Al via Venezia 75: dal 29 agosto all’08 settembre il gotha dell’industria cinematografica sfila al Lido di Venezia. I film da tenere d’occhio
La Mostra Internazionale del Cinema di Venezia quest’anno, approfittando anche dell’ultima edizione di Cannes non propriamente esaltante, ha sfoderato gli artigli.
I titoli annunciati in concorso (e non) hanno fatto gridare di gioia cinephiles e addetti ai lavori. Il più chiacchierato è Suspiria, il remake di Luca Guadagnino di uno dei film più amati di Dario Argento. Guadagnino, reduce dal successo internazionale di Chiamami col tuo nome, sembra pronto a tornare al Lido per rifarsi delle fredde accoglienze degli anni passati. Il trailer (visibile a questo link), da poco diffuso, ha già scatenato gli isterismi dei fan (quelli di Guadagnino e quelli di Dario Argento).
In controtendenza rispetto a Cannes poi, Venezia ha accolto a braccia aperte Netflix. Il colosso streaming sarà presente alla Mostra con ben cinque film e un documentario: 3 nel Concorso ufficiale, 1 nella sezione Orizzonti e 2 Fuori concorso.
Cannes è un festival che da sempre ragiona in termini di distribuzione cinematografica e le politiche di Netflix in proposito sono in netto conflitto con questa visione, che potremmo definire, più tradizionale (reazionaria?). Venezia invece punta tutto sulle anteprime mondiali, dimostrandosi di volta in volta più flessibile su quello che riguardo a possibili novità di produzione e/distribuzione.
I titoli Netflix al Lido
Roma di Alfonso Cuarón (in Concorso)
Roma è sicuramente uno dei titolo più attesi in Mostra. È stato annunciato come il più importante progetto di Alfonso Cuarón (Gravity, I figli degli uomini, Y Tu Mama Tambien). Il film, ambientato negli anni ’70 a Città del Messico, racconta un anno turbolento della vita di una famiglia borghese. Cuarón, ispirato dalle figure femminili della sua infanzia, tesse un’ode al matriarcato che ha caratterizzato la sua esistenza.
Un vivo ritratto del conflitto domestico e della gerarchia sociale in un momento di disordini politici, raccontato attraverso le vicende della domestica Cleo e della sua collaboratrice Adela, che lavorano per una piccola famiglia borghese nel quartiere Roma a Città del Messico.
The Ballad of Buster Scruggs di Joel e Ethan Coen (in Concorso)
Un film western a episodi che racconta sei storie distinte ambientate sulla frontiera americana: dirigono i fratelli Joel e Ethan Coen.
“Abbiamo sempre amato i film a episodi -hanno dichiarato i fratelli Coen- in particolare i film Italiani degli anni Sessanta in cui diversi registi lavoravano su un tema comune. Avendo scritto un’antologia di storie western, abbiamo cercato di fare lo stesso, sperando di riuscire a coinvolgere i migliori registi di oggi. È stata una grande fortuna che alcuni di loro abbiano accettato di partecipare”.
22 July di Paul Greengrass (in Concorso)
Paul Greengrass (Bloody Sunday, The Bourne Supremacy, Captain Phillips – Attacco in mare aperto) racconta la vera storia delle conseguenze dall’attacco terroristico che colpì la Norvegia nel luglio 2011: 77 vittime a causa di un doppio attentato per mano di un estremista di destra. Il film, attraverso gli occhi e le emozioni di uno dei superstiti, racconta il superamento del trauma e la normalizzazione del paese dopo l’attentato.
Sulla Mia Pelle di Alessio Cremonini (sezione Orizzonti)
Il film sarà proiettato in anteprima assoluta il 29 agosto alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, dove aprirà la sezione Orizzonti, poi dal 12 settembre uscirà nelle sale e su Netflix.
Il racconto degli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi e della settimana che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia. A interpretare Stefano Cucchi è Alessandro Borghi, affiancato da Jasmine Trinca (Ilaria Cucchi), Max Tortora e Milvia Marigliano (i genitori).
The Other Side of the Wind (Fuori concorso)
Nel 1970 Orson Welles iniziò a girare la sua ultima opera con un cast alla stars: John Huston, Peter Bogdanovich, Susan Strasberg e Oja Kodar, compagna del regista nell’ultima parte della sua vita. Come per altri suoi film la produzione fu travagliata, con problemi economici e tempistiche sempre più lunghe. Oltre mille bobine del film sono rimaste nascoste in un caveau di Parigi fino a marzo 2017 quando i produttori Frank Marshall e Filip Jan Rymsza hanno lavorato con dedizione per dar vita all’opera di Welles 30 anni dopo la sua morte.
