Quasi surreale la motivazione: “il suo lavoro era finanziato da sovvenzioni pubbliche e non venduto a scopo di lucro”. Le proteste dei gruppi artistici del Paese
Lavora come artista da oltre 50 anni, insegna arte presso in un College, dal 1974 ha esposto in Nord America, Sud America, Europa, Giappone, Australia, ha visto importanti premi d’arte, i suoi progetti sono finanziati dal Council for the Arts nazionale. Eppure per il fisco del Canada Steve Higgins non è un artista, ma un “hobbysta”. In un Paese in cui l’entusiasmo per l’apertura mentale e per l’attenzione alla scena creativa del nuovo premier Justin Trudeau si sono presto scontrate con una realtà ben diversa da quelle che erano le premesse elettorali e le dichiarazioni della prima ora, accade anche questo. Al netto dei tecnicismi burocratici, accade che ad un importante e riconosciuto scultore non venga riconosciuta la dignità di “artista”, con la conseguenza – molto pratica – che per i contributi ricevuti per la sua opera non vengano accettate detrazioni legate ai costi di produzione, che i medesimi contributi siano quindi ritenuti reddito e quindi tassati. Per 14.500 dollari, per stare alla vertenza che ha portato alla luce la vicenda.
Una vicenda che travalica il fatto contingente, e che assurge a test per indagare lo status di “artista” oggi, e la sua forza rispetto a quelle che restano miseramente opzioni economiche. Una vicenda che rischia di creare un pericoloso precedente, tanto da aver mobilitato diversi gruppi artistici canadesi preoccupati delle conseguenze. Al di là dello smacco “filosofico” per la negazione implicita del ruolo dell’artista nella società. Cosa risponde l’Agenzia delle Entrate nordamericana alla valanga di proteste? Che i criteri per essere riconosciuti artisti professionisti sono “formazione specializzata, riconoscimento da parte degli altri artisti, impegno nel tempo nell’attività artistica e una storia documentata di presentazioni o pubblicazioni”. A questo il malcapitato – e depresso – scultore di Halifax oppone il curriculum che abbiamo sopra accennato, specificando fra l’altro che insegna arte presso il Nova Scotia College of Art and Design, e che nel 2013 – anno in questione nella vertenza – ricevette oltre 20mila dollari di contributi pubblici per la grande installazione scultorea Beyond the Terminating Vista, poi esposta nella primavera del 2013 alla Galleria d’arte della Mount Saint Vincent University. La maggior parte delle sovvenzioni proveniva dal Canada Council for the Arts, e grazie a quell’opera vinse il premio Lieutenant Governor of Nova Scotia Masterworks Arts Award, di ben 25mila dollari.
Tutto inutile. Per l’agenzia delle tasse Higgins è un hobbysta. Con la motivazione che “le sue richieste di spesa relative al progetto artistico del 2013 sono state respinte perché il lavoro era finanziato da sovvenzioni pubbliche e non venduto a scopo di lucro”. Chiaro il concetto? “È determinazione di questo audit che il contribuente opera sul piano personale (hobby), non per un business“. Se lavori per il mercato generi utili e quindi entrate, se lavori senza scopo di lucro, con opere pubbliche destinate alla collettività sei inutile ai fini fiscali, e quindi devi essere tartassato. “Mi sono sentito disgustato e insultato”, ha dichiarato lo scultore al sito CBC. “Mi è sembrato uno schiaffo in faccia, dopo tanti decenni di mostre in cui sono stato coinvolto“. Preoccupatissimo April Britski, direttore esecutivo della Canadian Artists Representation: “Molti artisti non hanno necessariamente vendite da un anno all’altro, ma ottengono contributi da diverse fonti pubbliche, e quindi non essere in grado di ammortizzare le spese sarebbe catastrofico“.