Soldado, Benicio del Toro e Josh Brolin tornano nel seguito di Sicario. Alla regia l’italiano Stefano Sollima
Denis Villeneuve, senza ombra di dubbio, è uno dei registi di maggior talento del cinema contemporaneo americano. Laddove Michael Mann e Tarantino sembrano essersi persi (un po’) per strada, il regista di Arrival e Prisoners ad oggi sembra non aver sbagliato un colpo; Blade Runner 2049 ha qualche criticità, ma trattandosi di un progetto impossibile sul nascere il risultato ha comunque del miracoloso.
Preoccupa un po’ che l’autore canadese abbia intenzione di continuare sul crinale pericolossissimo dei remake impossibili: in produzione ci sono Dune e Cleopatra – sui quali, si sa, pendono le maledizioni peggiori di sempre.
In tutto ciò pare anche l’unico, volente o nolente, che stia dando vita a una scuola di rilievo. Christopher Nolan, Wes Anderson e Paul Thomas Anderson scrivono, dirigono e producono in un processo di accentramento totale. Il clan Coppola invece ha una scuola tutta sua, quella dell’American Zoetrope, che si muove su un binario a parte di scarsa rilevanza (Jeff Baena, Roman Coppola e Sofia, l’unica di spicco). Denis Villeneuve invece ha già lasciato un segno chiaro e germinale, che attraverso Taylor Sheridan sta dando i suoi frutti. Sheridan è stato lo sceneggiatore di Sicario (Villeneuve, 2015), poi è stato impegnato alla sceneggiatura e alla regia dell’ottimo Wind River (2017), che di Villeneuve e aperto debitore.
Arriviamo quindi a Soldado, il seguito di Sicario – al cinema dal 18 ottobre. Alla sceneggiatura è stato confermato Sheridan, cambio di timone invece in regia dove arriva Sollima, il regista di Suburra e Gomorra: la serie.
Benicio del Toro e Josh Brolin tornano al centro della lotta al narcotraffico e all’immigrazione clandestina fra Messico e Stati Uniti. I cartelli della droga hanno iniziato a infiltrare terroristi oltre il confine americano e quella landa di terra che separa i due stati ha sempre di più (soprattutto in era Tump) le sembianze di un polveriera. L’agente federale Matt Graver (Josh Brolin) assolda quindi Alejandro (Benicio Del Toro), la cui famiglia è stata sterminata da un boss del cartello., per una missione non ufficiale con lo scopo di scatenare una guerra tra i cartelli. Ovviamente il piano non va come previsto. Per un regista italiano il salto americano è spesso un terno al lotto, a Sorrentino e a Virzì, ad esempio, non è andata benissimo. Sollima invece se l’è cavata, dimostrandosi a proprio agio in questo sequel truce & truculento, raccogliendo l’eredità di Villeneuve pur in un lavoro di epurazione della complessità.
Il regista dà vita a un film meno sfaccettato di Sicario: l’aspetto umano (e tutta la tensione che ne derivava) è lasciato in secondo piano, finendo così per realizzare un film più violento ma meno oscuro. Non per questo deve essere necessariamente tacciato come un lavoro superficiale, ma sicuramente questo lo rende più accessibile, quasi furbo nel suo svolgimento. Soldado è calibrato per essere più leggibile e si forgia per questo di una confezione più maneggevole, cade qui e là in qualche lentezza ingiustificata, ma si riprende bene assestando quelli che una volta sarebbero stati definiti “colpi da maestro”. Chapeau per il finale.