Il segno, il gesto, la materia. Le tre direttrici che hanno portato l’arte italiana del secondo dopoguerra all’evoluzione Informale, costituendo -in linea diretta con le esperienze d’oltralpe- uno strappo definitivo nei confronti della figurazione votata al reale. Grazie alla collaborazione della Fondazione CRC con la GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, nel complesso dell’ex Chiesa di San Francesco di Cuneo dal 24 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019, 60 opere tra pittura e scultura -provenienti direttamente dalle collezioni del museo torinese- celebrano l’evoluzione dell’Arte Informale anni ’50 per la cura di Riccardo Passoni.
“Noi continuiamo l’evoluzione dell’Arte” (titolo della mostra) è citazione diretta dall’incipit che nel 1946 Lucio Fontana, ancora a Buenos Aires, apportò al Manifesto Blanco, il testo originario da cui presero le mosse le nuove suggestioni artistiche. E’ difficile sintetizzare il contenuto complesso del manifesto, considerando soprattutto lo squarcio storico ed esistenziale che lacerò l’umanità alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma è chiaro il nuovo compito che si vuole conferire all’arte: l’esigenza primaria si risolve in un abbandono radicale del binomio realismo – astrattismo, qualsiasi tipo di intenzione figurativa viene deposta in favore di una ricerca materica e gestuale tesa a realizzare l’espressione libera del sentimento storico. Negli stessi anni, a Parigi, Jean Dubuffet conferiva statuto indipendente alla Materia che da fedele ancella della figurazione si ergeva a principale protagonista dell’opera d’arte.
Proprio perché libero il movimento Informale – raccoltosi attorno alla figura di Lionello Venturi (1885 – 1961) – presenta esiti tutt’altro che omogenei. Il revival Informale esposto in mostra ripercorre infatti i risultati principali di una “feconda anarchia” – Michel Tapié – che ha visto destrutturare in più direzioni la tradizione figurativa: la materia è il principale interlocutore di Alberto Burri, presente con “Grande Ferro M5”, mentre l’inconfondibile tela lacerata di Lucio Fontana sceglie il Gesto in “Concetti spaziali. Attese”; ancora vincolati alla tela, nella concezione più usuale, sono Giuseppe Capogrossi, Carla Accardi e Antonio Sanfilippo che, rispettivamente con “Superficie 213”, “Labirinto n.12” e “Nero e rosso (schema astratto 28/55), fondano un nuovo alfabeto espressivo attraverso segni iterati e rabescanti; a metà strada tra rappresentazione e non-forma si colloca il cosiddetto gruppo degli “Otto pittori” la cui ricerca nonostante abbia abbandonato la figurazione descrittiva risulta ancora legata a tematiche tradizionali come il paesaggio o gli stati d’animo, tra questi si distingue per esempio Emilio Vedova, grazie a inedite spazialità come in “Dal ciclo della natura n.9 (spaziale=invasione)”; sul versante torinese si attuano invece importanti trasformazioni degli indirizzi stilistici sia anteguerra che successivi, il primo passo prende le mosse dall’astrattismo che poi viene declinato in varie modalità alle istanze dell’Informale, a riguardo sono figure di spicco Adriano Parisot, Filippo Scroppo e Albino Galvano mentre distinto rimane Francesco Casorati che riflette su di una figurazione descrittivo-favolistica sottoposta a resa geometrica come in “Paesaggio animato” o “Battaglia”; risente molto dell’influenza di Burri l’orizzonte romano di fine anni ’50 in cui artisti come Toti Scaloja, Achille Perilli e Gastone Novelli uniscono la calligrafia segnica ad una continua interrogazione sulla materia fisica; diamante solitario è invece l’opera di Tancredi, in mostra con “Diario paesano”, che introduce la tecnica a collage su una composizione di chiazzature cromatiche, distinguendosi da tutte le precedenti suggestioni. Infine, l’abside centrale della Chiesa è esclusivamente occupato da una selva di sculture di Mirko Basaldella (“Leone urlante”), Ettore Colla (“R.I.T.R.A.”), Pietro Consagra (“Colloquio”), Nino Franchina (“Lo stregone”) e Umberto Mastroianni (“La nuvola, apparizione alata”), tutti accomunate da una ricerca spaziale plasmata sul metallo.
Temi e fermenti internazionali si ritrovano così a dialogare all’interno di uno spazio architettonico quattrocentesco che fomenta ulteriormente la scossa del movimento Informale creando chiastiche suggestioni tra le opere che si osservano e lo spazio in cui sono ospitate. André Malraux nel 1945 annunciava la scissione del “bello” dal concetto di opera d’arte, il mutamento era diventato condizione primaria dell’esistenza e sanciva un punto di non ritorno dalla figurazione tradizionale aprendo la strada all’avvento di nuove storie: “Noi continuiamo l’evoluzione dell’arte”.
Informazioni utili
“Noi continuiamo l’evoluzione dell’arte” Arte informale dalle collezioni della GAM – Torino
a cura di Riccardo Passoni
Complesso Monumentale di San Francesco, ex Chiesa di San Francesco,
Cuneo, Via Santa Maria 10.
Da mercoledì 24 ottobre 2018 a domenica 20 gennaio 2019.
Orari:
martedì-domenica: 15.30-18.30
Ingresso gratuito
Per informazioni: tel. 0171 634175
progetti@fondazionecrc.it
www.gamtorino.it