Il Sacrificio del Cervo Sacro, Colin Farrell e Nicole Kidman protagonisti del nuovo film di Yorgos Lanthimos. Al cinema dal 28 giugno
Finalmente arriva anche nelle sale italiane Il Sacrificio del Cervo Sacro, il nuovo film del regista greco più amato dalla critica contemporanea, Yorgos Lanthimos.
Presentata in concorso a Cannes nel 2017 (nell’anno di Nicole Kidman, in gara anche con L’Inganno di Sofia Coppola e fuori concorso con How to talk to girls at parties e il serial TV Top of the lake di Jane Campion) la pellicola aveva vinto il premio per la miglior sceneggiatura. Dopo più di un anno, dopo essere uscita in tutto il mondo, ora arriva anche da noi, al cinema dal 28 giugno.
Lui (Colin Farrell) è un chirurgo affermato, lei (Nicole Kidman) la moglie austera e devota che si fa amare fingendosi cadavere, hanno due figli e una bella casa. Nella loro vita però entra in scena un ragazzo, Martin (Barry Keoghan) che scombina tutti gli equilibri: la tragedia è dietro l’angolo.
Gli appassionati del cinema di Yorgos Lanthimos (non moltissimi probabilmente: gli addetti ai lavori e i cinephile più accorti) quasi sicuramente rimarranno delusi da questa nuova parabola di colpa / vendetta allestita dal regista greco. Quella fetta di pubblico che non ha idea in che cosa si sta per imbattere invece, molto probabilmente, rimarrà affascinata dall’universo di disagio in cui verrà trasportata.Un Lanthimos all’acqua di rose se si pensa a tutti i colpi ben assestati a cui ci ha abituato in questi anni: Dogtooth e Alps innanzitutto, ma anche The Lobster (che già era una produzione internazionale e più accessibile al grande pubblico, anche grazie a un delizioso umorismo macabro).
Con Il Sacrificio del Cervo Sacro Lanthimos continua a lavorare con un cast e una produzione americani e va perdendo ulteriormente quelle caratteristiche estetiche e lessicali che caratterizzavano gli esempi più potenti (e crudeli) della sua cinematografia, commissiona al fedele Thimios Bakatakis una fotografia più calda, i dialoghi si fanno più fitti e i personaggi meno alienati – sebbene siano sufficienti i primi piani del volto di Barry Keoghan per provare un freddissimo brivido lungo la schiena. Mantiene intatta però quella formula per la quale la prima parte del film sembra avere una narrazione nonsense, disseminata da indizi sospesi tra il surreale e il grottesco, mentre nella seconda -grazie a un indizio rivelatore- la storia deflagra in tutta la sua potenza.Il Nuovo Cinema Greco, dal 2009 in poi -cavalcando (suo malgrado) quella crisi che ha portato il Paese sul baratro della banca rotta- si è caratterizzato per la messa in scena, con allestimenti di disadorna austerità, di una violenza mai macabra, mai gore, ma sempre estremamente crudele, affilata e implacabilmente sadica. Stracciabudella. Alcuni restano esempi di cinema memorabile: Miss Violence (2013) di Alexandros Avranas, Wasted Youth (2011) di Argyris Papadimitropoulos & Jan Vogel, Interruption (2015) di Yorgos Zois e Luton (2013) di Michalis Konstantatos – per citarne qualcuno.
Lanthimos non rinuncia a questa crudeltà, ma la condisce con elementi che in qualche modo riescono a edulcorarla, ad abbellirla. Per il grande pubblico sarà una bella sorpresa, un’ottima occasione -per i meno pigri- di scoprire un regista originale, ambizioso e coraggioso, a volte geniale. Non questa.