Con la colonna sonora di Michel Legrand (Les Parapluies de Cherbourg), The Other Side of the Wind racconta la storia di un regista che ritorna a Hollywood dopo anni di esilio volontario in Europa con l’obiettivo di completare il film del suo grande ritorno.
They’ll Love Me When I’m Dead di Morgan Neville (Fuori concorso)
Ancora Orson Welles! Il regista premio Oscar Morgan Neville (The Music of Strangers) racconta in un documentario la storia di Orson Welles nei suoi ultimi 15 anni di vita.
Se per la storia del Cinema Orson Welles è una leggenda e un faro nella notta, per l’industra di quegli anni era considerato da tanti una spina nel fianco. Produzioni interminabili e incassi poco redditizi. Nel 1970 Wells era praticamente un regista in esilio al lavoro sull’incompiuto The Other Side of the Wind. Per anni, Orson Welles ha lavorato ad un film dedicato alla storia di un regista che, durante la vecchiaia, cercava di finire il suo ultimo grande film (il suo 8 1/2 in pratica). They’ll Love Me When I’m Dead racconta il capitolo finale mai raccontato di una delle più grandi carriere nella storia del cinema, brillante e innovativa quanto ribelle e impetuosa.
Chiuso il capitolo Netflix, e tornando al Concorso ufficiale, questi alcuni dei titoli più attesi
Il primo uomo (First Man), di Damien Chazelle (in Concorso – film d’apertura)
Dopo il grandissimo successo di La La Land, partito proprio da Venezia, Chazelle torna in laguna con l’adattamento cinematografico della biografia ufficiale di di Neil Armstrong, First Man: The Life of Neil A. Armstrong scritta da James R. Hansen e pubblicata nel 2005. A vestire i panni di Armstrong Chazelle ha voluto con sé nuovamente Ryan Gosling.
The Sisters Brothers di Jacques Audiard (in Concorso)
La pellicola, la prima in lingua inglese di Jacques Audiard (Palma d’oro a Cannes nel 2015 con Dheepan), è l’adattamento del romanzo Arrivano i Sister di Patrick deWitt. Nel cast John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed.
Eli Sister e il fratello Charlie sono due sicari assunti per uccidere il cercatore Hermann Warm, accusato di furto. Quando lo trovano si rendono conto che la situazione è in realtà molto diversa da quello che era stato loro prospettato.
The Nightingale di Jennifer Kent (in Concorso)
L’australiana Jennifer Kent è l’unica regista donna in concorso a Venezia. E dagli Stati Uniti a Barbera sono già arrivate critiche di maschilismo. The Nightingale è il secondo lungometraggio della Kent, che ha esordito alla regia nel 2014 con l’horror cult Babadook, e vede come protagonista una giovanissima detenuta irlandese che assiste al brutale omicidio del marito e del figlio per mano del capitano delle guardie britanniche. In preda alla disperazione e al desiderio vorace di farsi giustizia, la donna assolda un aborigeno con cui si avventura nella natura selvaggia in cerca di vendetta.
The Favourite di Yorgos Lanthimos (in Concorso)
Il regista greco dirige un film ispirato a fatti storici realmente accaduti: gli intrighi di corte avvenuti durante il regno della regina Anna, nell’Inghilterra del XVIII° secolo. È il primo film in costume di Lanthimos e può vantare un cast da sogno: Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz.
Il film, con tra gli altri Suspiria, è in concorso anche per il Queer Lion. Uscita italiana prevista per il 14 gennaio 2019.
Zan (Killing) di Shin’ya Tsukamoto (in Concorso)
Tsukamoto è un regista di culto. A Snake of June nel 2002 a Venezia è stato insignito col Premio della Giuria e nel 2009 torna al Lido con Tetsuo 3, The Bullet Man. Nel 2011 vince la Sezione Orizzonti alla Mostra del cinema con Kotoko. Con Killing il regista ci porta nel Giappone di metà ‘800 con una storia di samurai decaduti sullo sfondo di una civiltà al tramonto.
Napszállta (Sunset) di László Nemes (in Concorso)
Dopo il successo di critica (e di pubblico) ottenuto con Il Figlio di Saul c’è grande attesa per il nuovo film del regista ungherese László Nemes.
Nel 1913 la giovane Írisz Leiter arriva a Budapest con il sogno di lavorare come modista nella cappelleria che apparteneva alla sua famiglia, ma viene cacciata dal nuovo proprietario. Írisz si mette alla ricerca del misterioso Kálmán Leiter, che sembra essere rimasto il suo ultimo legame con il passato. La sua ricerca la porterà ad attraversare una città al collasso, provata dall’inizio della prima guerra mondiale.
