A Milano prosegue il focus sull’arte messicana. Dopo la pittura di Frida Khalo, la lente d‘ingrandimento del Museo Delle Culture si sposta sulla scultura di Javier Marin, con una retrospettiva che rende omaggio al talento noto in tutto il mondo per le opere monumentali e che ha con l’Italia un legame particolare.
Il potere sociale dell’arte
Teste giganti e figure brulicanti irrompono al Museo Delle Culture. Dopo l’indimenticato intervento fra le vie di Palazzo Reale e Piazza della Scala, a dieci anni di distanza la scultura visionaria di Javier Marin torna protagonista a Milano con la mostra la “Corpus”.
Di origine messicana, sono trent’anni che Javier Marin (1962 Uruapan, Messico) viaggia in tutto il mondo per sfidare i limiti dell’arte urbana e portare gli abitanti a riappropriarsi dello spazio collettivo e dell’essenza sociale dell’umanità.
Scultura extralarge
Nel cortile di Via Tortona a dare il benvenuto è una statua in bronzo di oltre sette metri, raffigurante un cavallo – e l’immagine del suo riflesso-; Reflejo VII è il preludio di un percorso in cui le mezze misure non esistono e nulla è come sembra.
Varcata la soglia del museo ci si sente come dei lillipuziani catapultati nella terra dei giganti, per un percorso in cui mito e onirico, ignoto e saggezza si mescolano squisitamente. Se è vero che Javier Marin (1962 Uruapan, Messico) ha fatto dell’extra large il proprio tratto distintivo e dell’arte pubblica una missione esistenziale; la sua grande ossessione è la ricerca attorno al tema della decostruzione e della ricostruzione delle forme. Ecco dunque protagonista la materia, nella sua accezione più pura.
Il fascino della materia
Sala dopo sala, proliferano figure plasmate nella terracotta, nella resina, nel bronzo, per un’atmosfera archeologica intrisa di sacralità e mistero. Le 36 opere in mostra spiccano per eterogeneità di tecnica e materiali e per il legame con l’artigianalità del territorio della rispettiva creazione. Dal fascino “indigeno” dei “Nudos” giunti dal Messico, alla vocazione monumentale delle installazioni provenienti da Pietrasanta, fino alla lavorazione meticolosa di “Cabeza Chico Grande”, una scultura lignea concepita appositamente per la mostra e realizzata assieme agli artigiani della Val Gardena.
E se il recupero della technè e il forte impatto visivo accompagna ogni singolo pezzo esposto; difronte all’imponenza monumentale di En Blanco occorre fermarsi e stropicciarsi gli occhi. Il celebre tappeto di corpi– presentato alla Biennale di Venezia del 2003-, con le sue suggestioni di forme visionarie e in apparente movimento, toglie il respiro e vale da sola la visita alla mostra
Informazioni utili
Javier Marín: CORPUS
A cura di Christian Barragán
MUDEC- Museo delle Culture
Milano
Fino al 9 settembre 2018
Grazie