Nettamente la fiera migliore di tutte le figlie satelliti di Art Basel, che ogni anno spuntano come funghi sulla sabbia (o nei nuovi district…). Se già umanamente è impossibile star dietro a tutte le fiere collaterali alla reginetta elvetica (per fortuna, almeno dal punto prettamente artistico), UNTITLED è l’unica per cui vale la pena perdere un pomeriggio. Anche perché si è a due passi dall’oceano. Giri la vista e ce l’hai lì. Qualche decina di metri e ti butti a mare nel caso. Quest’anno sono 133 gallerie affacciate sulla spiaggia raccolte nella bianchissima tensostruttura sulla sabbia, tra il mare e Lummus Park di Ocean Drive, all’altezza della Dodicesima. Fortissima la presenza di artisti e gallerie latinoamericane, con conseguente elevata partecipazione di collezionisti di casa, Messico, Argentina, Cile, Brasile, Cuba.
La fiera si conferma una piacevolissima manifestazione, ben curata ed elegante, dove anche il kitsch e pornografie varie che imperversano ovunque sono circoscritte alla goliardata di qualche galleria che prova ancora a conformarsi alla simpatica idiozia generale, con poco senso. Ci sono già Scope a cinque minuti di passeggiata sulla spiaggia nella tensostruttura sorella verso sud o Context (e quest’anno purtroppo anche buona parte di Art Miami) in Downtown su Biscayne Bay. Una più trash dell’altra. Per non parlare del resto. Detto questo, tornando coi piedi sulla sabbia, qua le 10 cose di maggiore interesse della fiera, aperta al pubblico fino a domenica 9 dicembre.
1) LO STAND DI EDUARDO SECCI. Dalla ritualità teatrale delle performance di Luigi Presicce agli equilibri densi di Jon Kessler, come l’anno scorso lo stand è una delle proposte migliori della fiera
2) Lo stand di Aninat Gallery. Da non perdere i lavori dell’artista-attivista-performer cilena Lotty Rosenfeld. Esposte anche le bravissime Monica Bengoa e Mariana Najmanovic
3) Le veneri impudens e rivoluzionarie (e non solo loro) di Ira Lombardo da Alarcon Criado di Siviglia
4) Estar siendo. Bajo una bandera ajena di José Luis Landet, portato da Nieves Fernandez. Vincitore, tra le cose, del Otazu Art Prize, il premio più importante della fiera
5) I tappeti liquefatti dell’azero Faig Ahmed (Sapar Contemporary)
6) A 12. Lo stand di The Hole NYC. Il leggerissimo acciaio dei gonfiabili di Adam Parker Smith con sfondo i multicolor di Eric Shaw. A fianco, in silenzio e in solitaria, i sordi metafisici afro-manichini di Alex Gardner
7) Dai reticolati d’ingresso della Fondation Carmignac a Porquerolles alle sabbie di Miami Beach. Si intesse ed espande la Ciclotrama di Mello Landini ad Untitled (portato dalla galleria brasiliana Zipper), in antitesi alla foto-installazione gravitazionale di Celina Portella
8) Gli Swarovsky che puntellano i ritratti di Sadie Barnette (FORT GANSEVOORT)
9) Il pastello e la matita di Babajide Olatunji (Tafeta)
10) Lepre e iena di pezza del duo Marion Laval-Jeantet & Benoit Mangin, a coronamento del grazioso stand di Les Filles du Calvaire
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