Ancora Accademia di Brera di scena al museo romano, con lavori di giovani artisti che sono anche riflessioni sull’istituzione museale
Sovrapposizioni di calendario e orari sono considerate un fattore di arricchimento nel Macro Asilo guidato a Roma da Giorgio De Finis, e sono molti gli interventi che si svolgono quotidianamente. Nei giorni scorsi sono “andati in scena” due giovani provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Brera e proposti all’interno delle attività di Escuela Moderna/Ateneo Libertario: non a caso, quindi, con lavori che sono anche riflessioni sull’istituzione museale.
Eleonora Gugliotta si adegua a una delle possibili – e frequenti – interpretazioni del Macro Asilo, come luogo destinato alla formazione e all’intrattenimento dei più piccoli. Con Non si accettano caramelle dagli sconosciuti – titolo di per sé già evocativo – nella sala dominata dalla grandi lavagne, produce delle piccole decorazioni e sculture con la gomma da masticare, applicate, proprio come a scuola, sul fondo della seduta della sedia: una scelta che obbliga, però, a capovolgere quest’ultima. Quello che tradizionalmente è un atto di incuria e di menefreghismo verso un bene pubblico, al limite del vandalismo, si trasforma in un delicato ricamo di forme colorate, da guardare, però, solo a patto di rinunciare alla funzione delle sedie. Capovolgendo il punto di osservazione si possono cogliere aspetti interessanti, quindi.
L’operazione di Matteo Binci ed Edvige Cecconi Meloni, invece, interviene sull’edificio in quanto sede dell’istituzione museale. L’artista ha interrato nel basamento del museo una piccola lapide con l’iscrizione Dal fondo, desiderare, accompagnata da un chiodo. L’obiettivo è creare un reperto per l’archeologo del futuro: per analogia formale con le statuette bronzee dell’antica Mesopotamia, l’oggetto è da interpretare come garanzia delle corretta fondazione dell’edificio sacro, secondo i rituali previsti. Il museo, in questo caso come istituzione più che come edificio, ha fondamenta solide – suggerisce Binci – nel momento in cui si apre a una partecipazione plurale e tendenzialmente non selettiva. Fra i meriti del Macro Asilo, infatti, c’è l’aver aperto le porte dell’istituzione ad artisti che difficilmente avrebbero ricevuto ascolto da una direzione tradizionale, e certo non per la qualità della ricerca, ma per dinamiche proprie del sistema dell’arte.
Francesca Gallo