Si torna a scavare su larga scala a Pompei nell’ambito di uno dei progetti più importanti del dopoguerra. Tra le numerose scoperte una nuova meraviglia viene alla luce: la Domus dei Delfini decorata con raffinati affreschi dai colori vivaci.
“Una città romana conservata nella sua interezza, come se gli abitanti fossero andati via un quarto d’ora prima” (Chateaubriand, 1804)
Si torna a scavare su larga scala a Pompei nell’ambito di un progetto di grande respiro, uno dei più importanti del dopoguerra, sicuramente il più grande scavo degli ultimi decenni. E le scoperte non mancano di stupire.
A 270 anni dalla sua fortuita scoperta (23 marzo 1748 – 10 anni dopo la scoperta di Ercolano), Pompei ancora una volta ci sorprende con la sua capacità di scardinare il tempo che si era bloccato in seguito all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Dopo circa due mesi, i nuovi scavi nell’area Regio V regalano una meraviglia dopo l’altra. C’era da aspettarselo, considerato che si tratta di una zona mai soggetta a scavi, ma le scoperte delle ultime settimane sono di una bellezza che sembra in grado di attraversare i secoli, una sorta di macchina del tempo che ci racconta nuove storie dell’unicità del patrimonio pompeiano.
Del resto anche i risultati delle precedenti indagini non invasive come quelle elettromagnetiche tramite drone, i rilievi tramite laser scanner o le prove soniche delle murature avevano fornito importanti indizi in tal senso.
Dai nuovi scavi riaffiorano strutture e reperti di ambienti privati e pubblici che contribuiranno ad arricchire la conoscenza del sito e lo stato di avanzamento della ricerca archeologica : case, botteghe, strade e soprattutto meravigliosi affreschi ben conservati che possiamo ammirare nelle sfumature di colore originale dato che non sono stati soggetti in passato a interventi di restauro.
Tra gli ambienti al momento emersi dagli scavi della Regio V spicca per bellezza e importanza una nuova casa, la Domus dei Delfini (di fronte la Casa delle Nozze d’Argento) che probabilmente apparteneva a un notabile della città. Dalle pareti affrescate a riquadri con colori vivaci su fondo rosso possiamo riconoscere caprioli, uccellini, animali fantastici e la coppia di delfini che da il nome alla casa. Una bellezza da togliere il fiato. Una scoperta tra l’altro preceduta di qualche giorno da un altro eccezionale ritrovamento nella Casa di Giove – sempre nella zona della Regio V – parzialmente scavata nel tardo ottocento: un affresco che riprende probabilmente Adone ferito tra le braccia di Afrodite, circondato da amorini.
E ancor prima, un tipo di ritrovamento forse meno scenografico ma molto importante : una serie di edifici con tre grandi balconi – su uno di essi anfore rovesciate forse per asciugarle dal vino – che saranno restaurati e inseriti in un nuovo percorso che collegherà la via di Nola con il vicolo delle Nozze d’Argento.
Nel corso delle ricerche è emerso anche un aspetto inatteso dei precedenti scavi ottocenteschi e primo-novecenteschi : il gran numero di reperti – come frammenti di anfore, affreschi e stucchi – ritrovati nella terra di risulta provenienti da zone adiacenti (che ora forma il primo strato da rimuovere) dimostra che all’epoca non c’era stato interesse al recupero di oggetti frammentari o non ricostruibili, che venivano pertanto scartati.
Sicuramente nei prossimi mesi gli scavi nell’area Regio V riserveranno altre sorprese e ArtsLife ne documenterà le più interessanti.
Come ha spiegato Massimo Osanna – Direttore Generale del Parco archeologico di Pompei :
“Il progetto è nato come soluzione di un’altra criticità di cui soffriva Pompei, l’instabilità dei fronti di scavo. L’area regio V e le altre aree di Pompei non scavate, creano una serie di instabilità nel punto di contatto tra area scavata e area non scavata. Questi fronti di scavo non sono mai stati messi definitivamente in sicurezza ma si è intervenuti di volta in volta con piccoli interventi di tamponamento nei punti più critici. Oggi si sta procedendo in maniera radicale al consolidamento dei fronti e all’individuazione di una soluzione definitiva al problema dell’acqua che si accumula nei terreni. Entro il 2019 l’area archeologica di Pompei sarà interamente consolidata […] Dalla fine dello scavo potremo avere una nuova area da percorrere di Pompei che mette in comunicazione aree che prima non lo erano, diversificare gli itinerari per creare un turismo sostenibile vista la presenza cospicua di visitatori del parco.”
L’intervento globale su tutti i fronti della città antica rientra nel Grande Progetto Pompei e durerà circa due anni per un costo complessivo di circa 8,5 mln €.