“Una testa, un volto. Pari nelle differenze”. Steve McCurry a Bologna, fino al 6 gennaio 2019
Nella penombra della Sala Farnese di Palazzo d’Accursio si passeggia lungo le strade del mondo, dall’Afghanistan alla Mongolia, dall’India fino alle Americhe; la specie umana e i suoi dolori si stagliano, imponenti, al suo interno. Un tripudio di colori e culture, di pelle e di anime: l’obiettivo di Steve McCurry cattura il terrore della guerra e la stanchezza della vecchiaia, la speranza riposta in un lungo viaggio e la spensieratezza dei fanciullini, imprimendo sulla pellicola fotografica ritratti vivi e vibranti, dagli sguardi eloquenti.
I volti degli uomini immortalati da McCurry parlano, seppur in silenzio, e divengono specchio di noi stessi e dei nostri limiti, in un’esposizione che invita al rispetto dell’uomo e delle sue culture, contro ogni forma di razzismo e di intolleranza. La mostra, dal titolo Una testa, un volto. Pari nelle differenze celebra la bellezza del genere umano e delle sue mille sfaccettature, con 40 fotografie scattate dal famoso fotoreporter durante il suo peregrinare ai quattro angoli del mondo.
L’evento, organizzato in occasione della prima Biennale della Cooperazione, è promosso dall’Alleanza delle Cooperative Italiane, in collaborazione con Istituzione Bologna Musei. È stato lo stesso Steve McCurry a presenziare alla cerimonia d’apertura della tappa bolognese della biennale, circostanza in cui ha ricevuto il premio “Colomba d’oro internazionale”, consegnatogli nella cornice di Palazzo Re Enzo per l’innata dote di carpire l’animo delle persone che ritrae, raccontandone le storie e la vita con incredibile immediatezza ed efficacia. Il fotoreporter, divenuto famoso in tutto il mondo per l’iconico ritratto della Ragazza afghana, scattato nel 1984 in un campo profughi in Pakistan e simbolo indiscusso dei conflitti di quegli anni, ha incentrato tutta la sua carriera sulla ricerca dell’unicità di uno sguardo e della nuda umanità. Oltre trent’anni di attività passati in mezzo a culture diverse e numerose le foto pubblicate per National Geographic ed altre importanti testate come il New York Times; altrettanto copiose le gallerie e i musei che espongono i suoi scatti. Steve Mc Curry è, senza ombra di dubbio, uno dei più importanti fotografi contemporanei ed è capace di conciliare la fotografia documentaria e l’occhio dell’artista, ottenendo risultati unici al mondo.
La struttura del percorso espositivo, visitabile fino al 6 gennaio 2019, è studiata per coinvolgere e allo stesso tempo informare il visitatore in merito alle problematiche legate ai temi dell’immigrazione e dell’integrazione: argomenti importanti, capaci di generare quotidiani dibattiti a livello nazionale ed internazionale, che interessano le coscienze di ogni uomo. A questo proposito, i contributi video sparsi tra una foto e l’altra danno voce ad un gruppo di ragazzi di diverse età che, per svariati motivi, sono arrivati a Bologna e vi si sono stabiliti, chi in maniera permanente e chi per brevi periodi. Un racconto individuale e corale al contempo, che fa riflettere sulle molteplici realtà legate agli spostamenti di massa, sempre dettati dalla necessità di fuggire da guerra e violenze nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita, spostamenti che segnano indelebilmente uomini, donne e bambini. La ricerca di un lavoro, gli studi, la curiosità del viaggio: storie di sopravvivenza, di notti insonni e di preoccupazione per il domani: in fondo siamo tutti immigrati, uguali nelle differenze che ci caratterizzano.
L’allestimento, a cura di SudEst 57 e Biba Giacchetti , è studiato in maniera dinamica, affinché il visitatore possa soffermarsi a contemplare le storie degli altri prendendosi il proprio tempo, immerso tra la folla. Le fotografie, sostenute da espositori antropomorfi in metallo scuro, emergono dal buio della sala affrescata come finestre su luoghi lontani, strumento di conoscenza e di scoperta della multiculturalità e delle situazioni geopolitiche del globo. Dagli affreschi, di tanto in tanto, emergono i volti emblematici degli effigiati, illuminati da tagli di luce netta, inquadrati nella loro individualità e sospesi nel tempo. Lo stesso visitatore, nel momento in cui la sua immagine si riflette negli specchi installati tra una foto e l’altra, diviene parte integrante del contesto espositivo. Si tratta di un’esposizione completamente fondata sul tema dell’incontro, in cui gli scatti del quattro volte vincitore del World Press Photo mirano alla sensibilizzazione dell’uomo nei confronti dei suoi simili e all’abbattimento di ogni barriera, sia essa fisica o psicologica. Un ragazzo che ha affrontato il mare per arrivare fin qua cita un verso tratto dalla Isha Upanishad: “Chi vede tutti gli esseri nel suo Sé e il suo Sé in tutti gli esseri, perde ogni paura”. È questo ciò che dovrebbe imparare ogni uomo sulla faccia della terra, per un domani migliore: non aver paura dell’altro perché siamo tutti pari nelle differenze.
Informazioni utili:
Dove: Collezioni Comunali d’Arte e Sala Farnese – Palazzo d’Accursio
Quando: dal 30 novembre 2018 al 6 gennaio 2019
Orari e biglietti: da martedì a domenica, ore 10-18.30
Intero: 10 €
Ridotto soci Coop: 8 €
Altre riduzioni: 5 €
Per ulteriori informazioni:
www.biennale.coop