“A Little Time Capsule”: l’Istituto Giacometti apre a Parigi con “Reconstruction of Artist’s Studio”.
Nel 1926, quando Alberto Giacometti (Borgonovo di Stampa, 1901 – Coira, 1966) si trasferì nel suo studio in un atelier nel quartiere parigino di Montparnasse, pensò che fosse minuscolo. “Ma più tempo rimanevo, più diventava grande”, ha poi ricordato l’artista. Ora, molti decenni dopo, una versione ricostituita dello studio aprirà ufficialmente al pubblico il 26 giugno 2018 come il fulcro del nuovo Istituto Giacometti.
Dopo la morte di Giacometti, all’età di 64 anni, la vedova dell’artista, Annette Giacometti, rimosse con cura il contenuto del suo studio, comprese le pareti di gesso “graffiate e scarabocchiate come se un pittore di grotte avesse tentato di catturare immagini nella sua caverna” ha scritto Alexander Liberman nel suo libro del 1988 “The Artist in His Studio”. Sono state inoltre “trapiantate” 350 sculture, 90 dipinti e migliaia di disegni, stampe e fotografie.
“Quando ho visto per la prima volta tutto in magazzino, è stato fantastico, come una piccola capsula temporale”, ha detto Catherine Grenier, direttore della Fondation Alberto et Annette Giacometti. Ora quella capsula del tempo è accessibile a pochi minuti dallo studio originale (che ora è in mani private). Completo di tavolo da lavoro, pennelli e pareti dell’artista, il display -ricostruito dalla documentazione di fotografi come Sabine Weiss, Robert Doisneau ed Ernst Scheidegger- comprende anche gessi e sculture di argilla su cui Giacometti stava lavorando poco prima di morire.
>> Giacometti si è divertito nel “caos” del suo studio, ha detto Grenier, e l’ha persino “paragonato alla parte interna del suo cranio“. Quella sensazione affollata è palpabile nella ricostruzione, situata in un edificio parigino Art Deco. Lo studio fa parte di un progetto complessivo dell’Istituto Giacometti che è costato circa 5,3 milioni di dollari, con il finanziamento in parte della vendita della fondazione di un dipinto del 1954 dato a Giacometti da Joan Miró.
Sopra lo studio ci sono uno spazio espositivo e alcune stanze adibite a mostre temporanee, oltre a un’ampia casa per quello che Grenier chiamava “la Scuola della Modernità”: un archivio, una biblioteca e un centro di ricerca per programmi educativi. Lo spazio funzionerà “come un coltellino svizzero – leggero, aperto e multifunzionale”.
La prima mostra, “Lo studio di Alberto Giacometti Visto da Jean Genet” -fino al 26 settembre 2018- è incentrata su un saggio dell’amico intimo di Giacometti, Jean Genet. Tra le opere incluse vi sono il manoscritto originale di Genet e alcuni estratti di uno dei suoi film, nonché versioni restaurate di diverse sculture di Giacometti “Femmes de Venise” (Donne di Venezia).
I riflettori sono puntati sullo studio e il suo senso di “luogo ricostruito”. Per Grenier, le visite costituiranno un’esperienza unica. “Invitiamo i visitatori ad avere una relazione speciale, più personale ed emotiva con il lavoro”, ha affermato. “La nostra ambizione non è quella di ricevere persone in grande numero, ma piuttosto di riceverle bene.
Informazioni utili
“A Little Time Capsule”: lo studio di Giacometti
Per prenotare la visita: Fondation-giacometti.fr