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La fugacità di un tramonto impressa nella roccia: la scultura di Sarah Sze nella storica Crypta Balbi

Split Stone ( 7:34) - 2018 esposta nella storica Crypta Balbi Foto ArtsLife Split Stone ( 7:34) - 2018 esposta nella storica Crypta Balbi Foto ArtsLife
Split Stone ( 7:34) - 2018 esposta nella storica Crypta Balbi Foto ArtsLife
Split Stone ( 7:34) – 2018
esposta nella storica Crypta Balbi
Foto ArtsLife

L’opera dell’artista americana, celebre per aver rivoluzionato il concetto di staticità della scultura, sarà esposta nella storica Crypta Balbi, in concomitanza con la sua mostra personale alla Gagosian di Roma.

Se la nuova tendenza per gli artisti contemporanei é quella di esporre le proprie opere nei templi sacri della storia e dell’arte, raramente l’accostamento va al di là di uno sterile contrasto fine a se stesso. Una sorprendente armonia accoglie invece lo spettatore alla vista di Split Stone (7:34), la nuova scultura di Sarah Zse (Boston, 1969), esposta nella storica Crypta Balbi, in concomitanza con la personale dell’artista alla Gagosian di Roma.

arah Sze, Untitled, 2018 (Dettaglio). Olio, acrilico, carta d'archivio, stabilizzatori UV, adesivo, scotch, inchiostro e polimeri acrilici, gommalacca, vernice ad acqua su legno. Courtesy Sarah Sze e Gagosian
Sarah Sze, Untitled, 2018 (Dettaglio). Olio, acrilico, carta d’archivio, stabilizzatori UV, adesivo, scotch, inchiostro e polimeri acrilici, gommalacca, vernice ad acqua su legno. Courtesy Sarah Sze e Gagosian

La vita effimera dei pixel di un tramonto ripreso da un iPhone  ‘cristallizzata’ in un masso di granito diviso in due come un geode naturale, genera in un contesto così segnato dalla storia come la Crypta Balbi, un dialogo inaspettato, gradevole e al tempo stesso conturbante. É come il sedimentarsi di un attimo fuggente, di una scheggia impazzita del continuo flusso di immagini che caratterizza le nostre vite ma che al tempo stesso svela tutta la sua labilitá quando viene decontestualizzato da quegli oggetti quotidiani che ormai usiamo come totem.

Un effetto ottenuto attraverso un processo innovativo che richiede in realtà un lavoro manuale e minuzioso: le minuscole cavità incise nel granito sono state riempite di pigmento colorato, traducendo le tecniche di litografia e stampa ad aghi.
Il grande masso diviso in due – perfettamente integrato nella monumentalitá del contesto- proviene dalla Spagna e anche se il collegamento con la nascita di Cornelio Balbo a Cadice é un caso, ci piace considerarlo come un segno del destino, una sorta di ritorno alle origini.  L’immagine del tramonto deriva da una foto scattata dalla stessa artista alle 7 e 34 e questo spiega il titolo dell’opera che evoca le immagini presenti in alcune pietre cinesi gongshi.

La fugacità del tramonto fissata nella staticità della pietra rievoca uno dei temi più affrontati dalla Sze: il tempo contestualizzato all’immagine nell’Era digitale in un mondo ormai a portata di schermo.

La video installazione di Sarah Sze alla Gagosian di Roma Foto ArtsLife
La video installazione di Sarah Sze alla Gagosian di Roma
Foto ArtsLife

Un tema ampiamente affrontato anche nella mostra alla Gagosian  di via Francesco Crispi. In particolare nella nuova video installazione, l’ultima della serie Timekeeper, iniziata nel 2015,  l’apocalisse digitale quasi prende vita nel grande ovale della galleria. In un’atmosfera buia e disorientante si staglia la grande installazione, libera di fluttuare in sospeso tra i mondi della scultura, del cinema, della pittura e  dell’architettura. Le strutture tentacolari si diramano in una serie di immagini proiettate, sia personali che scaricate da internet, dove il tempo non è misurato cronologicamente ma associato a ricordi, sensazioni fugaci o ripetute del  quotidiano. Una riflessione che allude ai modi imprevedibili in cui è vissuto il nostro tempo. E che non può che generare domande esistenziali alle quali non c’è risposta ma che sono quelle che danno un senso alla nostra vita.

Sarah Sze - Gagosian di Roma Foto ArsLife
Sarah Sze – Gagosian di Roma
Foto ArsLife

Immagini composte di particelle  di inchiostro e di luce che migrano dallo schermo alla tela e poi all’architettura per fare il percorso inverso. Un passaggio enfatizzato  dall’artista con macchie di colore applicate sul pavimento come opera in situ che collega l’ovale ai nuovi dipinti dove la tridimensionalità della scultura aderisce alla bidimensionalità del supporto piano del collage del materiale d’archivio dell’artista,  generando infinite mutazioni visive e suggestivi vortici cosmici.

SARAH SZE, Ghost Print (Half-life), 2018. Olio, acrilico, carta d'archivio, stabilizzatori UV, adesivo, scotch, inchiostro e polimeri acrilici, gommalacca, vernice ad acqua su legno. 84 x 105 x 4 inches / 213.4 x 266.7 x 10.2 cm (unframed)
SARAH SZE, Ghost Print (Half-life), 2018. Olio, acrilico, carta d’archivio, stabilizzatori UV, adesivo, scotch, inchiostro e polimeri acrilici, gommalacca, vernice ad acqua su legno. 84 x 105 x 4 inches / 213.4 x 266.7 x 10.2 cm (unframed)

La mostra di Sarah Sze – la prima a Roma – sarà visitabile fino al 12 gennaio alla Gagosian di via Francesco Crispi 16 (Orari :  martedì – sabato  dalle 10,30 alle 19,00 – www.gagosian.com).

Split Stone (7:34) sarà visitabile  fino al 27 gennaio presso la Crypta Balbi – Museo Nazionale Romano. Ci auguriamo che questo primo intervento d’ arte contemporanea nella Crypta Balbi ad opera di una delle artiste contemporanee più affermate, contribuisca a incentivare ulteriormente le visite  all’importante complesso archeologico  che racconta le trasformazioni della città dall’età romana fino ad oggi attraverso la storia dell’isolato dove sorse il teatro di Balbo (13 a.C.).

Per informazioni: www. museonazionaleromano.beniculturali.it

 

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