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Il Mibact acquista un fondo oro di Simone dei Crocifissi da Maison Bibelot

1145 Simone di Filippo Benvenuto detto Simone dei Crocifissi (1330-1399) San Pafnuzio e Sant'Onofrio in preghiera (1365/70) olio su tavola, fondo oro, in cornice cm 34x28 Collezione privata, Firenze Provenienza: Sestieri, Roma 1145 Simone di Filippo Benvenuto detto Simone dei Crocifissi (1330-1399) San Pafnuzio e Sant'Onofrio in preghiera (1365/70) olio su tavola, fondo oro, in cornice cm 34x28 Collezione privata, Firenze Provenienza: Sestieri, Roma

L’opera realizzata da Simone di Filippo, artista bolognese conosciuto per la sua pittura devozionale come Simone dei Crocifissi, è stata acquistata dal Mibact per essere destinata alla Pinacoteca di Bologna.

La tavola, raffigurante San Pafnuzio e Sant’Onofrio in preghiera, fu eseguita tra il 1365 ed il 1370 e faceva parte di un polittico presumibilmente smembrato.  Presente nella fototeca della Fondazione Zeri, dove risultava venduta a Roma nel 1953 dall’antiquario Sestrieri ad un collezionista fiorentino, l’opera era riemersa nel catalogo della casa d’aste Maison Bibelot dello scorso 31 maggio a una stima di 80-100 mila euro, ma era rimasta senza acquirente. Ora è stata venduta per la cifra di € 80.000.

Simone di Filippo bolognese di nascita fu autore di numerosi polittici di grande formato e di piccoli altari destinati al culto privato. Si tratta, pertanto, di un pittore prevalentemente devozionale, caratteristica che gli valse nel corso del Seicento l’appellativo di “Simone dei Crocifissi”. Si formò nella fiorente e prolifica bottega di Vitale da Bologna ed in effetti la critica, a partire dall’analisi di Roberto Longhi, ha sempre visto nelle sue scene di disordinata vivacità espressiva, nei volti dolci ed aristocratici delle sue figure femminili e nella sua predilezione per le superfici metalliche decorate, l’impronta del suo maestro, senza dubbio il maggiore esponente del linguaggio pittorico della Bologna della prima metà del Trecento, che si contrapponeva al naturalismo razionale di marca giottesca.
Recentemente, soprattutto grazie al contributo di Gianluca del Monaco, a cui si deve l’unica monografia ad oggi esistente su Simone, si è data la giusta importanza anche alle “sollecitazioni in senso spaziale e plastico”, che il pittore seppe ricavare dall’osservazione sapiente dei modelli giotteschi, che lo portarono a preferire una collocazione delle scene in spazi più tridimensionali rispetto al bidimensionalismo tipico delle superfici dipinte da Vitale.

1145 Simone di Filippo Benvenuto detto Simone dei Crocifissi (1330-1399) San Pafnuzio e Sant'Onofrio in preghiera (1365/70) olio su tavola, fondo oro, in cornice cm 34x28 Collezione privata, Firenze Provenienza: Sestieri, Roma
Lotto 1145
Simone di Filippo Benvenuto detto Simone dei Crocifissi (1330-1399)
San Pafnuzio e Sant’Onofrio in preghiera (1365/70)
olio su tavola, fondo oro, in cornice cm 34×28
Collezione privata, Firenze, Provenienza: Sestieri, Roma

