Due richieste di prestito, per il Polittico di San Gregorio e per l’Annunciazione di Antonello da Messina, conservati rispettivamente a Messina e a Siracusa, scatenano il dibattito in Sicilia
“Se non proprio l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, o il Cristo Morto di Andrea Montagna, o la Pala di Brera di Piero della Francesca, o la Cena di Emmaus di Caravaggio”. Una sintesi della migliore arte italiana fra Rinascimento e Barocco? Certamente, ma in questa occasione diventa una “lista della spesa” stilata dai piccoli musei siciliani, un – un pochino paradossale? – elenco di opere da chiedere in prestito per far partire i capolavori di Antonello da Messina che essi conservano. A farsi portavoce di questa rivolta, che unisce legittime rivendicazioni a toni un po’ campanilistici, alla Don Camillo e Peppone, è un articolo della Gazzetta del Sud, che si fa termometro di un malcontento diffuso fra Messina e Siracusa, che in qualche caso diventa vera e propria mobilitazione.
La causa? Due richieste di prestito, per il Polittico di San Gregorio e per l’Annunciazione di Antonello da Messina, conservati rispettivamente al Museo regionale di Messina e alla Galleria Bellomo di Siracusa, e fortemente voluti da Palermo, per la prestigiosa mostra su Antonello prevista a Palazzo Abatellis nell’ambito di “Palermo capitale della Cultura”, e poi in partenza per Palazzo Reale di Milano. “Siamo impazziti? Non proprio”, chiosa l’articolo, consapevole della difficile realizzazione dei desiderata esposti. “Nell’ottica di una evidente politica di spoliazione – temporanea, si dice, ma che poi si protrae nel tempo senza mai una data certa di ritorno – uno dei capolavori antonelliani del nostro Museo regionale rischia di andare in trasferta per diversi mesi”. A Siracusa pare sia già scoppiata la “rivoluzione”, con docenti, critici d’arte e politici pronti a incatenarsi pur di non consentire il prestito di un capolavoro che rappresenta una risorsa troppo preziosa per il turismo culturale siracusano. “Per tranquillizzare le istituzioni alle quali viene chiesto il prestito”, informa la Gazzetta del Sud, “la Regione dice: vi manderemo un quadro in sostituzione. Può anche andare bene, purché sia un’opera di valore simile o superiore, non un contentino per riempire la parete vuota”.