Una Biennale di Architettura che conferma la frequente deroga all’esperienza non solo visuale, ma anche fisica e spaziale, in favore di contenuti documentari. Sette casi in controtendenza
Una mostra, come anche una biennale, non possono essere soltanto uno spazio di documentazione. È questo probabilmente il problema più forte di sintonia che molti visitatori incontrano nel visitare anche questa Biennale di Architettura: la frequente deroga all’esperienza non solo visuale, ma anche fisica e spaziale, in favore di contenuti documentari che potrebbero trovar miglior espressione in un libro, o in una presentazione animata. Ieri vi raccontavamo di un padiglione che si è brillantemente sottratto a questo capestro, quello della Svizzera, con risultati unanimemente apprezzati.
Oggi abbiamo fatto una “traversata” della mostra internazionale all’Arsenale continuando a tenere il nostro focus su questo: dall’ambiente avvolgente “climate-oriented” di Dorte Mandrup al volo degli storni rivisto nella pergola di Miralles Tagliabue, alle soluzioni visivamente pregnanti di Francesca Tonzo, Mario Botta, Gumuchdjian Architects, Obras Architectes, Studio Gang…