Vox Lux di Brady Corbet (in Concorso)
L’Infanzia di un capo è stato un debutto folgorante, uno dei più bei film passati a Venezia negli ultimi anni. Ora Brady Corbet, con Vox Lux, torna sul luogo del delitto (debutto) con Natalie Portman nei panni di una popstar dal passato tragico. Colonna sonora a cura di Sia e Scott Walker, che già aveva composto quella per L’Infanzia di un capo. Nel cast anche Jude Law. Questa è la quarta volta sul set assieme per Natalie Portman e Jude Law: Ritorno a Cold Mountain (2003), Closer (2004) e Un bacio romantico (2007), le precedenti.
At Eternity’s Gate di Julian Schnabel (in Concorso)
A portare uno sguardo cinematografico sull’arte ci penserà Julian Schnabel (Prima che sia notte, Lo scafandro e la farfalla) portando sul grande schermo, in concorso, gli ultimi, tormentati anni di Vincent van Gogh. Ad interpretare l’irrequieto pittore olandese in Vincent van Gogh – At Eternity’s Gate un un sorprendente Willem Dafoe.
Non-fiction di Oliver Assayas (in Concorso)
Dopo Sils Maria e Personal Shopper, Assayas in Non-fiction torna a dirigere Juliette Binoche. Il film, la prima commedia leggera del regista, sarà distribuito nelle sale italiane all’inizio del 2019.
Alain, un editore parigino di successo, e Leonard, uno dei suoi autori storici, sono riluttanti a comprendere appieno e ad abbracciare il mondo dell’editoria contemporanea, fatta di e-book e shop online. Quando si incontrano per discutere del nuovo manoscritto di Leonard, Alain non può che confessare all’amico ciò che pensa del libro: che è un’opera troppo banale… In compenso la moglie di Alain, Selena, è convinta che si tratti del miglior libro che Leonard abbia mai scritto. Ma forse il suo punto di vista non è totalmente imparziale…
Peterloo di Mike Leigh (in Concorso)
Scritto e diretto da Mike Leigh, già Leone d’Oro nel 2004 per Vera Drake, Peterloo è un ritratto epico degli eventi legati ai fatti di Peterloo, quando nel 1819 un pacifico raduno pro-democrazia riunitosi presso St Peter’s Fields a Manchester si trasforma in uno degli episodi più sanguinosi e tristemente noti della storia britannica. I fatti di Peterloo rappresentano un momento fondamentale nella definizione della democrazia britannica e hanno giocato un ruolo importante anche nella fondazione del quotidiano The Guardian.
Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck (in Concorso)
Ispirato a fatti realmente accaduti, il nuovo film di von Donnersmarck (Le vite degli altri, The tourist) racconta tre epoche di storia tedesca attraverso l’intensa vita dell’artista Kurt Barnert (Tom Schilling), dal suo amore appassionato per Elisabeth (Paula Beer), al complicato rapporto con il suocero, l’ambiguo Professor Seeband (Sebastian Koch) che, disapprovando la scelta della figlia, cerca di porre fine alla relazione tra Kurt ed Elisabeth. Quello che nessuno sa è che le loro vite sono già legate da un terribile crimine commesso da Seeband decenni prima. Il film sarà al cinema dal 4 ottobre.
What You Gonna Do When the World’s on Fire? di Roberto Minervini (in Concorso)
Che fare quando il mondo è in fiamme? è una riflessione sul razzismo in America, e insieme il ritratto intimo di una comunità che nell’estate del 2017, dopo che una serie di brutali uccisioni di giovani africani da parte della polizia ha scosso tutti gli Stati Uniti, combatte per la giustizia, la dignità e la sopravvivenza in un Paese che non sembra essere dalla sua parte.
Dopo Louisiana (The Other Side), Minervini continua a scavare alla radice della disuguaglianza sociale nell’America di oggi, concentrandosi sull’irrisolta, cronica questione razziale nei confronti degli africani americani.
Particolarmente viva anche la Sezione Orizzonti, questi alcuni dei film più interessanti
Jinpa di Pema Tseden (in concorso nella sezione Orizzonti)
Una storia di vendetta e redenzione. Lungo una strada isolata che attraversa le vaste pianure del Tibet, un autista di camion che ha accidentalmente investito una pecora si imbatte in un giovane che sta facendo l’autostop. Nel corso del viaggio, il camionista nota che il suo nuovo amico ha con sé un pugnale d’argento, e capisce che intende vendicarsi di qualcuno che in passato gli ha inflitto un grave torto. Arrivati ad un bivio, il passeggero scende: ma il camionista non può immaginare come il breve tempo trascorso insieme abbia inesorabilmente intrecciato i loro destini. Pema Tseden è un regista, sceneggiatore e scrittore tibetano. La sua carriera di regista e sceneggiatore inizia nel 2002. La maggior parte dei suoi film sono girati
in tibetano, e grazie alla descrizione profonda e precisa della sua terra hanno reso possibile una nuova comprensione della cultura e delle condizioni di vita in Tibet.
