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In punta di matita. Caran d’Ache, il ciclo della natura secondo Giovanni Frangi. A Lugano

Giovanni Frangi, Quartet, 2015. Olio su tela, 200x220

Cascate, cieli, fiumi, isole. Caran d’Ache inaugura la prima esposizione a Lugano di Giovanni Frangi, dal 13 febbraio al 30 marzo 2019, ospitata negli spazi della galleria Kromia Art Gallery.

Nella suggestiva cornice di una palazzina novecentesca la mostra propone una serie di cicli pittorici declinati in infinite possibilità e varianti interpretative. A differenza delle precedenti, Caran d’Ache non segue un unico filone tematico ma condensa più direttrici di significato: partendo dall’idea che l’opera non si esaurisce mai nella sua singolarità, l’artista dilata idealmente la tela presentando più serie dedicate a diversi soggetti che nell’insieme costituiscono un unicum narrativo. Proprio il titolo raccoglie idealmente questo concetto e modo di operare, Caran d’Ache è infatti il calco fonetico della parola russa Karandash -da cui il nome della nota fabbrica elvetica di strumenti di scrittura e prodotti per l’arte- che significa “matita”. La matita è l’ispirazione archetipica, il mezzo con cui l’artista si è avvicinato alla pittura, così semplice è fonte primaria di poesia creativa, generatrice di dimensioni lontane, colorate, evocative, in bianco e nero, familiari quanto a volte estranee.

Giovanni Frangi, Arcipelago, 2018. Colori a olio, primal su tela, 130×180

Quelli di Giovanni Frangi sono mondi naturali, sospesi nel tempo, incontaminati ma non sempre ciò che è rappresentato è facilmente riconoscibile, tra forma e figurazione la resa è quella che contraddistingue un ciclo dall’altro. La sperimentazione è infatti uno degli elementi portanti nella poetica pittorica di Frangi, per l’artista questa è pratica vitale, un flusso timido e prorompente allo stesso tempo che segue, nella sua necessità di mutamento, il ciclo delle stagioni, lo scorrere dei fiumi, il vento, le stelle, le onde del mare, simili ma mai identiche nel loro continuo infrangersi. Il punto di partenza da cui esplode l’ispirazione originaria sono delle fotografie, scattate dall’artista stesso, una volta realizzate queste istantanee viene trasferito nella tela l’intero soggetto caricato di suggestioni interiori che si mescolano a stimoli esterni provenienti direttamente dalla natura, proprio in questo senso la tela si dilata e l’opera in sé non è altro che parte di un più grande disegno che Frangi immagina, traduce, narra.

Giovanni Frangi, Ansedonia, 2018. Olio su tela, 195×146

La prima visione è Arcipelago, un ciclo ispirato alle coste dell’isola Palmaria, all’estremità occidentale del Golfo della Spezia, il punto da cui vengono osservate è in mare aperto, il soggetto potrebbe essere l’artista stesso o un uomo venuto da lontano che tenta di approdare, linee, macchie, profili di montagne sono immersi in varie gradazioni di rosso, l’elemento naturale non è figurato ma evocato. Ansedonia sono frammenti di un bosco di pini, mentre Ninfee è una serie che si ispira a quelle fotografate nell’Orto Botanico di Padova, questi fiori acquatici generano in Frangi -come afferma egli stesso- sentimenti di familiarità tanto che sarebbe capace di dipingerle addirittura a occhi chiusi, in una spontaneità viscerale che conduce l’azione del disegno. La vita segreta delle piante, invece, è un complesso di tre sculture di piccole dimensioni in gesso e resine acriliche posate su trespoli di legno, tocchi di azzurro, rosso, bianco e giallo ocra ne nascondono il senso celandone i segreti che Giovanni Frangi cerca di tradurre in suggestioni di colore.

Giovanni Frangi, La vita segreta delle piante, 2018. Trespolo in legno, struttura metallica, gesso, resina e colori in polvere, 92x49x51

Informazioni utili

Giovanni Frangi
Caran d’Ache

dal 13 febbraio al 30 marzo 2019

Kromya Art Gallery
Viale Stefano Franscini 11, 6900
Lugano, Svizzera

Sito web ufficiale

[Prima immagine: Giovanni Frangi, Quartet, 2015. Olio su tela, 200×220]

Arcipelaghi di ninfee. Caran d’Ache, la pittura di Giovanni Frangi tra matite e natura, a Lugano

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