Lo scorso week end Basilea è stata teatro di una bellissima staffetta dell’arte. Alla Fondazione Beyeler Bacon e Giacometti hanno passato il testimone a un altro big internazionale, Balthus.
L’inedito confronto tra Francis Bacon e Alberto Giacometti ha chiuso le porte sabato 2 settembre. Quello stesso giorno ha aperto la mostra dedicata a uno degli ultimi grandi maestri del Novecento, annoverato al tempo stesso tra i più singolari e controversi protagonisti dell’arte moderna, Balthasar Kłossowski de Rola (1908-2001, pseudonimo: Balthus).
Una mostra su Balthus è un’occasione di sfida per ogni museo. Ricorderanno in molti la bufera che si era scatenata lo scorso anno intorno al dipinto “Thérèse dreaming”, che raffigura una ragazzina in atteggiamenti provocanti esposto al Metropolitan Museum di New York. Nel dicembre del 2017 era stata lanciata una raccolta firme per rimuovere l’opera dal museo perché «promuove la pedofilia». La petizione aveva riscosso grande successo, ma il Metropolitan aveva rifiutato di spostare il dipinto. Nel pieno di questa controversia, “Thérèse dreaming” giunge ora alla Fondation Beyeler, elevato al rango di simbolo di un riacceso dibattito culturale.
La mostra propone un visione completa dell’opera di Balthus. L’esposizione, progettata fin dalla metà del 2016, nasce in collaborazione con il Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, che ne ospiterà un adattamento all’inizio del prossimo anno. Il punto di partenza della mostra è il capolavoro Passage du Commerce-Saint-André eseguito tra il 1952 e il 1954, proprietà di una collezione privata svizzera e già da molti anni in deposito alla Fondation Beyeler.
Nella sua produzione sfaccettata e polisemica che suscita ammirazione ma anche rifiuto, Balthus segue un percorso artistico alternativo se non del tutto opposto agli sviluppi e agli esiti comunemente associati alle avanguardie novecentesche. In tale presa di distanza l’eccentrico pittore si richiama a molteplici tradizioni storico-artistiche e precursori che, prendendo le mosse da Piero della Francesca, giungono via via fino a Poussin Füssli, Courbet e Cézanne.
A un’attenta osservazione si riconoscono però anche suggestioni riconducibili a movimenti artistici moderni quali la Nuova Oggettività e il Surrealismo, nel cui contesto è possibile collocare le messe in scena pittoriche talora provocatorie operate da Balthus e con esse la dimensione recondita della sua arte. Nel suo distacco deciso e quasi postmoderno dagli assunti della modernità, egli tuttavia va elaborando una sua propria forma di avanguardia la quale oggi appare di ancor più evidente attualità.
Effettivamente Balthus si rivela un artista contraddittorio e irritante nelle cui opere pervase di quiete e di tensione gli opposti si incontrano coniugando in maniera singolare sogno e realtà, erotismo e candore, oggettività e mistero, sempre in bilico tra il rassicurante e l’inquietante. In questo gioco di contrasti Balthus in particolare combina motivi artistici classici con elementi popolari tratti da libri illustrati per bambini risalenti al XIX secolo.
La sua pittura, perciò, è costantemente intrisa di accenti ironici espliciti e impliciti, e non da ultimo riflette e si interroga sulle possibilità e impossibilità rappresentative ed estetiche dell’arte del XX secolo e oltre. Anche come persona Balthus era paradossale: in un moto di modestia a priori amava definirsi non artista ma «artigiano» per poi assumere il rango e le pose dell’aristocratico intellettuale in stretto contatto con i più importanti filosofi, letterati, uomini di teatro e registi. Pertanto la sua lunga vita, che abbraccia quasi tutto il XX secolo, oscillava di continuo tra ascesi e mondanità.
Balthus aveva forti legami con la Svizzera, infatti trascorse l’infanzia tra Berna, Ginevra e Beatenberg, sposò la bernese Antoinette de Watteville e visse con lei sia nella Svizzera francese sia in quella tedesca. Nell’imponente Grand Chalet di Rossinière passò infine gli ultimi decenni della sua esistenza. Inoltre dagli anni Trenta del Nocecento intrattenne stretti rapporti di amicizia con Alberto Giacometti, da lui molto stimato come artista.
>>> La retrospettiva alla Fondation Beyeler è la prima mostra su Balthus che si tiene da dieci anni a questa parte in un museo svizzero nonché la primissima presentazione esaustiva della sua opera in ambito svizzero tedesco. Essa raccoglie 40 opere cruciali di tutte le stagioni creative dell’artista dal 1920 al 1990; sono dipinti che mettono in luce la quintessenza del lungo lavoro di Balthus che però produsse solo circa 350 pezzi in tutto.
Correda l’esposizione un ricco programma di eventi collaterali: una tavola rotonda e visite guidate domenicali. Nel museo un pannello per commenti raccoglierà i pro e contro dei visitatori invitandoli a mettersi in gioco in prima persona. Negli spazi museali mediatori artistici saranno a disposizione del pubblico per dialoghi e confronti.
Per l’ampia retrospettiva la Fondation Beyeler si è assicurata prestiti eccezionali provenienti da musei di rilevanza internazionale come il già citato Metropolitan Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York, il Centre Pompidou di Parigi, l’Hirshhorn Museum di Washington e la Tate di Londra. In parte per la prima volta si potranno ammirare in mostra numerose opere cospicue di collezioni private europee, americane e asiatiche, mai o raramente esposte al grande pubblico. La curatela della mostra è stata affidata al Dr. Raphaël Bouvier, curatore, e a Michiko Kono, Associate Curator.
Balthus
2 settembre 2018 – 1 gennaio 2019
Fondation Beyeler,
Beyeler Museum AG,
Baselstrasse 77, CH-4125 Riehen
Orari di apertura Fondation Beyeler:
ogni giorno 10.00–18.00, mercoledì fino alle 20.00
www.fondationbeyeler.ch