Le dinamiche fra i due politici più potenti al mondo paiono ricalcare quelle instauratesi da decenni fra i due artisti un tempo coppia anche nella vita. Concordanza pubblica per dissimulare contrasti strutturali
Dal fronte degli appassionati o anche dei professionisti dell’arte non si guarda al pur pregnante vertice Trump-Putin appena tenutosi ad Helsinki con particolare interesse. Qualcuno – anche noi di ArtsLife – si è limitato ad osservare le ormai immancabili proteste con il presidente USA come bersaglio, che hanno trovato un’immagine virale come il baby-Trump come icona di questa “sessione” di manifestazioni: ma le attenzioni – ad esempio – sono più orientate a cercare di capire come sarà la prossima Biennale Arte di Venezia, e certo la conferenza stampa di ieri di Ralph Rugoff non ha aiutato molto a dissolvere le nebbie. Eppure non si sono potute ignorare le palesi forzature dei due protagonisti, costretti dal ruolo e dalle circostanze ad esibire una concordanza che è ben lontana dal rappresentare le reali rispettive posizioni.
Una recita a soggetto che riporta la temperie nell’orbita del “nostro” mondo, ovvero quello delle arti: visto che le dinamiche psicologiche e comunicative ricalcano quelle che da anni si possono vedere applicate a una delle coppie artistiche più popolari degli ultimi decenni: ovvero Marina Abramovic e Ulay. Periodicamente impegnati a reincontrarsi ed a dare il via all’immancabile ridda di voci su una ormai prossima e certa riappacificazione, dopo la celebre separazione che ebbe come scenario – decisamente “scenografico” – la Muraglia Cinese.
A muovere Trump e Putin alla concordia è una realpolitik legata al Russiagate, la cui fondatezza è fortemente negata da entrambi, che scoprono una “corrispondenza d’amorosi sensi” insospettabile quando sul tavolo ci sono temi come il disarmo nucleare o il futuro degli scenari siriani. Cosa invece muove Abramovic e Ulay alle “fortuite” ricongiunzioni? Da quella decisamente teatrale vista al MoMA nel 2013 a quella celebrata a Venezia giusto lo scorso anno? Qualcuno crede a romantici ritorni di fiamma o piuttosto a cinici bagni mediatici con risvolti economici?