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La campagna del futuro. Il Padiglione Cina alla Biennale Architettura 2018

Padiglione Cina Padiglione Cinese, veduta interna © Gao Changjun
Padiglione Cina
Padiglione Cinese, veduta interna © Gao Changjun

“Building a future countryside”: il Padiglione della Cina alla Biennale di Architettura di Venezia 2018. Fino al 25 novembre 2018.

Lo sviluppo del Paese arriva anche nelle campagne, dove si lavora alacremente per costruire un sistema integrato fra l’economia agricola e gli insediamenti abitativi legati al commercio e alla finanza. Dall’altopiano di Loess alle pianure lungo lo Yangtze, sta sorgendo la “campagna del futuro”, con l’obiettivo dello sviluppo sostenibile e del recupero della cultura locale.

Venezia. Nel febbraio del 1997, con la scomparsa dell’ultimo “imperatore” Deng Xiao Ping, molti osservatori si chiedevano se la Cina così com’era avesse ancora un futuro, se il sistema monolitico del partito comunista – senza più un leader autorevole -, avesse trovata la forza di proseguire sulla strada tracciata da Mao e modernizzata da Ping con l’introduzione dell’economia di mercato nel 1977. Dopo altri venti anni, nel bene e nel male la Cina ha dimostrata la propria forza nel proseguire il percorso; senza rinunciare alle sue prerogative affatto democratiche, il partito ha diretto lo sviluppo economico riportando innegabili, notevoli successi e ponendo il Paese al centro della mappa mondiale.

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Atelier Deshaus, Xinchang Village Central Kindergarten Inner Plaza Night View, Photo © Su Shengliang, Courtesy Pavilion of China

Tuttavia lo sviluppo economico ha privilegiato in larghissima parte i contesti urbani, lasciando da parte le campagne, anzi spopolandole, vista la massiccia emigrazione di ex contadini che preferivano diventare operai. Oppure, in alcuni casi, si è assistito alla rapida nascita di città al posto di piccoli villaggi, e a un’altrettanto rapida industrializzazione del territorio, spesso con irreparabile rottura degli equilibri, anche naturali, preesistenti. Restano tuttavia vastissime aree rurali da modernizzare o comunque armonizzare, e in quest’ottica è stato lanciato un vasto programma di sviluppo che ha per scopo la ricerca di un equilibrio fra passato e presente, la valorizzazione del territorio e il consolidamento di un’architettura a misura d’uomo.

Building a future countryside, ovvero “costruire la campagna del futuro”, è il titolo della mostra del Padiglione, che illustra i sei grandi progetti dedicati alle aree periferiche”; non si tratta però, sottolinea il curatore Li Xiangning, di un’operazione-nostalgia, di costruire villaggi-museo dove il tempo si ferma a uso e consumo dei turisti venuti ad ammirare la Cina leggendaria dell’età imperiale. La campagna del Terzo Millennio è un centro di produzione quanto la città, soprattutto nel campo dell’industria ibrida e della finanza online.

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Philip F. Yuan, In Bamboo, Photo © Bian Lin, Courtesy Pavilion of China

Inoltre il turismo, sia interno sia straniero, si sta interessando sempre di più a queste aree che racchiudono bellezze naturalistiche e antichi monumenti, e centinaia di strutture alberghiere sono state costruite per soddisfare la domanda. A questo nuovo scenario si vuole però affiancare la salvaguardia di quelle tradizioni millenarie che nelle campagne sono ancora presenti, e che fanno parte del patrimonio spirituale del popolo cinese.

Lo sviluppo delle aree residenziali rurali sarà quindi improntato all’equilibrio, sulla base del pensiero di Confucio, che analogamente a Platone, teorizzò l’edificazione di una comunità umana prospera e armoniosa, basata principalmente sul senso di rettitudine e giustizia, sul rispetto delle gerarchie familiari e sociali. L’architettura, attraverso cui si sviluppa il processo, si pone quindi, alla stregua del Tao, come l’eterna forza che scorre perennemente attraverso tutta la materia dell’Universo, in questo caso limitato alla campagna cinese.

Si tratta di un lavoro di creazione di nuovi spazi, tenendo presenti principi etici e filosofici; un programma avanzato di ampio respiro, che, detto per inciso, conferma la Cina come un Paese di enormi contraddizioni, fra queste l’irrisolta questione tibetana. Ma l’architettura ha raggiunto livelli d’avanguardia, anche riappropriandosi di antichi stilemi e materiali tradizionali, in modo da costruire ambienti in grado di “accogliere” lo spirito culturale cinese di derivazione confuciana e taoista, fatto di un intimo rapporto con la natura e le sue manifestazioni.

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Zhao Yang, Chaimiduo Farm Restaurant and Bazaar, Photo © Wang Pengfei, Courtesy Pavilion of China

Quartieri residenziali, scuole, asili, musei, bar e ristoranti, sono stati pensati come luoghi d’incontro e socializzazione, caratterizzati da atmosfere calde e gioiose, dove immergersi in un ritmo placido, lontano dallo stress cittadino. L’utilizzo di materiali tradizionali, inoltre, garantisce un basso impatto a livello ambientale, e maggiori condizioni di salubrità degli edifici.

La campagna cinese è un immenso spazio libero che offre infinite opportunità, anche lavorative, ma nell’aprirla al Terzo Millennio il governo cinese intende salvaguardarne l’identità. Questi progetti si avvalgono molto spesso del coinvolgimento della comunità locale, una pratica mutuata dalla vicina India e che ha il pregio di aumentare nei locali il senso di “vicinanza” con quanto costruito per loro. Ad esempio, molte strutture della Taiyang Organic Commune (una comune agricola condotta con il metodo dell’agricoltura biologica), sono state costruite dai contadini del posto, per i quali l’architetto ha pensato particolari telai in acciaio leggero facilmente installabili, ai quali sono state poi aggiunte le pareti in mattoni.

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Chen Haoru, Pig Barn of the Taiyang Organic Farming Commune, Photo © Lu Hengzhong, Courtesy Pavilion of China

Invece, nel caso del Xinchang Central Kindergarten e del LostVilla Boutique Hotel, gli architetti si sono consultati con gli abitanti del luogo, per conoscere le tecniche tipiche di costruzione e i materiali tradizionali (come il bambù) da impiegare nelle strutture. Un sistema di consultazione “dal basso” che irrobustisce il senso di appartenenza al territorio nei cittadini delle campagne.

A Venezia la Cina conferma la validità di una scuola d’architettura che, supportata da adeguate politiche nazionali, sta lavorando per il progresso del Paese, in un’ottica di sostenibilità e salvaguardia del patrimonio culturale.

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Chen Haoru, Henhouse of the Taiyang Organic Farming Commune, Photo © Lu Hengzhong, Courtesy Pavilion of China

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