Intellettuale, bibliofilo e presidente della casa editrice Marsilio, De Michelis è morto ieri all’età di 74 anni mentre era in vacanza a Cortina d’Ampezzo. Una vita dedicata all’amore per il mestiere dell’editore
L’editore moderno? È colui che “pensa il canone, disegna il progetto, fornisce il senso che collega un libro all’altro”. Con queste parole Cesare De Michelis tratteggiava – nell’intervista che potete vedere qui sotto – la figura dell’editore uscita dalla rivoluzione di Aldo Manuzio, l’umanista veneziano passato alla storia come il primo editore moderno, colui che introdusse il carattere a stampa corsivo e il formato in ottavo, giusto per citare alcune delle sue rivoluzionarie riforme. Parole che oggi ci piace associare a lui stesso, il grande editore Cesare De Michelis, morto ieri all’età di 74 anni – ne avrebbe compiuti 75 il 19 agosto – mentre era in vacanza a Cortina d’Ampezzo. Molti tratti associavano la sua visione dell’editoria a quella di Manuzio: come il libro visto come strumento – citiamo ancora dall’intervista – per “conservare i sogni, eccitare l’amore, e vincere le battaglie”. E di battaglie lui ne aveva vinte tante: da quella di portare la casa editrice Marsilio – “nata nel 1961 da un gruppo di ragazzi usciti dall’università”, raccontava lui che vi era entrato nel 1965 e che da molti anni la presiedeva – all’eccellenza nazionale, fino a quella più recente per riprendersela, dopo che pareva destinata a finire nell’alveo Mondadori via RCS.
Sicurezza, consapevolezza, determinazione. Ed una innata cordialità, mista alla spontanea ironia: questi alcuni dei caratteri che restavano impressi in chi aveva conosciuto Cesare De Michelis. Al sottoscritto capitò nel 2012, quando l’amico Daniele Capra mi invitò a Vittorio Veneto al festival ComodaMente per moderare un incontro sul tema “È dell’artista il fin la meraviglia?”: e per rispondere a una questione tanto impegnativa quanto strutturata ed affascinante non ebbi dubbi a volere fra gli ospiti questo raffinato intellettuale solo all’apparenza un po’ burbero, che infatti ammaliò i presenti con la sua lettura sofisticata ma sempre divertente. In seguito frequentai più volte la sua stupenda casa veneziana, più volte in occasione della bellissima mostra “Sguardo di donna” allestita alla Casa dei Tre Oci, con serate memorabili nelle quali si poteva mangiare cibo cucinato dal grande Antonio Marras, “arruolato” come curatore degli allestimenti. E nelle chiacchiere con De Michelis tornava spesso a riemergere la figura di Manuzio, mentre si finiva immancabilmente per perdersi fra l’intricato dedalo di librerie che arricchivano la sia immensa biblioteca, ricca di qualcosa come 100mila volumi. E lui raccontava degli studi che da anni dedicava al tipografo/editore, che avrebbero portato alla grande mostra tenutasi nel 2016 alla Gallerie dell’Accademia di Venezia. Che oggi possiamo ridefinire come l’omaggio a due grandi editori…
Massimo Mattioli