“Renaissance of the Night”. Al Kunsthal Charlottenburg di Copenhagen fino al 12 agosto 2018 circa 75 opere dell’artista danese Kristine Roepstorff.
Dipinti, collages, sculture, arazzi e istallazioni, in una mostra sensoriale che riscopre la bellezza dell’oscurità come concetto fisico e metaforico.
Copenhagen. L’oscurità è una dinamica fisica utilizzata anche alla stregua di metafora di ciò che non è conosciuto: sin dall’età antica ha esercitato sull’umanità un controverso fascino, venendo associata al mondo dell’inconscio, del misticismo, all’idea di paura, male e morte. Al contrario, la luce è simbolo di conoscenza, della divinità, del bene.
Tuttavia, a ben guardare, l’oscurità è anche la condizione primordiale da cui emerse il cosmo e la conseguente vita sulla Terra, è quindi un incipit imprescindibile per la storia dell’umanità, una condizione originaria dalla profonda valenza simbolica.
Da queste considerazioni prende avvio l’indagine artistica della danese Kirstine Roepstorff (1972), già presente alla Biennale di Venenzia del 2017 in rappresentanza del suo Paese. Ed è da quell’esperienza che si sviluppa il progetto “Renaissance of the Night”, continuazione di “Theater of Glowing Darkness”, presentato appunto in Laguna.
Questa nuova tappa porta il concetto di oscurità a confronto con una società contemporanea invasa dal rumore, dalle luci sfavillanti delle insegne pubblicitarie, invasive, fastidiose, fatue, persino irrispettose della bellezza delle città e del cielo (che oscurano in maniera, si direbbe, indecente, impedendo la vista della volta stellata). Il buio rappresenta quindi una condizione di tranquillità, di allontanamento dal caos quotidiano, di riappropriazione dell’intimità con se stessi e gli altri.
Kirstine Roepstorff è artista versatile e “immaginifica”, interessata alla creazione artistica nelle sue potenzialità sensoriali e psicologiche, e in questa occasione vuole esplorare il lato intimo e sensuale dell’oscurità, percepita come un luogo di contemplazione ed evoluzione.
Con questo articolato progetto, Roepstorff immagina che l’oscurità riprenda il sopravvento avvolgendo ogni istante dell’esistenza umana, che perderebbe così i suoi abituali punti di riferimento, la capacità di movimento e di orientamento. L’individuo si troverebbe così nella condizione primitiva della scoperta giorno per giorno del territorio e delle sue risorse, costretto a sviluppare istinti ormai sopiti. La mostra ha un allestimento concettuale, che muove dall’interno verso l’esterno, ovvero dall’oscurità alla luce, dal tramonto all’alba. Si tratta quindi di una metafora di un percorso di iniziazione, di conoscenza, alla stregua della caverna di Platone.
Ognuna delle opere è semplicemente poggiata sul pavimento o appesa, quasi si trattasse di elementi naturali o frammenti di altre epoche. Ne risulta un allestimento fatto di reminiscenze di scorci urbani e aree archeologiche, dove un’epoca si affianca e si sovrappone all’altra, fondendosi con il paesaggio e i materiali scelti dall’artista: legno, cemento, gesso, ghiaia, marmo. Un percorso onirico, fiabesco, che ricorda le profondità del cosmo o le viscere della Terra.
Nei meandri più interni del percorso, dove l’oscurità predomina, il suono interviene a guidare i visitatori, a orientarli in quella “terra di nessuno” della quale l’umanità deve lentamente riappropriarsi. E nel farlo, si riappropria di se stessa, ritrova la sua capacità di pensare, di stabilire una relazione autentica, e non mediata dai social network, con la realtà.
La mostra si chiude con la riproduzione di una grande arazzo in stile rinascimentale, raffigurante la notte. Realizzato nel corso di sei mesi di lavoro interamente manuale, è costituito da fili di tessuto di centinaia di differenti tonalità cromatiche, e offre l’impressione dell’unità cosmica; lo sfondo di montagne in ombra è simbolo della materialità dell’oscurità, dalla quale emergono forme zoomorfe e antropomorfe. Ritorna quindi il concetto di oscurità come condizione originaria del cosmo da cui si sono formati i pianeti e la vita.
Roepstorff utilizza l’arte come strumento di pensiero, creando situazioni inattese, ridefinendo i canoni, estrinsecando istinti primordiali. Una mostra che è un percorso sensoriale, un viaggio metaforico “nel mezzo del cammin di nostra vita”, una discesa nei meandri del tempo e della natura, un’esperienza teatrale, come dovrebbe essere l’esistenza se la civiltà dei consumi e della tecnologia esasperata non l’avesse privata di quel tocco poetico che i secoli le avevano donato.
Informazioni utili
Kristine Roepstorff. Renaissance of the Night
Kunsthal Charlottenborg, Kongens Nytorv 1, Copenahgen
Dal 16 giugno al 12 agosto 2018