Con Old Dog e Tharlo era già stato in concorso nella sezione Orizzonti nel 2015.
La profezia dell’armadillo di Emanuele Scaringi (in concorso nella sezione Orizzonti)
Debutto alla regia per Scaringi (tra gli sceneggiatori di Senza nessuna pietà). Zero vive nel quartiere di Rebibbia, Tiburtina Valley, è un disegnatore, ma senza un posto fisso si arrabatta tra vari lavoretti.
La sua vita scorre sempre uguale ma, una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un armadillo che, con conversazioni al limite del paradossale, lo aggiorna su che cosa accade nel mondo.
La morte di Camille, compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.
Deslembro di Flavia Castro (in concorso nella sezione Orizzonti)
L’adolescente Joana alimenta la sua anima con la letteratura e il rock. Nel 1979, quando viene proclamata l’amnistia in Brasile, la ragazza vive con la famiglia a Parigi. Da un giorno all’altro e contro la sua volontà, Joana torna nel Paese d’origine, che ricorda a malapena. Nei primi anni Ottanta, a Rio de Janeiro, la città dove è nata e nella quale il padre è stato fatto sparire, la ragazza ricuce brandelli di memoria di un’infanzia frammentata. Non tutto è reale, non tutto è immaginario. E nell’atto di ricordare, Joana è in grado di scrivere la propria storia al presente.
Ricordi del mio corpo di Garin Nugroho (in concorso nella sezione Orizzonti)
L’Indonesia è un Paese di grandi suggestioni cinematografiche e la filmografia di Garin Nugroho (Opera Jawa, Foglia su un cuscino) si inserisce alla perfezione nel solco di questo carattere.
Juno è solo un bambino quando il padre se ne va, abbandonandolo nel loro villaggio di Giava Centrale. Rimasto solo, entra in una scuola di danza Lengger in cui gli uomini si trasformano, assumendo aspetto e movenze femminili. Ma la sensualità e la sessualità che la danza e i corpi emanano, unite alla violenza sociale e politica dell’ambiente attorno a lui, spingono Juno a spostarsi di villaggio in villaggio. Durante il viaggio, nonostante la cura e l’amore degli insegnanti di danza, di una zia stramba, di un vecchio zio, di un affascinante pugile e di un danzatore warok, Juno deve comunque affrontare da solo una battaglia personale: quella con la sua fisicità. In gara per il Queer Lion.
Di gran pregio anche i titoli presentati Fuori concorso, i più chiacchierati
Shadow di Zhang Yimou (Fuori concorso)
Vincitore di un Leone d’argento per Lanterne rosse (1991) e di due Leoni d’oro per La storia di Qiu-Ju (1992) e Non uno di meno (1999), il maestro del cinema cinese Zhang Yimou torna a Venezia con un nuovo film che ha già l’aura del capolavoro: Shadow. Ambientato nel periodo storico dei Tre Regni, il film racconta la storia di un grande re, deciso a riconquistare la terra che gli è stata tolta. Un sovrano ambizioso, ma dai metodi misteriosi. Il suo grande generale è un visionario mosso dall’unico desiderio di vincere la battaglia finale, ma costretto a tessere i suoi piani in gran segreto. Le donne del palazzo sono figure tragiche, strette tra l’essere venerate come dee e trattate come pedine. E poi c’è l’uomo comune, attorno a cui si agitano inesorabili le forze della storia, sempre pronte ad inghiottirlo.
A star is born di Bradley Cooper
Grandissima attesa al Lido per Lady Gaga, ovviamente, la più star tra le star che faranno la loro apparizione in laguna. In questa nuova lettura dell’iconica storia d’amore, Bradley Cooper debutta alla regia e si autodirige nei panni del musicista Jackson Maine che scopre e si innamora di Ally, un’artista in difficoltà interpretata da Lady Gaga. Ally ha abbandonato il sogno di diventare una cantante di successo finché non incontra Jack, che riconosce immediatamente il suo talento naturale.
La prima versione è del 1937, con Janet Gaynor diretta da William A. Wellman, che si rifaceva però a sua volta a un film di Cukor del ’32. Lo stesso Cukor torna quindi sul luogo del misfatto nel ’54 con una sua versione di È nata una stella in cui dirige Judy Garland. Nel ’76 arriva poi Barbra Streisand, con Kris Kristofferson, per la sua revisione della storia (Oscar alla miglior canzone per Evergreen). Mariah Carey, a parole, si è sempre ben tenuta alla larga da questo franchising non franchising, ma a ben vedere anche Glitter andrebbe inserito in questa “roba qui”.