Nell’ambito di questa ricercata ed elevata produzione pittorica, si pone anche il dipinto acquistato dal Mibact. Riconducono, in generale, all’ambito bolognese e, nello specifico, a Simone dei Crocifissi, la fattura dei paesaggi, composti di piccoli alberi, pieni di fronde e con i tronchi nodosi, e di cespugli, descritti con una naturalistica precisione quasi botanica, l’espressività dei movimenti, la descrizione minuziosa e divertita di certi particolari, come le foglie polilobate che coprono il corpo di Sant’Onofrio, e la severità caricata dei volti dei due personaggi principali. Nella fototeca della fondazione bolognese intitolata a Federico Zeri troviamo inventariate ai numeri 8182, 8183 e 8184 le immagini di tre tavolette, databili tra il 1365 ed il 1370, riferite direttamente dallo studioso a Simone dei Crocifissi e che in origine dovevano fare parte di un polittico bolognese dedicato a Sant’Onofrio (l’anacoreta villoso, venerato il giorno 11 giugno, protettore dei tintori nella città felsinea così come a Firenze) ed in seguito smembrato.
Presumibilmente su richiesta della committenza, tutte e tre le tavolette, sotto o accanto alle scene, presentano un cartiglio dipinto di grandezza variabile che riporta, in scrittura trecentesca e ancora perfettamente leggibile, un passo del testo latino della Vita Onuphrii, corrispondente all’episodio rappresentato. Dobbiamo osservare a questo proposito che nessuna delle tre iscrizioni corrisponde esattamente al testo della Vita Onuphrii che è giunto fino a noi. Evidentemente si tratta di una variante della tradizione manoscritta che non si è conservata ed anche per questo la testimonianza storica delle tavolette di Simone risulta particolarmente importante. Di queste tre tavolette, disperse sul mercato antiquario, la numero 8184, che raffigura i Santi Onofrio e Pafnuzio inginocchiati in preghiera, venduta nel 1953 a Roma presso l’antiquario Sestieri e da lì passata in collezione privata a Firenze, riemerge adesso presso Maison Bibelot. La serie è mutila: si deve supporre che altri pannelli completassero il ciclo.

 

I tre episodi conservati, infatti, non rappresentano in modo esaustivo la vicenda dell’incontro dei due santi. Sulla tavoletta venduta da Maison Bibelot Pafnuzio, un monaco che si reca nel deserto dell’alto Egitto per incontrare gli eremiti, ha già incontrato Onofrio ed i due santi sono ora stretti in preghiera. Il diverso abbigliamento dei due personaggi denota gli ambienti differenti a cui appartengono: la tunica coperta da un mantello scuro munito di cappuccio appuntito rivela che Pafnuzio è un monaco cenobita, mentre Onofrio, che oramai da sessant’anni è eremita nel deserto, ha il corpo coperto solo dalla sua peluria e dai suoi lunghi capelli grigi. “Cum autem surgeremus a ce[…] psallere ad dominum / et sic permansimus usque ad mane or[…] deum p. 1343”: è questa l’iscrizione che compare sulla tavoletta e che termina con la data 1343. Questa datazione fa riflettere, in quanto il dipinto si colloca per ragioni stilistiche, come abbiamo sopra rilevato, in un momento della maturità artistica di Simone, tre la metà degli anni sessanta del Trecento e l’inizio del decennio successivo. Secondo Laura Fanelli che ha recentemente studiato la questione, la data farebbe riferimento alla consacrazione dell’ospedale bolognese di Sant’Onofrio, avvenuta appunto nel 1343. Questa considerazione porta la studiosa ad ipotizzare che proprio per questo edificio fosse stato realizzato da Simone il polittico di cui la tavoletta proposta in asta faceva parte. A sostegno della sua tesi, Fanelli cita anche una notizia dello storico dell’arte seicentesco Carlo Cesare Malvasia, secondo cui, in questo ospedale, si trovava un dipinto duecentesco con la Madonna col Bambino al centro, circondato da storie eremitiche aggiunte successivamente. Il fatto che Malvasia descriva quest’opera come “dipinta e descritta” potrebbe giustamente fare riferimento a tavolette come la nostra in cui si uniscono testo ed immagini.

Bibliografia: Gianluca del Monaco, Simone di Filippo detto “dei Crocifissi”. Pittura e devozione nel secondo Trecento bolognese, Padova 2018; L. Fanelli, Le storie di Sant’Onofrio nell’ospedale di Sant’Onofrio di Bologna, in A.
Malquori (ed.), Atlante delle Tebaidi e dei temi figurativi, Firenze 2013, pp. 156-161.

Maison Bibelot 
Firenze – Corso Italia, 6
tel 055 295089 – fax 055 295139
Milano – Via Albricci, 9
tel 02 83623016 – fax 055 295139
www.maisonbibelot.com

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