On the Road – Via Emilia 187 a.C. è la mostra archeologica che racconta la storia dell’antica strada consolare attraverso l’eco che di essa altri grandi personaggi, speso contemporanei, hanno saputo trarre. Fino al 1 luglio a Palazzo dei Musei, Reggio Emilia.
Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no? (Jack Kerouac, On the Road)
Se geograficamente sembra di percorrere sempre lo stesso tratto, da Piacenza a Rimini, lungo la Via Emilia, nelle stanze del Palazzo dei Musei di Reggio Emilia i confini temporali si allargano. E allora sì, che avanti e indietro per una strada che compie 2200 anni di storia, è come se si attraversasse un mondo in continua evoluzione. On the Road – Via Emilia 187 a.C. è la mostra che racconta la nascita e la crescita dell’antica via romana grazie a 400 reperti archeologici raccolti appositamente per l’esposizione. A soffiare via la polvere del tempo ci pensa il taglio curatoriale di Italo Rota, che lega le storie dell’antica strada ai testi e alle canzoni di artisti moderni e contemporanei. Ne risulta un riverbero emozionale che valica i confini temporali e contestualizza lo spettatore decontestualizzando l’opera (in questo caso reperto archeologico). Le caratteristiche proprie e gli aspetti comuni ad altre strade vengono ora inserite in un preciso contesto storico ed ora fatte trascendere dalla loro contingenza. È un continuo gioco tra realtà e finzione, tra singolare e universale, tutto lungo una strada che si fa carico di storia e di leggenda, di racconti che alimentano il ricordo e la fantasia.
“La via Emilia è ancora viva, ancora secoli dopo. È ancora vitale. Anche se, a volte, forse piacerebbe, in una notte magari illune, sentire, in un improbabile inattuale grande silenzio della campagna, il passo cadenzato di una legione in marcia” (Francesco Guccini)
La Via Emilia, voluta dal console romano Marco Emilio Lepido nel 187 a.C., divide ed unisce l’Emilia Romagna, da sempre. Servì a separare l’Italia romana dalle popolazioni nordiche, servì poi ad unire l’intera pianura padana, estendendosi oltre i confini emiliani fino a San Donato Milanese. Così la mostra divide ed unisce: divide il fuoco dalle ceneri, riprendendo Gustav Malher, il quale diceva che “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”; unisce, restituendo vita ai reperti archeologici associandoli alla sensibilità e ad un linguaggio più emozionale come quello odierno. On the Road alimenta quel fuoco facendo raccontare a protagonisti vecchi e nuovi i sapori vecchi e nuovi di un percorso che ancora oggi non smette di trasmetterci qualcosa e più in generale adottando una commistione tra antico e contemporaneo. Contenuti multimediali, fotografie, testi letterari e di canzoni, personaggi storici o immaginati (molti tratti dal film Peplum) che trasfigurati dalle stampe technicolor si fanno narratori di un tempo andato. Ce ne accorgiamo subito guardando il calco della statua di Emilio Lepido, conservata nell’atrio del municipio di Reggio, che dalla piazza ci indica la sede della mostra ostentando con disinvoltura il suo nuovo colore blu e bianco, proprio come un cartello stradale. E subito dentro, quando una riproduzione del frontone di un propileo classico si illumina di un neon “Las Vegas style”. Siamo all’ingresso di una dimensione senza tempo, o con tutti i tempi vissuti, dove l’unica costante è la geografia degli spazi.
Si parte dunque dall’inizio, da prima dell’inizio. Si parte da quando ancora la via Emilia non esisteva e in età pre-romana le popolazioni lasciavano i primi segni di una scrittura rudimentale e le montagne appenniniche appena emerse restituivano scheletri di balena. È la civiltà etrusca a fungere da anticamera, da casello autostradale in ceramica e pietra per l’età romanica che vede la costruzione e il successo della via. Immergendosi in Via Emilia/SS9 troviamo un grande ambiente Sotto/Sopra, un percorso a specchio lungo 50 metri che restituisce in basso un’immagine antica della strada e il suo riflesso contemporaneo nelle proiezioni sul soffitto. Scegliendo liberamente se dirigerci a est verso Rimini (dove una foto di Ghirri fa da sfondo marino ai resti di un capodoglio imbalsamato spiaggiatosi secoli fa sulle coste della riviera) o a Ovest verso Piacenza (sede dei rilievi di un fregio d’armi che coronava un monumento funerario) troviamo lungo il sentiero sette punti di ristoro dedicati a temi trasversali la cultura romana e non. Limite, Ponte, Sepolture, Commercio, Foro, Locanda e Casa sono i temi raccontati negli “espositori-teatrini” fabbricati da un falegname emiliano per raccogliere reperti archeologi e supporti multimediali, uniti per raccontare schegge di vita quotidiana della via Emilia che è stata. Ad accompagnarci, sul soffitto, un’istallazione multimediale con riprese effettuate a livello zero della Via Emilia di oggi mira invece a restituirci visivamente l’attualità della strada.
Le traverse di questo corridoio sono digressioni sui temi che emergono indagando le tracce trovate lungo la strada. Racconti per l’eternità richiamano l’attenzione sui sepolcreti disseminati lungo la via, posti in luoghi strategici in modo che i viandanti potessero soffermarsi sulle tombe delle famiglie più in vista. La sezione dedicata ai viaggi contrappone antichi e odierni mezzi di trasporto, tratteggiando la diversità e la crescita delle conoscenze tecniche e del loro adattamento ai tempi e alle necessità. Oltre ad una ricostruzione che documenta la stratificazione di più “Vie Emilie” nel corso del tempo, una stanza è interamente dedicata a Marco Emilio Lepido e la sua città. Una tenda consolare accoglie il busto del fondatore di Reggio Emilia e ne celebra le diverse sfumature di uomo politico, militare e costruttore di strade e città.
Il sito dei Musei Civici di Reggio Emilia per ulteriori informazioni.