo artistico che lega l’aspetto naturale alla tradizione artigianale e laboriosa della Valle Camonica. Le 60 opere in mostra evidenziano le due anime di un territorio i cui valori emergono in filigrana: la manodopera, l’attenzione, l’impegno e il rispetto. E dove i laboratori artigianali o le fucine falliscono, Franca Ghitti interviene a recuperare i reperti abbandonati per farne materia viva. Trasforma il rottame elevandolo a rappresentanza anche dei cugini più fortunati, ora sedie, cenere o balaustre, con una carica poetica ben superiore.
Le Mappe, le Vicinie, i Tondi, le Edicole e le Madie, il Bosco, sono le serie al centro dell’esposizione lignea della mostra. Che si tratti di un teatrino minuziosamente curato nei piccoli personaggi (Edicole) o delle costruzioni segniche e quasi astratte (Vicinie), la poetica che lega un sentimento comune ad un procedimento intimo è il filo rosso che accompagna l’evoluzione artistica della Ghitti. Gli Alberi vela, le Meridiane, la Pioggia e, nel chiostro del Museo, la Cascata sono le produzioni in ferro che sulla falsariga del legno riallacciano quel legame tra singolo e comunità, tra ricordo e mai vissuto, tra esperienza ed indicibile. Il respiro dell’indagine artistica mira all’universale, come testimoniano i Tondi, risultato dell’incontro tra l’immaginario camuno e la tradizione tribale assimilata nei due anni vissuti in Kenya.
Ad accompagnare la mostra scultorea, circa 70 opere tra dipinti, sculture e opere su carta, della Collezione Bolzani, un importante lascito di oltre un centinaio di opere di arte italiana del Novecento: tra gli artisti italiani Giorgio Morandi, Mario Sironi, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Renato Guttuso, Emilio Vedova.
Il sito ufficiale del museo per ulteriori informazioni.